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La felicità non è uno stato a cui arrivare, ma un modo di viaggiare

Varanasi


Non dimenticherò mai i tramonti indiani.
Sono diversi da qualunque altro tramonto. L'aria è evanescente e si colora di rosa per circa mezz'ora, prima di voltare all'arancio e al rosso. Probabilmente il paesaggio e le condizioni climatiche dettano questa atmosfera. È possibile vederli ovunque, eccetto nelle isole e in montagna. I miei preferiti sono stati quelli visti attraverso le grate dei finestrini dei treni. Quando attraversavo le campagne, tra palme e risaie. Le donne al lavoro, cariche sulla testa. I bambini a giocare sui binari ad esplodere di gioia e saluti quando il treno passava.

Gli uomini intenti a fumare e giocare a carte. Le figure si facevano scure e i contorni sfocati e quell'aria intorno la potevi vedere. Si colorava, pian piano, lentamente, come lo scorrere della vita, qui in india.
In città non è diverso.
Non dimenticherò mai gli aquiloni nel cielo di Varanasi al tramonto. Sono piccoli e neri, sembrano uccelli. Volteggiano veloci e a scatti, per nulla armoniosi in sè, ma in quell'aria rarefatta e rosa dipingono un quadro di pura poesia e musica.

Non dimenticherò mai i treni indiani.
Aperti e senza vetri. Grate orizzontali a separare il mondo fuori dal piccolo cosmo interno. Sono uno spaccato perfetto della popolazione, dei suoi vizi, delle sue virtù, delle sue superstizioni e della sua spiritualità.
Ho incontrato chiunque sui treni indiani. Caste alte, caste basse, poveri, ricchi, straccioni. Non passano che pochi minuti tra un venditore e l'altro: chai, samose, biryani, pani, chana... E poi ancora venditori di giocattoli, immagini votive, riparatori di scarpe e di zip, venditori di lucchetti e di creme miracolose. Quando si sentiva il fronte della mano che sbatteva sul palmo ecco arrivare i transessuali. Che tu stia dormendo o conversando o leggendo, questi ti bussano alle spalle richiedendoti soldi. La superstizione vuole che portino karma negativo e quindi tutti non lesinano qualche rupia, rigorosamente di carta, mai in moneta.
Capitava ogni tanto di vedere uomini strisciare per terra, spostandosi solo sulle mani. Sono gli invalidi e chiedono l'elemosina. Fanno pena, ma hanno una grande dignità. Le prime volte ti chiedi come sia possibile permettere che certe persone siano costrette a vivere così. Poi ti guardi intorno, anche fuori dai treni, e ti accorgi che in tre mesi non hai mai visto una carrozzina. Gli invalidi in India sono costretti a strisciare per terra per colpa di caste o di una società che fa mancare ogni supporto medico sociale.
E poi arrivavano sui treni i bambini. Sembravano scimmiette, scugnizzi che si arrampicavano e saltavano a destra e sinistra. La prima volta si stava all'erta poiché non si capiva cosa stessero facendo o cosa volessero. Hanno con se borse giganti e le riempiono con bottiglie di plastica vuote. Non è sensibilizzazione al riciclo, bensì il business dell'acqua. L'acqua che si beve in India é il più delle volte acqua bollita e neppure filtrata. Nemmeno il sigillo di plastica sul tappo è sinonimo di pulizia. Fatevene una ragione. Si può star male in India, è meglio rassegnarsi e vivere appieno quello che non solo i treni offrono.

