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Quali sono i benefici dell'acido alfa-lipoico?

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Quali sono i benefici dell'acido alfa-lipoico?

Le molecole antiossidanti sono una risorsa essenziale per la salute personale. Possiedono numerose proprietà mediche e vengono utilizzati per numerosi scopi sanitari. L’acido alfa-lipoico, in particolare, è un cofattore fondamentale per le tutte le cellule dell’organismo umano. Previene alcune patologie, ripristina livello delle vitamine, fornisce energia, rallenta i processi tipici dell’invecchiamento, monitora il livello del glucosio nel sangue, depura il fisico, riduce la pressione arteriosa e rimuove la maggior parte dei radicali liberi. Queste caratteristiche rendono l’acido alfa-lipoico uno dei migliori rimedi naturali per la cura del diabete e delle neuropatie associate. Anche molti trattamenti antietà prevedono l’assunzione di integratori antiossidanti per lenire gli effetti causati dal tempo. L’acido alfa-lipoico è presente soprattutto in alcune verdure, come broccoli, patate e spinaci, e nelle carni rosse, ma spesso viene assimilato anche tramite degli integratori alimentari. La sua assunzione apporta numerosi benefici e in questo articolo scopriremo quali sono le proprietà più importanti per la salute personale.

Come funziona, a cosa serve e quali sono i principali vantaggi dell’acido alfa-lipoico

Le molecole che possiedono dei preziosi attributi antiossidanti, diretti o indiretti, svolgono diverse funzioni benefiche per l’organismo umano. L’acido alfa-lipoico preserva i suoi attributi sia nella fase citoplasmatica che in quella lipidica, indispensabile per qualsiasi membrana cellulare. Per questo, rappresenta un valido componente molecolare per la protezione del corpo umano dai radicali liberi extracellulari e intracellulari responsabili del progressivo decadimento fisiologico. Questa molecola ottimizza l’assimilazione degli zuccheri e rigenera altri antiossidanti come il coenzima Q10, il glutanione, la vitamina C e la vitamina E.

L’acido alfa-lipoico ha dimostrato la sua efficacia nella cura delle seguenti patologie cliniche:

• Aterosclerosi

• Diabete

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Diabete in Asia: rischi calcolati e gustose opportunità

Il diabete in Asia

Di tutti i continenti visitati durante il mio giro del mondo senza aerei, indubbiamente l’Asia è quello che meglio si presta alla gestione del diabete da parte del viaggiatore.

Come sempre accade, infatti, in viaggio la variabile legata al cibo è sempre la maggiore discriminante nonchè la più difficile da gestire.

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In viaggio con il diabete in Africa: problemi e soluzioni

Tramonto nel deserto del Sahara

 

In un giro del mondo che ha toccato 44 paesi in 1.000 giorni e, ovviamente, tutti e 5 i continenti, quello che forse in principio poteva darmi maggiori preoccupazioni per quanto riguarda il diabete poteva essere proprio il continente africano.

L’ultimo, in ordine cronologico, tra quelli visitati. Mi immaginavo di trovare difficoltà pratiche e logistiche oltre ovviamente a condizioni igieniche difficile e rischi dovuti a possibili furti.

Invece.

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UN MONDO FATTO DI NATURA, COLORI, SUONI E BELLA GENTE: L’AMERICA LATINA

Il diabete in Sudamerica

L’America Latina è stata una delle esperienze più significative del mio giro del mondo in 1.000 giorni senza aerei. Già attraversando la dogana tra San Diego e Tijuana si iniziava a respirare un’aria nuova, diversa, frizzante.

Il Centro America prima e il Sudamerica poi, mi hanno accolto come se fossi uno di casa, con premura ed allegria. La musica per le strade ad ogni ora del giorno e della notte, gli artisti in strada, le danze, le feste paesane, i mercati cosi ricchi di colore, folklore e tradizioni. E poi quella natura forte che si manifesta prorompente nella catena andina oppure nei boschi della Patagonia, o ancora nella foresta amazzonica. Gli Oceani e quelle meravigliose coste in Nicaragua o quelle del Pacifico, in Brasile. In questo angolo di mondo ho trascorso quindici mesi, imparandone la lingua, tanti costumi e gesti. Come il mate argentino, quell’infuso di erbe della pampa che si beve con una cannuccia di metallo da recipienti ricavati in zucche. Anche a casa, spesso, mi concedo questo momento, quasi per me stesso.

