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Le mille luci di Hong Kong

Hong Kong

Non amo follemente le città e tantomeno le metropoli. Quando quasi un anno fa progettavo il mio giro intorno al mondo mi immaginavo questi giorni in Indonesia, sulle isole Gili, oppure a Flores, un vero paradiso terrestre. Alla peggio potevo essere a Timor est, uno di quei posti che sicuramente entrando nelle agenzie di viaggio non avete mai sentito nominare. Affascinato dai posti più remoti non potevo farmi mancare un isola sperduta dove persino le migliori assicurazioni internazionali non coprono alcun sinistro.


Forse non tutti sanno quanto sia difficile includere l’Australia in un giro del mondo senza aerei. Non solo trovare il modo per andarsene, attraverso una traversata transpacifica in barca, già di per sè di difficile risoluzione. No, no, è proprio l’arrivare in Australia la parte più difficile. L’idea era appunto arrivare in Indonesia, ma il visto indonesiano è solo di trenta giorni ed è estendibile solo a Bali o Giakarta. Quindi potevo contare unicamente su 30 giorni da Bali a Flores fino a Timor. E poi? Poi cercare di trovare un passaggio barca verso Darwin in Australia. La stessa situazione che avevo vissuto alle Andamane senza, tuttavia, avere possibilità di appello poiché non sarei mai riuscito a rientrare a Bali in tempo per poter estendere il visto.
Purtroppo poi, chi mi doveva aiutare dall’Australia, di stanza proprio a Darwin, si è rivelata una di quelle persone che ci sono solo a parole e non poi con i fatti. Conta su di me ti dicono, e poi il silenzio.
Non avevo altri agganci e tutte le mail che spedivo a qualche compagnia marittima mi rimbalzavano. Sembrava che questo non fosse il periodo migliore per la traversata. E così, in un freddo pomeriggio nepalese mi sono rassegnato all’idea di dover saltare l’Indonesia e mi son impegnato a cercare un cargo che facesse spola dall’Asia.
E così le correnti dell’universo, anziché a sud mi hanno trasportato ad Hong Kong, dove sarebbe salpata la nave mercantile che in undici giorni mi avrebbe portato a coronare il primo grande obiettivo di questo giro per il mondo: l’Australia.

Una settimana prima, mentre mi trovavo nel Laos, mi informano che il cargo è in anticipo e così devo precipitosamente arrivare ad Hong Kong. Passo per lo Yunnan cinese, ma non ho il tempo di poterlo visitare. Da Kunming prendo un treno che in trenta ore mi porta a Shentzen, l’ultima città cinese prima di Hong Kong. Si perché Hong Kong non è Cina, ma fortunatamente non richiedono visti particolari. Il passaggio è fantastico, sembra di essere all’interno di un gigantesco centro commerciale americano dove tra scale mobili ed ascensori si svolgono le pratiche di immigrazione. Ogni giorno un flusso enorme di persone fa la spola tra la Cina e l’ex colonia britannica. Questo perché Shentzen è uno dei posti più economici al mondo dove fare shopping di merce contraffatta del tutto simile all’originale. I prezzi salgono proprio in virtù di quanto l’oggetto è fedele all’originale. Per ogni borsa, cintura, scarpa, ci sono almeno cinque fasce di prezzo.
Non me ne curo, non ho soldi, ma soprattuto non ho tempo da investire e così per la seconda volta nell’arco di sette mesi saluto la Cina.
Mi accorgo di essere ad Hong Kong immediatamente grazie al fatto che la popolazione locale parla un ottimo inglese quando solo pochi metri prima riuscire a farsi comprendere era pura e semplice utopia. Appena fuori dai banchi di immigrazione trovo negozi che vendono sim locali a prezzi stracciato, così ne approfitto immediatamente dato che non ho idea di dove alloggiare e una connessione internet a portata di mano mi sembra l’idea migliore.
Un ragazzo strafatto di cocaina mi vende la scheda e sono pronto ad immergermi nella grande metropoli.
I prezzi sono alle stelle e, visto l’imminente capodanno cinese, nessun contatto di couchsurfing è disposto ad ospitarmi. Così la soluzione più economica risulta essere un ostello alla modica cifra di 14 euro.
La metropolitana è facilissima da utilizzare e in una ventina di minuti mi ritrovo nella via principale della città.
Booom!
Migliaia di persone.
Traffico.
Luci dappertutto.
Grattacieli.
Brand occidentali.
Cuffie da rapper per la musica in testa e sul collo.
Giacche e cravatte.
Un incubo.
Come se non bastasse trovo subito l’ostello che si trova in una palazzina gestita da indiani dove ad ogni piano vi è un ostello diverso. Appena fuori dal palazzo sembra di essere proprio in India con i procacciatori d’affari che cercano di venderti un alloggio o un abito o una scheda cellulare. Sento un po di malinconia per i tempi indiani andati.
L’ostello è terribile, ma per fortuna le camere sono piccole e la dividiamo solo in quattro.
Sono spaesato e frastornato.
Quasi nove mese d’oriente e ritrovarsi catapultato in una metropoli del genere è stato uno shock. Mi faccio una doccia, controllo un po’ internet e cerco sostanzialmente di perdere tempo in attesa del domani. Ad un certo punto mi faccio forza ed esco a cena. Che cosa potrei mangiare ora qui? Abituato ai mercatini, alle bancarelle per la strade, ai ristoranti locali.
Mi guardo intorno e vedo solo ristoranti ordinati, puliti, con i menu in bella vista, carissimi.
Fortunatamente una cara amica spesso lavora ad Hong Kong e così mi faccio suggerire dove poter recuperare qualcosa di tradizionale, d’altronde pare che Hong Kong sia una dei posti migliori in Cina dove degustarne le specialità. Così è, infatti ,mangio qualche pietanza squisita, recupero le forze e decido di avventurarmi nella città.
Passato lo shock iniziale, dovuto probabilmente all’orario di punta nell’ultimo giorno lavorativo prima del capodanno che qui è un po’ come ritrovarsi a Milano in metropolitana prima e in tangenziale poi, nell’ultimo venerdì pomeriggio di luglio…
Arrivo sul lungomare, una bellissima passeggiata sul cui sfondo si stagliano meravigliosi grattacieli colorati. Una skyline mozzafiato, come non ne avevo mai viste prima.
Resto letteralmente a bocca aperta da tale spettacolo. Sono nel bel mezzo dello show di luci serale ed è semplicemente impressionante. La città inizia a piacermi e vado a letto emozionato e sereno.
Al mattino al risveglio incrocio Dave, il mio compagno di stanza americano e gli propongo di fare colazione insieme. Ormai avevo i contatti che mi avevano segnalato, quindi non potevo certo sbagliare.
Scopro che anche lui è un blogger e sta girando il mondo. Ha lavorato un paio d’anni in Italia e così parliamo anche di casa. Mi sembra sul pezzo e non avendo studiato nulla della metropoli gli chiedo di poterlo accompagnare a visitare la città.
L’idea che mi ero fatto di Hong Kong era completamente sbagliata. Non vado matto per grattacieli e cemento, ma questa metropoli mi ha letteralmente conquistato. È pulita, viva, caotica, ma ordinata allo stesso tempo. Le opere architettoniche sono una più bella dell’altra e tutto intorno il mare.
La sera resto ancora folgorato dalle luci dei grattacieli e dai disegni che mostrano nel cielo. Mi sento un bambino la prima volta al luna park.
Il mattino seguente ho bisogno di qualcosa di diverso e così mi dirigo a visitare il grande Buddha, una gigantesca statua a protezione della baia dove i fedeli si riuniscono a pregare. Ovviamente ne hanno fatto un attrattiva turistica con tanto di funicolare in cristallo per poter ammirare i boschi sottostanti mentre si sale verso la montagna. Nulla di fuori luogo, anzi, coerente con l’ambiente senza essere ostentato. Salgo sulla montagna, mi faccio largo tra i turisti e mi perdo a contemplare l’ultima Buddha di questa mia avventura. Quasi a ricordarmelo mi squilla il cellulare. È l’agente portuale, mi informa che il mio imbarco è previsto per la sera stessa e così devo rientrare verso l’ostello, preparare le mie cose e partire.