Non dimenticherò mai il cibo indiano.
Carico come non mai di burro, zucchero, spezie e peperoncino. Mi ha fatto dannare con la gestione del diabete, ma quanto è buono: curry, masala, chapati, dosa e idli mi hanno fatto compagnia per tre mesi.
E poi il chai.
Non dimenticherò mai il chai e come gli indiani vivono quella piccola tazza di the bollito nel latte.
È un momento, un gesto che unisce tutti: caste diverse, religioni diverse, culture diverse. Guai a rifiutare un chai, è peggio di qualunque offesa.
A volte in treno si possono vedere fino a quattro venditori di chai per volta in un solo vagone.
Per strada credo che non abbia mai passato più di trecento metri senza incontrare un piccolo tavolino in compensato, un fuoco e una pentola a bollire latte e masala.
Le strade. Non dimenticherò mai le strade indiane.
Sono luride e rovinate.  Le attraversano animali, risciò, moto, motorini, auto, pullman scassati, esseri umani. Clacson costanti, utilizzati per comunicare. Mendicanti per strada, sadhu e asceti, a Varanasi non è raro vedere persone morire di fianco ai tuoi passi. Mucche sacre e randagie, cani randagi, maiali randagi, capre randagie e poi scarafaggi e topi. Feci, immondizia e tracce di sputi.
L'India è così, è sporca e lercia, ma è vera ed affascinante. È lo scotto da pagare per vedere un paese non ancora corrotto al turismo e alle esigenze di noi occidentali. È il paese più economico che abbia mai visitato.
Ma occorre sviluppare senso di adattamento e capacità di sdrammatizzare, altrimenti l'India diventa un incubo.
Invece è un paese meraviglioso, fatto da splendide persone. Ti fanno impazzire quando devi contrattare un taxi o un acquisto, ti stressano quando vogliono venderti qualcosa a tutti i costi, ti innervosiscono quando sei in fila in qualche biglietteria. Gli indiani sono "shanti", tranquilli e pacifici, ma non metteteli in fila. Vanno completamente fuori di testa, non riescono minimamente a gestirsi. Capita di trovarsi in una biglietteria e vedere mani e teste che sbucano dappertutto. Da sotto le ascelle, sopra le spalle, visti da fuori sembriamo la dea kali quando ci si trova ad uno sportello.
Ma di una cosa siatene certi: se avete bisogno di aiuto o semplicemente di una mano un indiano ci sarà sempre. E non saranno lì a fregarvi: qui ho trovato le persone più gentili e solidali del pianeta.
Ti guardano fissi con lo sguardo da mucca con espressioni tra l'ammirazione e la frastornazione. Non capirete mai le loro risposte a domande che prevedano un "si" o un "no". Scrollerano la testa e diranno "ah". Lo intenderete come un "no", quando invece è un "si". E quando penserete di aver capito il trucco, vi capiterà di ricevere la medesima risposta, ma il cui significato questa volta è "no".

Non dimenticherò mai il mio primo giorno in India. Ero sul bus che dal confine avrebbe dovuto portarmi a Varanasi in 8 ore. Il bus è finito a canale, è stato sostituito, il secondo bus ha bucato. Ne ho impiegate 15.  Non saprete mai a che ora arriverete, ma l'India ha un ottimo sistema di trasporti terrestri. Potrete raggiungere qualunque località, solo non date troppo affidamento agli orari.

Non dimenticherò mai i paesaggi, le città e le persone.
Il loro sorriso e il loro accento strano nel parlare inglese.
Non dimenticherò mai Varanasi e i suoi ghat, Calcutta e la sua povertà, la commozione provate nella casa di Madre Teresa, Rishikesh e la yoga sulla Ganga, Amritsar ed i suoi abitanti, i sikh. E poi Il Rajasthan, nel cuore porteró Jaisalmer e il suo deserto, la notte passata ad ammirare le stelle cullato dal vento sulle dune; non dimenticherò mai il lago di Puskar e il suo barbiere matto; a Udaipur sono stato accettato a casa di grande artista indiano, non dimenticherò mai la sua timidezza e il suo gran cuore. Non dimenticherò mai Gokarna e i suoi templi sul mare, Auroville e il suo tentativo di unione tra oriente e occidente. Non dimenticherò mai Havelock, la mia Isola che non c'è.

Namastè India, grazie di essermi entrata nel cuore, non ci uscirai più e non ti dimenticherò mai.