Ho lavorato in quelle terre: ho fatto il videomaker, il cuoco, l’agricoltore, il muratore, il receptionista. Ho vissuto circa due mesi in tenda nel profondo sud del mondo, cibandomi spesso del pesce che pescavo nel lago o ruscello di fronte a me.

Ho percorso tutta la Carretera Austral in autostop e mi sono spaccato la schiena sui chicken bus del Guatemala.

Il Perito Moreno, Machu Picchu, le rovine di Tikal, la Ciudad Perdida, la laguna di Quilotoa, Il vulcano Acatenango, la Chapada Diamantina sono solo alcuni dei luoghi che ancora oggi solleticano la mia fantasia ogni qualvolta ci ripenso.

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Dopo l’Asia il ritorno al mondo occidentale: Australia e Nord America

Usa-e-australia

Ho trascorso nove mesi nel continente asiatico prima di volgere il mio itinerario verso l’Australia prima e il Nord America, poi. In mezzo l’Oceano Pacifico da attraversare senza aerei. Ci sono riuscito con una nave cargo mercantile e il viaggio è durato la bellezza di ventisei giorni.

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Parlando di diabete con Fraintesa

Parlando di diabete con Fraintesa
Spesso, girando l'Italia per raccontare la mia storia sul giro del mondo in 1000 giorni senza aerei, mi sono imbattuto nelle classiche domande sul mio...
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La trip therapy funziona?

Con il dott.Stefano Genovese e la dott.ssa Monica Bulgheroni

Dopo 1000 giorni intorno al mondo senza aerei è giunto il momento di tirare le somme e capire se la Trip Therapy ha realmente funzionato anche con il diabete.

Quando sono partito nel maggio 2014 seguivo una terapia multiiniettiva che comprendeva la somministrazione di circa 58 unità di insulina al giorno. Pesavo 82 chilogrammi e il mio valore di emoglobina glicata era pari a 7.6
Tutti gli altri valori erano perfettamente nella norma.

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Recente commento in questo post
Stefano Betti
Buonasera abbiamo seguito il tuo viaggio e visto che mia moglie è diabetica ci chiedevamo come hai fatto per procurarti i presidi ... Leggi tutto
Martedì, 11 Maggio 2021 19:12
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Paraguay: inaspettatamente, la miglior gestione del diabete

Rio Paraguay - Paraguay

Di tutti i posti al mondo che ho visitato mai avrei potuto immaginare che il migliore per la gestione del mio diabete di tipo 1 fosse il Paraguay.
Il trentaseiesimo stato di questo giro del mondo in 1000 giorni senza aerei arriva a cavallo del giorno 750. Sono a tre quarti del mio percorso, ormai mancano solo otto mesi al mio ritorno a casa.

Nella mia testa il pensiero era quello di fermarsi in questo piccolo stato non più di dieci giorni. Uno sguardo alla capitale AsuncÍon e poi via verso il rientro in Argentina attraverso le spettacolari cascate di Iguazu.

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In Argentina con il diabete

El Chalten - Argentina

Dopo aver toccato la fine del mondo a Ushuaia è tempo di volgere a Nord ed esplorare la parte rimanente del Sudamerica. Manca proprio la zona più grande ovvero quella occupata da Argentina e Brasile oltre ad Uruguay e Paraguay, in pratica il lato che si affaccia all’oceano Atlantico. È una zona molto vasta e ho pianificato una permanenza di oltre sei mesi per poterla assaporare in tutte le sue sfaccettature.

La calorosa accoglienza in territorio argentino

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In Patagonia con il diabete

El Chalten - Argentina

Oltre 700 giorni ormai in giro per il mondo. 35 nazioni, diverse culture, popoli e persone. La natura che, con un viaggio lento come il mio cambia altrettanto lentamente. Nonostante tutto questo non smetto di stupirmi e di prefiggermi obiettivi. Uno di questi era raggiungere Ushuaia, la fine del mondo. Quell’ultimo avamposto, prima dell’Antartico, il Polo Sud. Significa attraversare tutto il continente americano, da Vancouver in Canada dove sono attraccato con la mia nave cargo ormai un anno fa fino alla punta più estrema del Sudamerica: 11 mesi. Ma significa anche fare i conti con il diabete che ogni tanto vuole dire la sua.

