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Seconda stella a destra, questo è il cammino...

Isole Andamane

Seconda stella a destra, questo è il cammino…

Quando ero piccolo una delle mie favole preferite era quella di Peter Pan. Non tanto per la figura in sé dell’eterno ragazzo, quanto piuttosto per l’immacolata Isola che non c’è. In molte storie d’infanzia esistono luoghi di questo tipo: il paese dei balocchi, oppure la fabbrica di cioccolato, o ancora le case di zucchero e marzapane. Nulla aveva mai attratto la mia immaginazione come l’isola di Capitan Uncino.

La mia indole forse stava già manifestandosi all’epoca. La fantasia correva a quell’isola il cui nome stesso implicava illusione e l’impossibilità di raggiungerla se non con i sogni.

Ma oggi, a trentatré anni e dopo sei mesi dalla mia partenza, ho trovato la mia Isola che non c’è.

Ero a Chennai, nella regione del Tamil Nadu, sud est dell’India. Seduto in una bettola da quattro soldi mangiavo quella che speravo essere la mia ultima cena indiana. Sorseggiavo il classico chai e contemplavo la cartina del mondo. Ripensavo a tutti i chilometri percorsi e al fatto che ero giunto lì senza neanche un aereo. Brividi correvano lungo la mia schiena. L’indomani mi aspettava la prima delle imprese davvero difficili della mia avventura. Mi sarei imbarcato alla volta delle isole Andamane e Nicobare per un viaggio di oltre sessanta ore, in bunk class, ovvero la classe più popolare, dove oltre ad un migliaio di indiani, a farmi compagnia c’erano scarafaggi e odori nefandi. Una volta a destinazione avrei dovuto iniziare a cercare un passaggio barca per la Thailandia. Non esistono barche ufficiali che mi potessero portare nella terra del sorriso e nei giorni precedenti diverse persone mi avevano sconsigliato di avventurarmi in quelle isole con quel proposito. Sono isole più vicine alla Birmania e alla Thailandia che all’India, in un territorio conteso da diverse nazioni. A sud, nelle isole Nicobare vi sono basi militari indiane più o meno segrete a tutela e salvaguardia del territorio: qui i cinesi vengono a pescare e a contrabbandare i prelibati cetrioli di mare. Inoltre vi è un grosso problema di immigrazione ed emigrazione clandestina tra India, Thailandia e Birmania stessa.
Ufficialmente non è un porto di uscita dall’India, ovvero l’ufficio immigrazione non si sarebbe reso disponibile a timbrarmi il passaporto. Tuttavia negli scorsi mesi avevo letto di persone che erano riuscite nell’intento e di opportunità legate a barche private o a crociere subacquee provenienti dalla Thailandia. Purtroppo lo tsunami del 2004 prima e i drastici cambiamenti climatici post 2010 hanno distrutto gran parte dell’incredibile barriera corallina locale. Sempre meno barche dalla Thailandia pertanto portavano turisti ad immergersi in questo paradiso. Per quanto riguarda le barche private non era invece il periodo più adatto in quanto solitamente solcano questi mari intorno a gennaio e febbraio.
Tutto sembrava ostile al mio intento, tutti i segnali incontrati per strada mi conducevano verso altre destinazioni.
Ma io sono testardo e volevo riuscire in questa impresa, confortato dal fatto che non avrei comunque fallito nel mio più grande progetto, ovvero il giro del mondo senza aerei: avevo almeno altre due soluzioni per raggiungere il sud est asiatico via terra anziché via mare.
Quell’arcipelago mi chiamava, dovevo recarmi lì e sbatterci il naso.

