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Vedi mai una stella cadere e non ricordi cosa desiderare?

Varanasi

Varanasi.

Varanasi è sporca, sudicia e lurida.
Trovi più mucche che cani randagi per strada e le scimmie sono piuttosto aggressive.
I topi sono dappertutto e alcuni Sadhu ti mostrano cobra in cestini di vimini che tengono solitamente per terra, dove ci puoi tranquillamente inciampare.


Le strade sono malmesse, piene zeppe di spazzatura e feci,e ai lati trovi poveracci e infermi che aspettano solo la loro ora.

Varanasi è vera, è un pugno nello stomaco, ma è anche un tuffo al cuore. Un ossimoro vivente.
È affascinante come pochi posti al mondo.
È contraddittoria perché in mezzo a tutta quella sporcizia, a quegli odori, si respira aria di sacralità ovunque.
È bellissimo perdersi tra i piccoli vicoli del centro antico. Dietro ogni angolo può nascondersi un tempio.

Varanasi è una delle città più sacre dell'India: qui quando si muore il corpo viene bruciato sui ghat e riversato nel fiume sacro: la Ganga. Sì perché qui non si chiama Gange e quando senti il nome o ti siedi a guardarlo al tramonto senti pure vibrazioni.
La Ganga è lo specchio della città: sporca e inquinata, ma le persone continuano a farci il bagno convinte di purificarsi.
La Ganga. Un immensa distesa marrone che magicamente si colora di rosa al tramonto.
Seduto in un lassi shop vedo passare persone che recitano una sorta di mantra e che trasportano sulle spalle una barella coperta da vestiti rossi e dorati. "Ram nam satya hai" ovvero il nome di dio e' verità. Le seguo e scopro che si tratta dei corpi che vengono portati al ghat. Qui ne bruciano oltre duecento al giorno e farsi cremare a Varanasi ha una valenza simbolica assoluta. È la Moksha...la gente muore a Varanasi per liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni. Fa caldo al burning ghat, cataste enormi di legna coprono la vista del fiume. Li vedi i corpi che bruciano, li riesci a riconoscere nitidamente, ne respiri l'odore che è acre e molto forte. Le immagini sono dure, ma senti quell'importanza data a queste cerimonie fuori dal tempo, qui ancora fortemente radicate. Qui a Benares.
Benares è uno dei nomi di questa città , che è la più antica al mondo ancora vissuta.
L'atmosfera è elettrizzante e in mezzo a mille persone che provano a venderti qualunque cosa, dal fumo ai mala, fino alle gite in barca, vi sono fantastiche persone pronte a darti una mano senza chiedere in cambio nulla. Mi è capitato di incontrare un giovane indiano, grazie ad una ragazza italiana, che ci ha fatto entrare nell'inviolabile tempio Kashi Vishwanath conosciuto ai più come Golden Temple, senza chiederci mezza rupia di mancia.
Il tempio Kashi Vishwanath non è un posto per turisti. È un luogo sacro induista e in passato è stato oggetto di pesanti minacce di terrorismo. È pertanto piantonato da innumerevoli poliziotti e per entrare occorre lasciare tutto, ma proprio tutto, in improbabili cassette di sicurezza lungo la strada. Era un occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e così consegno, non senza timori, i miei effetti ad uno sconosciuto per strada. Mi da una chiave scassata e spero che creda nel karma affinchè non approfitti della mia fiducia derubandomi.
Si passa il controllo della polizia e veniamo avvisati che l'ingresso è riservato ai soli induisti.
Il secondo controllo è più duro, ci chiedono il passaporto e iniziano a schedarci: ci viene mostrato un chiaro cartello in cui si ribadisce che l'ingresso al tempio è vietato ai non credenti. Poi la fatidica domanda: siete induisti? Non ce la facciamo a mentire del tutto e dichiariamo che stiamo studiando per diventarlo, che siamo di passaggio a Varanasi, che studiamo la religione in un ashram e che vorremmo cogliere l'occasione di visitarlo perché fortemente motivati.
Ci viene chiesto, in tono molto severo, di parlare della religione e di mostrare che effettivamente ne volevamo far parte.
Fortunatamente da poco ero venuto a conoscenza della storia e del ruolo di Ganesh all'interno di questa, così passo l'esame.
Siamo dentro, ma subito ci sentiamo profondamente in imbarazzo. Questo è un posto davvero sacro e bellissimo, ma siamo gli unici occidentali. Veniamo fissati continuamente in attesa dei nostri inevitabili errori. Seguiamo le altre persone e cerchiamo di imitarli. Non è semplice. Riceviamo un paio di benedizioni e ci ritroviamo con la fronte colorata in pochi minuti. Preghiamo non so quali dei e ripetiamo gesti innaturali. Il gioco dura poco perché si accorgono della nostra ignoranza e ci chiedono gentilmente, ma decisi, di uscire.