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I primi passi in Sudamerica con il diabete.

Regione di Potosi - Bolivia

Il Sudamerica era un territorio completamente nuovo nelle mie corde. Mai ero stato in questa parte del mondo. Non so perché, in realtà sempre mi aveva attirato. La vita alla fine è fatta anche di opportunità e questo giro del mondo senza aerei è stata quella che andavo ricercando per scoprire questa zona.

La prima considerazione è che si tratta di un territorio meraviglioso. La natura in primis è preponderante in tutte le sue forme. Finora ho attraversato Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. Lo stato simbolo per la sua natura è, a mio avviso, l’Ecuador. Questo piccolo stato a cavallo della linea equatoriale è proprio ciò che uno non si aspetta. Grazie alla sua morfologia è uno dei territori più vari e complessi mai visitati. Si passa dai grandi altopiani a Nord per poi finire nella giungla. I deserti sulla costa pacifica si diradano andando verso l’entroterra e divengono boschi lussureggianti. Cascate, laghi e fiumi maestosi. Gole impressionanti. E poi vulcani, la neve a colorarne le cime a circa 6000 metri. Il tutto dove non esistono stagioni vere e proprie e dove le ore di luce e oscurità si equivalgono.

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Con il diabete in viaggio per il Centro America

Isola di Ometepe - Nicaragua

Sono ormai oltre 500 giorni che viaggio senza aerei alla scoperta del mondo. Dopo Asia, Australia, Nord America sono arrivato al capolinea anche del centro America. Ho attraversato Messico di cui vi ho già raccontato, e poi Belize, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panama. Sono tutti stati bellissimi e coinvolgenti. Il mio compagno di viaggio, il diabete, ha retto molto bene anche in questa parte del mondo.

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In viaggio con il diabete in Messico

Piramide di Palenque

Dopo la difficile esperienza con il junk food americano, ovvero quel cibo spazzatura carico di zuccheri e carboidrati che tanto ha fatto dannare il mio compagno di viaggio, il diabete tipo 1, negli Stati Uniti, mi sono poi diretto verso sud. Ad aspettarmi il Centro America prima, e il Sud America poi.
In programma circa un anno in questi territori. 

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In viaggio con il diabete tra Canada e Stati Uniti: una guerra quotidiana al cibo spazzatura...

death valley - USA

Lontani sono ormai i giorni trascorsi in Asia, dove quotidianamente mi imbattevo in odori, colori e cibi diversi sempre nuovi. Dopo dieci mesi avevo trovato il mio equilibrio, vegetariano tra l'altro, in una cucina estremamente varia. Il diabete 1 aveva reagito bene ed ero sempre riuscito a mantenerlo sotto controllo.
Poi è arrivata l'agognata Australia e quella sorta di "vacanza mentale" che mi ha portato a "dimenticarmi" del mio compagno di viaggio. Poco male poiché dopo poche settimane sono riuscito, grazie ai cibi perfettamente conosciuti, a riequilibrarmi anche in questo caso.

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Con il diabete nella terra dei canguri

Jervis Bay

Finalmente Australia! Dopo 275 giorni il traguardo tanto agognato, sognato e desiderato, ovvero riuscire ad arrivare agli antipodi dell’Italia senza aerei. Già di per se è stata un’impresa tra difficoltà burocratiche e viaggi improbabili come quello su una nave cargo da Hong Kong a Brisbane.
Inoltre il diabete 1. Il mio compagno di viaggio da una vita è stato un compagno ancora più presente in questa avventura.

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Con il diabete a spasso nel sud est asiatico

Hong Kong

L'India sembrava avermi inghiottito senza darmi alcuna possibilità di attraversarne le frontiere senza aerei. Ero anche rientrato in Nepal con l'idea di tornare sui miei passi in Tibet, ma in questo caso è stata l'ambasciata cinese a mettersi di traverso negandomi il visto singolo.
Mi restava una sola soluzione, l'incubo di ogni viaggiatore che stia attraversando il mondo via terra: la frontiera India-Birmania.
Una frontiera ufficialmente aperta, ma difficile da attraversare per la moltitudine di permessi richiesti al solo fine di poter accedere a quelle zone.