Arrivo così a Port Blair in tarda mattinata, il viaggio tutto sommato era andato bene. L’ufficio immigrazione inizia subito a farmi qualche domanda di troppo in quanto il mio visto indiano è prossimo alla scadenza e si stupivano del fatto che fossi arrivato in barca anziché in aereo.
Port Blair è sporca e caotica, una tipica cittadina indiana.
Mi metto subito alla ricerca di una barca privata ormeggiata in qualche marina possibilmente di proprietà di qualche occidentale. Le prime ventiquattrore sono drammatiche, non esiste neppure una vera e propria marina attrezzata per barche di quel tipo. Esistono solo moli e porti per traghetti e pescherecci, dove i militari non mi fanno avvicinare.
Arrivano tuttavia anche le prime buone notizie: sembra che una ragazza anni fa sia riuscita nell’intento di attraversare queste cento miglia, e sia riuscita a raggiungere Phuket. Un ragazzo mi dice che forse c’è qualcuno disponibile ad aiutarmi. Lo incontro e si offre di portarmi in Thailandia. Le condizioni sono tuttavia inaccettabili: circa 2000 dollari di compenso, oltre al fatto di partire di notte a luci spente e l’obbligo da parte mia di dover dichiarare che fosse tutta una mia idea di fronte ad un eventuale controllo. Il rischio era di finire arrestati e i controlli in questa zona di mare sono davvero massicci, basti pensare che un giorno, mentre ero intento a pescare su una barca diretta a nord, un elicottero della guardia costiera è venuto a farci visita.
Valuto bene i pro e i contro e mi convinco che non sia una buona idea, d’altronde ho altre opzioni per compiere il mio giro del mondo e non vale la pena rischiare così tanto a quel prezzo.

Il giorno dopo è Diwali, la festa delle luci, uno degli avvenimenti più importanti di tutta l’India. Uffici chiusi e traghetti fermi. La notte petardi che scoppiavano ovunque neanche fossi a capodanno a Napoli. Poco male, durante la giornata noleggio un motorino e vado a nord verso le spiagge del Mahatma Gandhi Marine National Park.
L’isola è bellissima, folta vegetazione tropicale, cielo terso e blu, spiagge paradisiache. Mi tuffo subito e dopo pochi minuti un poliziotto mi invita ad uscire dall’acqua. Mi dice che c’è un grande rischio di coccodrilli e che non era raccomandato nuotare in quella zona. Non me ne curo troppo e appena si allontana sono di nuovo in mare.

Le isole Andamane sono un arcipelago di oltre duecento isole e così inizio a pensare di spostarmi verso altri lidi, alla ricerca della fantomatica barca e di un’atmosfera più informale rispetto alla caotica Port Blair. Mi dirigo ad Havelock dove ho sentito dire che esista la spiaggia considerata la più bella del mondo. Come sempre sono scettico rispetto a queste categorizzazioni, ma penso che questa nomea possa attrarre i pochissimi turisti occidentali e magari chissà, qualche navigatore intrepido disposto a darmi un passaggio.

Mai scelta fu più azzeccata. Niente barche, non un solo yacht che potesse aiutarmi, ma in compenso di fronte a me ecco l’Isola che non c’è. Un paradiso, spiagge bianche, acqua cristallina, giungla fin sul mare. Sull’isola solo capanni a basso costo eccezion fatta per un resort di lusso dall’altra parte dell’isola. La popolazione locale è grandiosa: simpatici, generosi, ospitali. Il cibo incredibile e finalmente un calcio alla sporcizia dell’India. Sull’isola è vietato l’utilizzo di borse di plastica e l’attenzione all’ambiente è molto alta, una cosa mai vista in questa parte del mondo. Gli unici occidentali sono tutti backpackers, perlopiù israeliani, ma ben diversi da quelli che visitano il Goa. Sembra una grande famiglia e la sera ci si ritrova davanti al proprio capanno a raccontarsi storie di vita, viaggi ed avventure.