****************************












I won’t ever forget Indian sunsets.
They differ from any other. Air is faint and is pinky painted for half an hour, before turning into orange or red. Probably this atmosphere is created by the landscape and the weather. They may be seen everywhere except for island and mountain areas. Those I have seen through the grating of the trains’ windows were my favorite, while crossing the countryside among palms and rice fields. I could see women at work charging their heads, children playing on the rails and shouting for joy when the train passed by, men smoking and playing cards. At that moment, shapes became darker and the profiles blurred and you could see the air all around them. It colored itself, slowly slowly, as life goes by here in India.
It’s not different in the city. I won’t ever forget the kites in the sky of Varanasi during the sunset. They are small and black, they look like birds. They spin fast and rapid, not graceful at all, but they paint a pure poetry and music picture in that rarefied pinky air.
I won’t ever forget Indian trains, open and without windows. Horizontal gratings separate the world outside from the little inner cosmos. They represent a slice of life of the population, of its vices and virtues, of its superstitions and spirituality.
I met all kind of people on those trains; high caste, low caste, poor, riches, beggars. Few minutes pass between two sellers: chai, samosas, biryani, pani, chana…and then some more sellers of toys, votive pictures, repairers of shoes and zips, sellers of lockers and miraculous creams.
When you heard the back of the hand beating on the palm, here there are the transsexuals. You may be busy sleeping, reading or chit chatting but they will knock on your shoulders begging for money. Superstitions say that they carry negative karma so no one denies some rupees, always in the form of paper money, never coins.
It happened some times to see men crawling on the floor, moving through their hands. They are disabled and they beg. You feel pity for them but they have a great strength. The first times you ask yourself why they let people live like this, then you look around, outside the train also, and you realize that you have never seen a wheelchair for three months. Disabled here are obliged to crawl cause of castes or society which deprive people of a social medical support. Then children get on the train. They seemed little monkeys, ragamuffins climbing and jumping right, left and centre. The first time you had to stay alert because you didn’t really get what was going on or what they wanted. They carry big bags and they fill them up with empty plastic bottles. It’s not awareness of garbage, it’s water business. Most of the time here in India you get to drink boiled water, not even filtered. Neither the plastic seal on the top is synonymous of cleanness. Accept it! In India it’s easy to feel bad, it’s better to give up and live fully whatever is offered to you.
I won’t ever forget Indian food, charge of butter, sugar, spices and chilly. Dealing with diabetes indeed has been hard but it’s so good: curry, masala, chapatti, dosa and idli kept me company for three months. And then: chai. I won’t ever forget chai and how Indians live that little cup of milk boiled tea. It’s a moment, a gesture that unifies everyone: different castes, different religious, different cultures. Woe betide to refuse a chai, it’s the worst offence.
Sometimes on the train you can see also 4 chai sellers at a time in one coach. On the street there are little plywood tables, fire places and a pot to boil milk and masala less than every three hundred meters. Streets. I won’t ever forget Indian streets. They are dirty and damaged. They are crossed by animals, rickshaws, bikes, scooters, cars, wreck buses, human beings. Never ending horns used to communicate. Beggars on the streets, sadhu and ascets, it’s easy to see people dying on your side. Holy and stray cows, stray dogs, stray pigs, stray goats and finally bugs and mouses. Faeces, waste, spits traces. India is like this, it’s dirty and filthy, but it’s real and enthralling. It’s the reckoning to see a country not so much corrupted by tourism and by the needs of westerns. It’s the cheapest country I’ve ever visited. It’s necessary to develop ability to adapt and capacity of minimize otherwise India becomes a nightmare. Instead it is a fantastic country, made up by excellent people. They drive you crazy when you have to deal for a taxi or a purchase, they stress you out when they have to sell you something, they get on your nerves when you are on a queue on some ticket counter. Indians are “shanti”, tranquil and peaceful but don’t make stand them on a queue. They go completely out of their minds and they can’t manage themselves. You can find yourself at a ticket counter and see hands and heads coming out from everywhere. From under the underarms, from above the shoulders, looking at them from the outside when they are waiting at a counter, they appear like the God Kali.
But be sure about one thing: if you need help or just a hand, an Indian will be there. They won’t swindle you: here I’ve found the kindest and most supportive people of the planet. They stare at you with a cow gaze between admiration and dazing. You won’t ever understand their answers for questions supposed to get a “yes” or a “no”. They will shake their head and will say “ah”. You will take it as a “no” while it’s a “yes”. Then you’ll think you have got it but it may happen to receive the same shake for a “no”.
I won’t ever forget my first day in India. I was on the bus from the border of Nepal to Varanasi in a 8 hours trip. That bus crashed beside the road and it was substituted, the second one got a flat tire. I took 15 hours. You won’t ever know how much time you’ll reach your destination, but Indian public transportation system is excellent. You could reach every place, just don’t entrust too much on the timetable.
I won’t ever forget landscapes, cities and people with their smile and their weird accent speaking English. I won’t ever forget Varanasi and its ghats, Kolkata and its poverty, emotion felt in Mater Teresa home, Rishikesh and the yoga on the Ganga, Amritsar and its people, the Sikhs. Then Rajasthan, I will bring Jaisalmer and its desert in my heart, the night I have spent looking at the stars cuddled by the wind on the dunes; I won’t forget Pushkar with its lake and its crazy barber; in Udaipur I’ve been accepted in a great Indian artist’s house which heart and shyness are unforgettable. I won’t ever forget Gokarna and its temples on the sea, Auroville and its attempt to unify east and west. I won’t ever forget Havelock, my Neverland.
Namastè India, thanks for getting into my heart, you won’t never leave and I won’t ever forget you.