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300 giorni con il diabete in giro per il mondo

tempio a Kathmandu

English Dall’Italia all’Australia. Senza aerei, ma con il diabete. Ho impiegato 275 giorni per attraversare tutta l’Asia, dalle Alpi all’Himalaya, passando per gli Urali. Ho attraversato steppe, deserti, praterie. Ho incontrato persone, culture e spiritualità diverse. Ho incontrato e vissuto soprattutto cibi e costumi completamente diversi da ciò che ero abituato. Ho cercato di arrivare nel sud est asiatico via mare, senza riuscirci. Sono riuscito tuttavia ad arrivarci attraverso una frontiera quasi impossibile da attraversare via terra, quella tra India e Birmania. Sono rimasto affascinato e stregato dal sub continente indiano a tal punto da dover poi rincorrere i giorni per arrivare dalla Thailandia ad Hong Kong, dove sarei salpato con la nave mercantile verso l’agognata Australia. Sono a poco più che un quarto del mio giro del mondo e colgo l’occasione dell’importante raggiungimento del traguardo australiano per trarre le prime importanti indicazioni sull’andamento della malattia. Lo faccio insieme al Dott.Genovese, responsabile dell’Unità Operativa di diabetologia, endocrinologia e malattie metaboliche IRCCS Multimedica di Milano, che fin dall’inizio segue questa mia avventura. Sui primi 100 giorni, dall’Italia al Nepal ne ho ampiamente parlato nel precedente articolo (clicca qui), indagando le difficoltà nel raggiungere certi equilibri alimentari dovuti allo stravolgimento della mia dieta. In India ho trascorso tre mesi e nell’ultimo ho potuto godere di un sistema di ultimissima generazione per il monitoraggio della glicemia Abbott Free Style Libre che si è rivelato utilissimo per la gestione delle curve glicemiche ed il relativo approccio. Grazie a Multimedica e grazie ad Abbott Italia ho potuto ricevere questo dispositivo ed i relativi sensori nelle sperdute isole Andamane, territorio indiano a pochi chilometri dalla Tailandia. Proprio qui il nuovo sensore è stato sottoposto alle condizioni più difficili in quanto le temperature erano molto calde e umide ed inoltre, da appassionato di subacquea, l’ho portato diverse volte a circa trenta metri di profondità. Il funzionamento si è rivelato egregio, così come la lettura dei dati. Nei primi giorni non nascondo una certa difficoltà dovuta alla discrepanza tra i valori presentati dall’Abbott Free Style Libre al glucometro tradizionale. Il primo fornisce infatti un valore tendenziale, con la relativa curva e soprattutto la movimentazione della glicemia, ovvero se è stabile, in rialzo o in ribasso. Il glucometro tradizionale fornisce un dato puntuale, senza indicazioni sull’andamento e pertanto può indurre ad azioni di correzione sbagliate. Questa la mia settimana alle isole Andamane, dove, complici le immersioni subacquee cercavo di mantenere una glicemia un po’ più alta soprattutto al mattino, quando mi immergevo. Ciò è facilmente visibile dall’alta variabilità intorno alle 10 del mattino. La dieta era molto sana e prevedeva una colazione a base di uova, pane tostato e frutta. Il pranzo solitamente era leggero e consisteva in tipici piatti indiani a base di legumi, curry e spezie. La sera, ho “tradito” la mia dieta vegetariana, concedendomi delle gran grigliate di pesce con riso e patate. Proprio il riso e le patate portavano aumenti della glicemia notturni, ma tutto sommato la mediana era buona e la variabilità dal 25° al 75° percentile contenuta. Dalle isole Andamane sono rientrato in India per circa una settimana di cui i primi cinque giorni passati su di una nave da Port Blair a Calcutta. Scarsissime erano le possibilità di movimento ed inoltre non si poteva scegliere il cibo che era il tipico indiano, ovvero riso a volontà e curry di legumi vari. Passato qualche giorno a Calcutta e Varanasi sono rientrato in Nepal, dove ad accogliermi un cielo finalmente limpido e meraviglioso, ma una temperatura molto più fredda. La prima settimana l’ho passata a letto con la febbre e ciò si è ripercosso negativamente soprattutto sulle glicemie notturne che spesso erano alte. Nel resto della giornata la variabilità si è ridotta tantissimo rispetto alle isole Andamane e questo perché sono tornato ad una vita e a cibi che conoscevo molto bene avendo trascorso gli ultimi 100 giorni della mia avventura proprio in questa zona del mondo. Ormai ne avevo assorbito gli usi e i costumi, anche in fatto di cibo. Ciò che non immaginavo era invece