Il giorno che arrivo a Radhanagar, la spiaggia definita la più bella del mondo, un bel temporale tropicale mi accoglie sulla strada. È primo pomeriggio, ma qui il sole tramonta alle sedici e trenta poiché corre l’orario indiano mentre siamo ben più ad est. Per arrivare in spiaggia occorre attraversare un piccola giungla di alberi altissimi che nascondono il mare, il quale si rivela tuttavia con il rumore delle onde a infrangersi sul bagnasciuga.
Uno spettacolo indescrivibile. Una spiaggia meravigliosa, lunga diverse centinaia di metri, semi deserta. All’orizzonte nuvoloni neri che di li a poco si sarebbero diradati e colorati di rosa, arancione e rosso. Alla mia sinistra ecco dal mare l’arcobaleno dipingere un quadro unico e grandioso.

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La sabbia è bianca, non un’ alga o un rifiuto. Solo qualche piccola conchiglia, pezzi di corallo e noci di cocco. Seduto sulla spiaggia ai mie fianchi passano enormi paguri e migliaia di granchi. Mi tuffo in acqua e inizio a giocare come un bambino tra le onde. La temperatura è perfetta, i colori meravigliosi, non ci sono grida o musiche indiane a rovinare tutto, ma solo il rumore delle onde e quello dell’anima, che ascolto. Mi giro verso la spiaggia e dalla giungla esce Rajan, l’ultimo elefante dell’isola, portati qui per trasportare materiali anche tra un’isola e l’altra e che così hanno imparato a nuotare. Il povero Rajan è ormai solo un’attrazione turistica e per circa duecento euro si può fare il bagno con lui. Fortunatamente scopro che quei soldi vengono devoluti ad un fondo che si occupa di questo elefante e della salvaguardia dell’ambiente.

Non mi sembra vero.

Nella mia vita e in questo viaggio non ho mai visto nulla di più bello ed emozionante. Sento la felicità scorrere nelle vene, sento di aver trovato e visto qualcosa che solo la fantasia poteva immaginare.
È invece il mondo, la natura ad averla creata. Chissà quanti posti erano così prima della nostra furia distruttrice in onore del denaro e del potere. È reale, tangibile, posso accarezzare quelle piante, posso perdermi in quelle onde, posso lasciare scivolare via dalle mie mani quella sabbia.

Qui, in questo angolo di paradiso, neppure lo tsunami è riuscito a rovinare un quadro dipinto con così grande maestria ed eleganza sopraffina. Ogni albero, ogni fiore, ogni scoglio,ogni singolo granello di sabbia è al suo posto. Mi sembra di vivere un sogno e ricordo quando da piccolo immaginavo l’Isola che non c’è. E forse tutto il mio viaggio è legato a questo, forse non voglio crescere e mi illudo che possa durare per sempre questa sensazione di pace e felicità.
Ma forse proprio perché unica ed inaspettata è così bella.

Non ho trovato la barca per raggiungere la Thailandia, la terra del sorriso, ma ho trovato la mia Isola che non c’è; un momento ed una immagine che saprà regalarmi, in qualunque circostanza, il sorriso che mi accompagnerà per tutto il resto del mio viaggio nel mondo e nella vita.