Francamente non lo ripeterei. Mi sono sentito irrispettoso di una cultura e di una religione e non ero a mio agio. Mi sono giustificato dicendo a me stesso che era un esperienza da provare all'interno del giro del mondo, ma mentivo.
Ho sempre ritenuto di aver rispetto per qualunque credo religioso e che se mi fossi mosso all'interno di questi luoghi di culto con la dovuta cura ed attenzione non facessi nulla di male.
Mi sbagliavo. Ho violato un luogo sacro. Non me ne pento, ma non ne faccio un vanto. A casa spesso chiediamo rispetto per i nostri luoghi e oggetti di culto, ma poi siamo noi i primi a non farlo quando ci troviamo nella situazione opposta.
Un'altra lezione di vita imparata.

Varanasi per me è stata l'occasione di ritrovare un caro amico: eravamo colleghi in banca quando frequentammo il corso da cassieri insieme a Brescia. Le filiali eran diverse, ma avevamo legato molto, forse parlavamo già la stessa lingua. Era settembre e a dicembre ci sentimmo perché io volevo dimettermi per accettare una proposta di lavoro nel turismo e lui quella mattina aveva appena dato le dimissioni per andare in un altro istituto. Alla fine io rimasi dov'ero poiché mi concessero il fatidico "tempo indeterminato" a fronte delle mie paventate dimissioni. Lui andò di la e ci perdemmo di vista fino all'avvento di Facebook.
Circa tre anni fa ci sentiamo perché avevo ricevuto un'offerta di lavoro per l'istituto bancario presso cui lavorava e così chiesi consiglio. Mi convinse che era una buona occasione, ma per qualche mese non se ne fece nulla. Alla fine arrivó la chiamata e accettai. Ero in quel periodo della mia vita in cui avevo già capito che la mia carriera in banca sarebbe prima o poi finita poiché mi rendevo sempre più conto che non faceva per me. L'occasione tuttavia era buona e non mi feci pregare. Il primo giorno nella nuova realtà lo chiamo contento di aver ritrovato una cara persona. Mi risponde che quello era il suo ultimo giorno. Destini incrociati e sfuggevoli. Aveva dato corso alle sue passioni e desideri così oggi, oltre ad essere un maestro di yoga, è diventato pure osteopata. Chapeu. Facebook aiuta a tenersi in contatto così lui viene a sapere della mia avventura e aveva già pianificato una vacanza in India. I tempi però ancora non combaciavano secondo le mie iniziali intenzioni, ma poi ci si è messa di mezzo la vita e le bizze del consolato indiano di Kathmandu e così eccoci insieme, finalmente entrambi liberi e consapevoli di aver dato corso alle proprie passioni e aspirazioni.
E fu così che di fronte alla Ganga al tramonto mi tenne una lezione su Ganesh, la lezione che mi permise l'ingresso al tempio Kashi Vishwanath.

Varanasi è questo: magia e karma che si intrecciano.

Varanasi è Benares, una città senza tempo sulle sponde della Ganga.





 

 

Varanasi is filthy and polluted

While walking around it's rather easier to find more cows than street dogs and monkeys are quite aggressive.
Rats are everywhere, it's easy to bump into Sadhus showing off their cobra which they usually keep in wicker baskets on the ground, right there where you can easily stumble.
Roads are in really poor shape, crammed with garbage and feces, on the sides there are many poor and sick people, just waiting for their last hour. People die on the road, just a step away from you.


Varanasi is true, it's like a punch in the stomach, a heart skipping beat experience. It's an oxymoron and one of the most fascinating city I've ever seen.
Surrounded with sacredness in the air despite the filthy smell, it's an high contrasts place. It's great to get lost in the narrow alleys of the old town, discover beautiful temples just behind the corner.

Varanasi is one of the holiest cities in India: here when you die your body is burned on the ghats and poured into the sacred river: the Ganga. Yes, because here Ganges river is called the Ganga and you can feel deep vibrations when you hear this name, or you sit down there watching the sunset.

The Ganga is a mirror of the city itself: it's dirty and polluted, but people keep bathing in because in this way way they purify themselves.

Yeah,The Ganga. A huge brown river that magically turns pink at sunset.