dover prolungare il mio ritorno in Nepal di oltre un mese, dovuto a problemi burocratici per risolvere il mio passaggio verso il sud est asiatico. Inizialmente avevo progettato di ripassare dal Tibet ed entrare nella penisola del Siam dal Laos, ma l’ambasciata cinese mi ha negato il visto via terra e così ho dovuto richiedere il visto per la Birmania e provare ad entrare attraverso la maledetta frontiera nel nord est indiano. È una frontiera infatti ufficialmente aperta, ma difficilissima da attraversare in quanto servono permessi speciali di difficile ottenimento. Non mi restavano altre alternative così nel frattempo sono tornato nel villaggio a due ore dalla capitale nella Kathmandu valley dove ho potuto riabbracciare i miei fratellini nepalesi, ovvero i ragazzi di cui già durante l’estate mi ero preso cura grazie all’orfanotrofio gestito dall’associazione no profit italiana Human Traction. Non immaginavo tuttavia che nel villaggio, complice la stagione secca invernale, non si trovasse altro che pomodori e patate oltre agli immancabili legumi. Ormai ero pratico della zona e così una volta a settimana andavo nella capitale a rifornirmi di pasta e poter così sopravvivere senza dover mangiare tutti i giorni il disgustoso Dal Bhat nepalese. In realtà l’abbondanza di pasta e di patate ha fatto schizzare verso l’alto i valori glicemici così come l’olio extra vergine, reintrodotto nella mia dieta grazie ad una volontaria dell’associazione che ne aveva portato due bottiglie dall’Italia. Se di giorno riuscivo a gestire bene la curva glicemica, lo stesso non si poteva dire della notte, dove le glicemie si alzavano costantemente. Il fatto è che consideravo quel periodo una breve pausa dal tipico cibo indo-nepalese e così mi sono concesso quantitativi troppo elevati. Il problema è che i problemi burocratici hanno esteso troppo a lunga queste pause. Finalmente i primi di dicembre riesco a ripartire, lasciandomi definitivamente il Nepal alle spalle e volgendo la mia rotta verso gli sconosciuti territori dell’India nord orientale. Dopo pochi giorni, in attesa del permesso per poter attraversare via terra la frontiera con la Birmania, trovo ospitalità in una fattoria nel Manipur, vicino ad Imphal. Il Manipur è uno stato indiano, ma ne rivendica l’autonomia. Il cibo è squisito, ma tuttavia, è completamente diverso da quello dell’India continentale ad eccezion fatta del riso. Sono ospite e pertanto è molto difficile riuscire a far comprendere che ogni giorno devo avanzare del riso per non compromettere le glicemie. Se da un lato il valore medio delle glicemie è più alto, ne guadagna la variabilità che è notevolmente ridotta. Evidenti sono tuttavia alcuni picchi, soprattutto notturni. Pochi giorni dopo essere riuscito ad attraversare la frontiera birmana una tragica notizia arriva dall’Italia e mi vedo costretto a rientrare anzitempo. Mio padre versa in condizioni critiche a causa di una improvvisa ed incurabile malattia ed in poche settimane non riuscirà a sopravvivere. Durante la mia permanenza forzata in Italia colgo l’occasione per svolgere una serie di esami del sangue onde poter valutare meglio l’andamento del Diabete negli ultimi otto mesi. Questi i risultati: Altezza: 184 cm Peso: 71 kg BMI: 20,97 Circonferenza vita: 82 cm Pressione Sistolica: 102 mmHg Pressione Diastolica: 70 mmHg Frequenza cardiaca: 72 bpm Glicemia a digiuno: 134mg/dl Emoglobina Glicata HbA1c: 7,2% Colesterolo: 140 mg/dl Colesterolo HDL : 39 mg/dl Trigliceridi post 12h digiuno: 105 mg/dl Colesterolo LDL : 80 mg/dl Creatinina: 0,73 mg/dl Microalbuminuria : 14,3 mg/l Attuali dosaggi insulina: Colazione Rapida 5 UI (ex 8 UI apr. 2014) Pranzo Rapida 6 UI (ex 8 UI apr. 2014) Cena Rapida 8 UI (ex 10 UI apr. 2014) Cena Basale 22 UI (ex 28 UI apr. 2014) In otto mesi ho perso circa 10 kg, l’emoglobina glicata è scesa di 0,4% e i dosaggi sono altresì diminuiti. Il compenso glicemico è apparso dunque buono, così come il controllo pressorio e i livelli di colesterolo LDL. Dopo neanche un mese in Italia trovo la forza di ripartire, esattamente da dove ero riuscito ad arrivare senza aerei, ovvero Bangkok e la Tailandia. I tempi sono strettissimi, in neanche un mese devo riuscire, senza aerei, ad attraversare tutto il sud est asiatico, ovvero la Tailandia, la Cambogia ed il Laos, rientrando in Cina per raggiungere Hong Kong dove sarebbe dovuto salpare la nave cargo che mi avrebbe portato in Australia. In Thailandia, Cambogia e Laos ritrovo le