*****************************************









When I was little, one of my favourite tales was Peter Pan. Not so much for the character of the neverending childhood, but rather for the immaculate neverland. Many childhood tales talk about these fantabolous places: The Land of Toys, or Charlie and the Chocolate Factory or moreover the houses of sugar and marzipan. Nothing had ever got my attention more than the island of captain Hook. My nature perhaps was going to manifest itself at that age already. My fantasy ran to that island which name implies illusion itself and the inability to reach it but with dreams. Today though, 33 years old and after six months from my departure, I have found my Neverland. I was in Chennai, in Tamil Nadu, south east India. I was in a honky tonk, eating what I hoped would be my last Indian supper. I was sipping the usual chai and contemplating the map of the world. I was thinking about all the kilometers behind me, avoiding planes the whole while. A chill ran up my back. The next day I would have had to deal with the first hard enterprise of my adventure. I would have set sail to reach Andaman and Nicobar Island in a 60 hour trip, in bunk class, the most popular one, where Thousands of Indians, bugs and offensive smells were waiting for me. Once I had landed, I should have started looking for a ship to get to Thailand. Official ships that could have brought me in the land of smiles don't exist and in the previous days a lot of people had discouraged me from going to those Islands for this purpose. These islands are closer to Byrmania and Thailand than to India, in a territory contended by different nations. In the south, in Nicobar islands there are kind of secret Indian military bases to defend the land: here, chinese people come to fish and contraband the delicious sea cucumbers. Moreover there is a big clandestine immigration and emigration issue among India, Thailand and Byrmania. Officially this island is not a exit port from India, the migration office wouldn't have stampped my passport. In the past few months I had read though about people who did so, and about opportunities like private boats or underwater cruises coming from Thailand. Unfortunately, the 2004 tsunami and then drastic climate change after 2010, destroied the coral reef. Fewer and fewer boats now bring tourists to dive in this paradise. Concerning private boats instead, I was told that this is not the right time because they seal this sea around january and February. Everything seemed to go against me, all the signals I had met on my road were suggesting other destinations. But I am really determinated and I wanted to accomplish this quest, comforted by the fact that I wouldn't fail in my biggest project, around the world without flights: I had at least two other options to reach the south east Asia by land instead of the sea. That arcipelago was calling me and I had to go there and crash my nose against it.
I reached Port Blair late in the morning, the journey had been good. The immigration office keeps questioning me because my indian visa was going to expire and they were surprised because I had arrived there with the boat instead of by flight. Port Blair is dirty and caotic, a typical indian town. I start looking for a private boat ferried in some marina possibly owned by some westerns. The first twenty four hours are dramatic, marinas equipped for those kind of boats don't even exist. Docks and ports exist only for ferries and fishing boats, where soldiers deny me entrance. Some good news comes though: it seems like that a girl arranged to cover these 100 miles some years ago, reaching Phuket. A boy tells me that there is maybe someone prone to help me. I met him and he offers me to bring me to Thailand. But the way conditions are unacceptable: about 2000 dollars for compensation plus leaving during the night with lights off and the obligation to declare that it was all my idea in case of a check by police. There was the risk of being arrested and the checks in this area of the sea are really strict; one day, while I was fishing on a boat toward the north, a helicopter of the costal guard came to see us. I consider all the pros and cons and I decided that it's not a good idea, I have other options anyway to complete the round the world journey and it's not worth so much risk for that price. The day after is Diwali, the festival of the lights, one of the most important in India. Offices are closed and ferries stop. During the night are firecrackers like the ones for new year's eve in Naples. Too bad, during the day I rent a bike and I go toward the north to the beaches of Mahatma Gandhi Marine National Park. The island is beautiful, thick tropical flora, clear blue sky, heavenly beaches. I dive right away and after few minutes a policeman asks me to get out of the water. He tells me there is a high risk of crocodiles. I don't care too much about it and as soon as he leaves I go back to the water.
Andaman islands are an arcipelago of more than 200 islands and so I start thinking to move toward other places, always looking for the fantomatic boat and for a more chilled-out atmosphere compared to Port Blair. I go to Havelock where I heard there is the most beautiful beach in the world. I'm always skeptical about these descriptions but I think that the concept may attract the few western tourists and maybe some brave traveller who can give me a ride. Never made better choice. No boats, not one yatch that could help me, but in compensation, here in front of me, is Neverland. A paradise, white beaches, crystal water, jungle till the sea. On the island there are only low cost huts except for one luxury resort in the other side of the island. Locals are amazing: funny, generous, hospitable. The food is incredible and finally no more dirtiness. On the island plastic bags are forbidden and environmental protection is really high, never seen this before in this part of the world. The only westerns are bacpackers, mostly israeli, but different from those who visit Goa. It appears like a big family and at night they gather in front of their own huts telling stories of life, trips and adventures. The day I get to Radhnagar, the most beautiful beach in the world, a good tropical thunder welcomes me on the road. It's early afternoon but here the sunset is at 4.30 p.m. because they have kept indian time even though we are far to the east. To reach the beach you have to pass through a little jungle of really high trees which hide the sea, this may be revealed by the noise of the waves that smash themselves on the shore. Undescribable. A mervelous beach some hundreds meters long, almost deserted. On the horizon big black clouds would have left to be replaced by pink, orange and red ones. On my left, a rainbow from the sea was painting a beautiful and amazing picture. Sand is white, no algae or garbage. Only few shells, coral pieces and coconuts. Sitting on the sand, huge snails and thousands of crabs walk in my surroundings. I dive into the sea and I start playing as a child in the waves. Temperature is perfect, colors are wonderfull, there are no shouts or indian music ruining everything, but only the sound of the waves and of the soul, which I listen to. I turn toward the beach and from the jungle Rajan comes out, the last elephant of the island, brought here to work and transport material from one island to another so they had learned to swim. Poor Rajan is just a touristic attraction and for 200 euros you can swim with him. Fortunately, I find out that the money is devolved to a fund to take care and help him. I can't believe it! In my entire life and trip I've never seen something more exciting and beautiful. I feel happiness running into my blood, I feel that I have found and seen something that only fantasy could create. Instead it's the world, nature to have made it up. I wonder how many places were like this before our furious destruction in the pursuit of money and power. It's real, tangible, I can caress those plants, I can lose myself in those waves, I can make sand run through my fingers. Here, in this heaven, not even the tsunami had been able to damage such a majestic painting, made with mastery and delicate elegance. Every tree, every flower, every rock, every single grain of sand is in its place. I feel as if I'm in a dream and I remember when, as a child, I imagined neverland. Maybe, all my trip is bounded to this, maybe I don't want to grow up and I delude myself into thinking that this feeling of peace and happiness may last forever. Maybe it's so beautiful because it's unique and unexpected. I didn't find the boat to reach Thailand, the land of smiles, but I have found my neverland and a moment and an image that will give me, in every circumstances, a smile which I will carry with me for the ramainder of my trip.