I was sitting in a lassi shop when I saw people pass in the street carrying on their shoulders a stretcher covered with red and golden cloths; they were repeating a kind of mantra : "Ram nam satya hai", for which the translation is: "the name of God is truth".
I follow them and I found that these were the bodies brought to the ghat. Here they burn more than two hundred bodies per day. To be cremated in Varanasi has an utter symbolic value. It is the Moksha ... people die in Varanasi to get free from the cycle of reincarnation.
It's really hot at the burning ghat, huge wood piles cover the view of the river. Here you clearly recognize the burning bodies and breath the acrid, strong smell coming through. It's an impressive scenario indeed, where one can feel the importance given to these ceremonies, so out of time, but yet deeply rooted here.
Here at Benares.
One of its names is Benares, it is one of the oldest continuously inhabited cities in the world.
The atmosphere is electrifying and it's difficult to get rid of thousand people trying to sell you anything from hashish to malas, up to boat trips. But still, there are great people out there ready to lend a hand without asking for anything in return. I met an Indian guy, thanks to an Italian girl, who let us into the unaccessible Kashi Vishwanath temple without asking us any tip.
Kashi Vishwanath Temple is not a place for tourists. It is a sacred Hindu temple and in past it had been the target for serious terrorism threats, therefore is strictly surveilled by many police officers. To enter you must leave everything, absolutely everything, in unlikely lockers along the way.
It was a great opportunity, too good to pass up, so I gave, not without fear, my belongings to a stranger on the street. He handed me a battered key while I was hoping he believed in karma so that he wouldn't take advantage of my trust stealing my valuables.
We passed a police control and they warned that us the temple was restricted to Hindus.
The second control was harder, we showed them our passport and they started to fill many different forms: they showed us a clear sign which reiterated that the entrance to the temple is forbidden to non-believers. Then the big question: are you Hindus? We couldn't completely lie  , so we declared we were studying to become Hindu in an ashram and passing through Varanasi, we wouldn't miss the chance to visit the holy temple.
We were asked, in a very severe tone, to tell them something about  Hindu religion and to show them that we actually wanted to be a part of it.
Fortunately I recently became aware of the history and role of Ganesh in this, so i passed the exam.
We were inside, but we felt deeply embarrassed. This is a really sacred place, and we were the only westerners. We were continuously observed by people waiting for our inevitable mistakes. We followed others trying to imitate them. It wasn't easy. We got a couple of blessings and our fronthead became full of color in a few minutes. I do not know the unnatural gestures I repeated and the Gods to whom I prayed to.
The trick didn't last long because they recognized our ignorance and asked us politely but firmly to get out.

Frankly I would not repeat it.
I felt disrespectful to a culture and its religion, and I wasn't at ease.
I justified by telling myself that it was just another experience in my trip around the world, but I was lying.
I have always believed to have respect for religious beliefs and that if I moved within these places of worship with due care and attention it couldn't be bad.
I was wrong. I violated a sacred place. I do not regret it, but I do not boast neither. Back in our home Country we ask respect for our sacred places and objects, but we're the first not to do so when we find ourselves in the opposite situation.
Another life lesson learned.

Varanasi was also an opportunity to meet a dear old friend of mine: we were colleagues in a bank when we attended the cashiers course together in Brescia. We were in different branches, but we had tied up a lot, maybe because we already "spoke the same language".
That was in September, in December I called him because I wanted resign to accept a new job offer in tourism, that morning he had just resigned to move to another bank. In the end I stayed where I was because I gain the fateful "permanent employment contract" in response of my prospected resignation. We lost contact until the advent of Facebook.
I wrote him about three years ago when I had received a job offer from the same bank he was working for and I asked him for some advice. He convinced me that it was a good opportunity, but for a few months it all came to nothing. Eventually the call came after and I accepted.
I was in that period of my life where I've already realized that my bank career was about to come to an end, sooner or later, because I increasingly figured out that it wasn't for me. The occasion, however, was good and I accepted.
The first day in the new setting I was glad to meet him again. But when I called him, he replied that that was his last day there. Crossed yet elusive destinies. He had given free rein to his passions and desires and today, in addition of being a master of yoga, he has become an osteopath. Chapeu. Facebook helps people to keep in touch so he came to know about my adventure when he had already planned an holiday across India. Time, however, still didn't fit according to my original intentions. Then life played its giggle, plus the whims of the Indian embassy in Kathmandu, we got the chance to meet again.
And so here we are together, finally both free and conscious of having complied with our passions and wishes.
It happened in front of the the Ganga at sunset, he gave me a lecture about Ganesh, the lesson that allowed me to enter in the Kashi Vishwanath temple.

That's Varanasi: where destiny and karma weave together.

Varanasi is Benares, a timeless city on the banks of the Ganga.

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