zuppe e i noodles, lasciandomi finalmente alle spalle il riso. Ho difficoltà a trovare cibo vegetariano, ma in compenso la curva glicemica torna ai valori migliori. In Cina, come sette mesi prima, il grandissimo problema è capire cosa si sta realmente mangiando, ma stavolta, avendo con me il dispositivo Abbott Freestyle Libre governare le glicemie e le eventuali correzioni è un gioco da ragazzi. In definitiva l’ultimo mese, complice il costante movimento fisico e l’abbandono di riso e patate, il diabete è tornato ai valori migliori. Quello che mi aspetterà ora è un continente che già conosco avendoci passato diversi mesi una decina di anni fa. Un paese in cui le materie prime sono eccezionali e non mancherà la varietà di cibo. Ma questa è già la nuova avventura... ************************ 300 DIABETES From Italy to Australia. Without flights but with diabetes. I took 275 days to cross the entire Asia, from the Alps to the Himalaya, passing through Urals. I crossed deserts, steppes, pastures. I met different people, cultures, spirituality. I met and lived food and costumes completely different from what I was used to. I tried to reach South East Asia through the sea with no success. I was able to get there crossing an almost impossible border to bypass by land, the one between India and Burma. I was so fascinated and enchanted by Indian subcontinent that I had to rush to go from Thailand to Hong Kong, where I should have set sail with the cargo to my craved Australia. I have accomplished now a little more than a quarter of my trip around the world and I use the occasion of this Australian goal to track the first important indications of the evolution of my pathology. I do it with Doctor Genovese, responsible of u.o. diabetes and metabolic pathologies IRCCS of Multimedica, Milan. He is following me since the beginning. I spoke a lot about the first 100 days, from Italy to Nepal, in the previous article (clicca qui), above all I spoke about the difficulty to maintain a balanced nutrition cause of the twisting of my lifestyle. I spent three months in India and during the last period I could use a last generation system to control glycaemia: Abbott Free Style Libre. It was so useful to keep track of my glycemic curves and its approach. Thanks to Multimedica Milan and to Abbott Italy I could receive this device and its detectors in the Andaman Islands, Indian territory a few km far from Thailand. Here, my new sensor was tested under extreme conditions because temperatures were really high and humidity was elevated and since I am passionate about scuba diving, I brought it 30 meters deep into the water. Functions were great and data reading also. During the first days, I don’t deny I was having difficulties cause of the discrepancies between values of the Abbott Free Style Libre and the one of the traditional glucometer. The first one gives a tendential value with the relative curve and above all the glycaemia moving, so if it’s stable, elevating or descending. Traditional glucometer gives a precise data without indications about trend and so it can lead to wrong correction actions. This was my week in Andaman Island where I tried to keep my glycaemia a little bit higher, above all in the morning, for the scuba diving. Diet was really healthy and it consisted in a rich breakfast with eggs, toasted bread and fruits. Lunch was light and consisted in typical Indian dishes curry, legumes and species based. In the evening I cheated on my vegetarian diet granting me grilled fish with rice and potatoes. Rice and potatoes caused me glycaemia rising up during the night but the median was good and the variability from the first to the third percentile was restrained. From Andaman Island I came back to India for two weeks whereof the first five days spent on a boat from Port Blair to Kolkata. Possibilities to move were really rare and you couldn’t chose the food that was typically Indian so a lot of rice and various kind of legumes and curry. I spent some days in Kolkata and Varanasi then I went back to Nepal where a clear and wonderful sky was waiting for me but temperature was really low. I spent the first week in bed with fever and my night glycaemia were high apparently without reason. During the rest of the day variability decreased a lot compared to Andaman Islands and this was because I came back to a well-known life and food after having spent the last 100 days of my adventure in this area of the world. I