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Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un ...
Seconda stella a destra, questo è il cammino...

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Commenti 5

Ospite - Rino il Mercoledì, 19 Novembre 2014 14:45

Grande Claudio, alla prossima e buon proseguimento ! Namastè!

Grande Claudio, alla prossima e buon proseguimento ! Namastè!
Ospite - Claudio il Mercoledì, 19 Novembre 2014 15:51

Grazie Rino!!! È sempre un piacere vederti ... sul pezzo!!!
Grazieeeee

Grazie Rino!!! È sempre un piacere vederti ... sul pezzo!!! Grazieeeee
Ospite - caterinabonori il Giovedì, 20 Novembre 2014 18:02

Caro Claudio, ti ricordi di noi? Ci siamo incontrati a Kudle beach. Abbiamo 4 bimbi e stiamo girando il mondo anche noi. Siamo ancora in India, a Mysore, ci ha folgorato la bellezza di questo posto e l'energia vibrante che permea l'aria. Ci siamo stabiliti qui per un mese e mezzo e qui lasceremo affetti, emozioni e un pezzo del nostro cuore. la settimana prossima ci rimettiamo in cammino, verso il profondo sud. Ho letto questo post con grande trasporto, comprendo benissimo ciò che intendi e già sento quanto sarà stata trasformatrice questo pezzo di vita trascorso in India. Le tue parole sono struggenti e mi hanno fatto subito venire in mente questa canzone, che ti dedico immaginandoti al tramonto mentre guardi lontano cullato da un vagone indiano. Namaste, buon cammino, Caterina.
https://www.youtube.com/watch?v=0E1bNmyPWww

Caro Claudio, ti ricordi di noi? Ci siamo incontrati a Kudle beach. Abbiamo 4 bimbi e stiamo girando il mondo anche noi. Siamo ancora in India, a Mysore, ci ha folgorato la bellezza di questo posto e l'energia vibrante che permea l'aria. Ci siamo stabiliti qui per un mese e mezzo e qui lasceremo affetti, emozioni e un pezzo del nostro cuore. la settimana prossima ci rimettiamo in cammino, verso il profondo sud. Ho letto questo post con grande trasporto, comprendo benissimo ciò che intendi e già sento quanto sarà stata trasformatrice questo pezzo di vita trascorso in India. Le tue parole sono struggenti e mi hanno fatto subito venire in mente questa canzone, che ti dedico immaginandoti al tramonto mentre guardi lontano cullato da un vagone indiano. Namaste, buon cammino, Caterina. https://www.youtube.com/watch?v=0E1bNmyPWww
Ospite - Claudio il Lunedì, 24 Novembre 2014 13:11

Certo che mi ricordo!!! come va e come procede? Siete fantastici, siete uno dei più bei ricordi della mia avventura indiana!

E ti ringrazio della dedica, ho potuto assaporarla durante un tramonto nepalese, ma ogni tanto giravo la testa volgendomi a sud, verso l'India...

grazie e continuate così! avvisatemi quando siete operativi con il blog che cerco di farlo conoscere anche ai miei follower!

Namastè,,
buena vida

Certo che mi ricordo!!! come va e come procede? Siete fantastici, siete uno dei più bei ricordi della mia avventura indiana! E ti ringrazio della dedica, ho potuto assaporarla durante un tramonto nepalese, ma ogni tanto giravo la testa volgendomi a sud, verso l'India... grazie e continuate così! avvisatemi quando siete operativi con il blog che cerco di farlo conoscere anche ai miei follower! Namastè,, buena vida

[…] La felicità non è uno stato a cui arrivare, ma un modo di viaggiare […]

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