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Commenti 11

Ospite - Fernanda il Lunedì, 10 Novembre 2014 08:04

è bello iniziare un lunedì grigio e piovoso con questo tuo racconto, felice per te che hai trovato la tua Isola, buona continuazione Claudio!

è bello iniziare un lunedì grigio e piovoso con questo tuo racconto, felice per te che hai trovato la tua Isola, buona continuazione Claudio!
Ospite - Claudio il Martedì, 11 Novembre 2014 13:53

Grazie mille
Fernanda!! Namastè

Grazie mille Fernanda!! Namastè
Ospite - Rino il Lunedì, 10 Novembre 2014 17:31

M-E-R-A-V-I-G-I-O-S-O! Grazie Claudio , Namastè!

M-E-R-A-V-I-G-I-O-S-O! Grazie Claudio , Namastè!
Ospite - Claudio il Martedì, 11 Novembre 2014 13:53
Ospite - bonvi83 il Martedì, 11 Novembre 2014 14:15

semplicemente un grande...... e buona strada....
non si sa mai che un giorno ci incontreremo....
( ci sto pensando molto molto seriamente... ;-) )

semplicemente un grande...... e buona strada.... non si sa mai che un giorno ci incontreremo.... ( ci sto pensando molto molto seriamente... ;-) )
Ospite - Claudio il Domenica, 16 Novembre 2014 05:31

Grazieeeeeeee!!! beh il mondo è grande!!!

Grazieeeeeeee!!! beh il mondo è grande!!! ;)
Ospite - Martina il Martedì, 11 Novembre 2014 15:52

Che posti spettacolari!! La tua felicità e gioa di vivere sono travolgenti! Continua così!