had absorbed customs and traditions, also concerning food. I didn’t imagine extending my Nepalese stay of more than a month after some bureaucratic issues to go to south East Asia. I had planned to cross Tibet again and get into Siam peninsula through Laos but Chinese embassy denied my visa so I had to ask for Burma visa and try to cross that damn border from North East India. It’s an officially open border but really hard to pass by because you need special permits really hard to obtain. I didn’t have other choices so, meanwhile, I went back to the village, two hours from Kathmandu Valley, where I could hug again my Nepalese little brothers which are the guys I had taken care of during the summer thanks to the orphanage of Human Traction association. I couldn’t imagine that in the village only tomatoes, legumes and potatoes were available cause of the dry winter season. I was practical of the area and so once a week I went to the capital to buy pasta and be able to survive without eating that disgusting Nepalese Dal Bhat every day. Actually, the profusion of pasta and potatoes made glycaemia rising up as extra virgin oil, reintroduced in my diet thanks to an Italian volunteer of the association who had brought two bottles from Italy. If I could manage the glycemic curve during the day, during the night glycaemia constantly raised up. The fact is I considered that period a brief break from typical Indo – Nepalese food and so I grant to myself excessive quantity. Bureaucratic issues prolonged this break for too long. Finally during the first days of December I was able to leave, leaving definitely behind Nepal, directing my attention toward the unknown northwestern territories. After few days, waiting for the permit to cross the Burmese border by land, I was hosted by a farm in Manipur, close to Imphal. Manipur is an Indian country but it seeks autonomy. Food is exquisite, however it’s completely different from western India’s one, except for rice. I’m a guest so it’s really hard to make them understand I have to leave some rice every day to keep my glycaemia balanced. On one side the average glycaemia value is higher but on the other side, variability is way reduced. Some pick, above all during the night, are evident. I just crossed the Burmese border but a tragic news came from Italy and I had to go back home. My dad was in a critical situation for a bad incurable sickness and he won’t be able to survive for more than few weeks. During my forced stay in Italy, I grab the chance to run some blood tests to evaluate the evolution of diabetes in the last 8 months. These are the results: Height: 184 cm Weight: 71 kg BMI: 20,97 Waistline: 82 cm Systolic pressure: 102 mmHg Diastolic pressure: 70 mmHg Cardiac frequency: 72 bpm Fast Glycaemia: 134 mg/dl Glycated hemoglobin HbA1c: 7,2% Cholesterol: 140 mg/dl Cholesterol HDL : 39 mg/dl Tryglicerid post 12h fast: 105 mg/dl Cholesterol LDL : 80 mg/dl Creatinine: 0,73 mg/dl Microalbuminuria : 14,3 mg/l Insulin current dosage: rapid breakfast 5 UI (ex 8 UI apr. 2014) Rapid lunch 6 UI (ex 8 UI apr. 2014) Rapid dinner 8 UI (ex 10 UI apr. 2014) Basal dinner 22 UI (ex 28 UI apr. 2014) I have lost 10 kg in 8 months, glycated hemoglobin decreased of a 0,4% and dosages too. Glycemic compensation was good as pressure control and LDL cholesterol levels. Neither after a month in Italy I find the strength to leave again, exactly from where I had arrived without flights, that is Bangkok and Thailand. Times are really short; I had to pass through South East Asia without flights in less than a month, so Thailand, Cambodia and Laos going back to China to reach Hong Kong where my cargo would have set sail to Australia. I found noodles and soups in Thailand, Cambodia and Laos, leaving rice behind me. I had difficulty in finding vegetarian food but my glycemic curve came back to better values. I had the same problem as seven months before in China because it was very difficult to understand what I was eating, but this time I had my Abbott Freestyle Libre with me to check my daily glycemic cures and to correct me was very easy. Ultimately my last month, thanks to physical activity and the abandon of rice and potatoes, diabetes came back to better values. What is waiting for me is a country I know since I had spent there some months ten years ago. A country where raw material are extraordinary and variety of food won’t be missing. But this is the new adventure already…

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L'India e il diabete: un rapporto difficile

Mumbai

Tre mesi in India. Tanto è durata la mia avventura in questo meraviglioso paese. Spiritualità orientale e tanta energia positiva, culture e religioni diverse, così come cibi e abitudini.
Ma attraversarla da est a ovest e poi da nord a sud ha significato, per la prima volta in questa mia avventura, entrare in contatto con persone diabetiche. Il diabete, soprattutto quello di tipo 2, qui è diffusissimo.

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Il nuovo sensore Abbott FreeStyle Libre... Direttamente dalle isole Andamane!

Quando ho iniziato a pianificare la mia avventura uno degli aspetti più critici era la gestione del diabete.
È inutile nascondersi dietro a un dito, le preoccupazioni erano tante.
Come già detto più volte il supporto del mio diabetologo, il dottor Genovese dell'IRCCS Multimedica di Milano, è stato di fondamentale importanza.

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L'intervento del Dr.Genovese @EASD 2014 - vienna

L'intervento del Dr.Genovese @EASD 2014 - vienna

Vi riporto l'intervento del Dott.Stefano Genovese al convegno europeo del diabete a Vienna lo scorso 15 settembre. Dal minuto 14:22 lo sentirete parlare del mio caso e del progetto TripTherapy.

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La nostra azienda sfrutta nelle presenti pagine web tecnologie facenti ricorso ai così detti “cookies” e questa informativa ha la finalità di illustrare all’utente in maniera chiara e precisa le loro modalità di utilizzo. Il presente documento annulla e sostituisce integralmente eventuali precedenti indicazioni fornite dall’azienda in tema di cookies, le quali sono quindi da considerarsi del tutto superate.

Cosa sono i cookies
I cookies sono stringhe di testo (file di piccole dimensioni), che i siti visitati da un utente inviano al suo terminale (pc, tablet, smart phone, ecc.), ove vengono memorizzati per poi essere ritrasmessi agli stessi siti che li hanno inviati, nel corso della visita successiva del medesimo utente.

Tipologie di cookies e relative finalità
I cookies utilizzati nel presente sito web sono delle seguenti tipologie:

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Per disabilitare i cookies e per impedire a Google Analytics di raccogliere dati sulla navigazione, è possibile scaricare il componente aggiuntivo del browser per la disattivazione di Google Analytics cliccando sul seguente link: https://tools.google.com/dlpage/gaoptout.

Le impostazioni del browser
Informiamo inoltre che l’utente può configurare, liberamente ed in qualsiasi momento, i suoi parametri di privacy in relazione all’installazione ed uso di cookies, direttamente attraverso il suo programma di navigazione (browser) seguendo le relative istruzioni.
In particolare l’utente può impostare la così detta “navigazione privata”, grazie alla quale il suo programma di navigazione interrompe il salvataggio dello storico dei siti visitati, delle eventuali password inserite, dei cookies e delle altre informazioni sulle pagine visitate.
Avvertiamo che nel caso in cui l’utente decida di disattivare tutti i cookies (anche quelli di natura tecnica), la qualità e la rapidità dei servizi offerti dal presente sito web potrebbero peggiorare drasticamente e si potrebbe perdere l’accesso ad alcune sezioni del sito stesso.

Indicazioni pratiche rivolte all’utente per la corretta impostazione del browser
Per bloccare o limitare l’utilizzo dei cookies, sia da parte del presente sito che da parte di altri siti web, direttamente tramite il proprio browser, si possono seguire le semplici istruzioni sotto riportate e riferite ai browser di più comune utilizzo.

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