Che posti spettacolari!! La tua felicità e gioa di vivere sono travolgenti! Continua così! :D
Ospite - Claudio il Domenica, 16 Novembre 2014 05:31

....ok... continuo così!!!

grazie e namastè

....ok... continuo così!!! :) grazie e namastè

[…] sono felice. L’ho realizzato quando ho trovato la mia Isola che non c’è, nell’arcipelago delle Andamane. Ho realizzato tuttavia che non era lo spettacolo in sé di una […]

[…] sono felice. L’ho realizzato quando ho trovato la mia Isola che non c’è, nell’arcipelago delle Andamane. Ho realizzato tuttavia che non era lo spettacolo in sé di una […]
Ospite - Arioh il Mercoledì, 04 Febbraio 2015 17:13

Ciao Claudio,
volevo scrivere tante cose ma poi scrivo cancello, riscrivo ricancello ... che dire complimenti per l'avventura che stai vivendo hai tutta la mia stima e ti invidio un poco perché io non sarei mai in grado di fare ciò che stai facendo tu...avrei difficoltà a cambiare città...
Grazie ai tuoi video e racconti sogno ad occhi aperti e mi immergo virtualmente in quei mondi meravigliosi.
Ero rimasta un poco indietro con la visione dei filmati e mi è dispiaciuto apprendere quanto successo a tuo padre...ti porgo le mie più sincere condoglianze .
Da ragazzina ho avuto modo di conoscere tuo fratello Alessandro (poi ci si è persi di vista) perché a volte ci trovavamo in villeggiatura a Marsaglia dove ho una casa a dal 1982, il mio pensiero va anche a lui.

I filmati sono tutti bellissimi e interessanti e i posti molto belli però questo delle isole Andamane mi ha colpito più di tutti soprattutto per il bellissimo tramonto finale...lo guardo e lo riguardo in continuazione e poi che natura stupenda e il mondo sommerso, wow!!
Grazie ancora per le emozioni che mi fai vivere...
Buon proseguimento.
Ciao ciao
Arianna

Ciao Claudio, volevo scrivere tante cose ma poi scrivo cancello, riscrivo ricancello ... che dire complimenti per l'avventura che stai vivendo hai tutta la mia stima e ti invidio un poco perché io non sarei mai in grado di fare ciò che stai facendo tu...avrei difficoltà a cambiare città... Grazie ai tuoi video e racconti sogno ad occhi aperti e mi immergo virtualmente in quei mondi meravigliosi. Ero rimasta un poco indietro con la visione dei filmati e mi è dispiaciuto apprendere quanto successo a tuo padre...ti porgo le mie più sincere condoglianze . Da ragazzina ho avuto modo di conoscere tuo fratello Alessandro (poi ci si è persi di vista) perché a volte ci trovavamo in villeggiatura a Marsaglia dove ho una casa a dal 1982, il mio pensiero va anche a lui. I filmati sono tutti bellissimi e interessanti e i posti molto belli però questo delle isole Andamane mi ha colpito più di tutti soprattutto per il bellissimo tramonto finale...lo guardo e lo riguardo in continuazione e poi che natura stupenda e il mondo sommerso, wow!! Grazie ancora per le emozioni che mi fai vivere... Buon proseguimento. Ciao ciao Arianna
Ospite - Claudio il Mercoledì, 04 Febbraio 2015 17:30

Ciao Arianna,
innanzitutto grazie mille per i complimenti e per il pensiero a papà e Ale...
Le Andamane ad oggi sono il posto piu bello e magico visitato in questo giro del mondo... sono sicuro ne arriveranno altri, ma per ora questo è stato il culmine!!!
Spero di risentirti presto,
un abbraccio

ciao

Ciao Arianna, innanzitutto grazie mille per i complimenti e per il pensiero a papà e Ale... Le Andamane ad oggi sono il posto piu bello e magico visitato in questo giro del mondo... sono sicuro ne arriveranno altri, ma per ora questo è stato il culmine!!! Spero di risentirti presto, un abbraccio ciao
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