Mentre torno guardo il cielo, coperto dai mille grattacieli. Non mi aspettavo un saluto del genere all’Asia, ma non mi dispiace affatto.
Anzi, Hong Kong alla fine mi ha mostrato ancora una volta ciò che l’Asia è stata in grado di offrirmi per sette mesi: capace di sorprendermi ogni volta.


**********************








The thousands lights of Hong Kong
I don’t really love cities and even more metropolis. One year ago, while I was planning the trip around the world, I was imaging spending these days in Indonesia, on Gili islands or in Flores, a real earthly paradise. At worst I could have been in Timor est, one of those places never mentioned by travel agencies. So enthralled by faraway places, I couldn’t miss an island in the middle of nowhere where even the best insurance agencies don’t have any kind of insurance policy. Maybe, not everyone knows how difficult is ruling in Australia in a trip around the world without flights. It’s difficult finding the way to leave through a trans-Pacific crossing on a boat and even more reaching Australia itself. The initial idea was getting to Indonesia but Indonesian visa lasts only 30 days and it’s extendable only to Bali and Jakarta. So I could rely only on 30 days from Bali to Flores till Timor. And then? I would have tried to find a boat lift to Darwin, Australia. The same situation I lived on Andaman Islands without any possible appeal because I wouldn’t have been able to go back to Bali and extend the visa. Unfortunately, the person who should have helped me from Australia, living exactly in Darwin, turned out to be one of those who promise but don’t keep. They tell you to count on them but then, silence. I didn’t have any other contact and all emails sent to nautical agencies were rejected. This time seemed to be the wrong one for the sea crossing. So, in a cold Nepalese afternoon, I give up the idea of setting sea from Indonesia and I tried to find a cargo leaving from Asia. Universe’s strains brought me to Hong Kong instead of the South, where the cargo would have sailed from and in 12 days I would have conquered the first goal: reaching Australia. A week before, while I was in Laos, I had been informed about the advance sailing of the cargo and so I had to reach headlong Hong Kong. I pass through Chinese Yunnan but with no time to visit it. From Kunming I catch a train to Shentzen taking 30 hours, the last Chinese city before Hong Kong. Yes, Honk Kong is not a Chinese city but fortunately they don’t ask for special visa. The passage is amazing, it seems to be in a big American shopping mall where immigration procedures are ruled among escalators and lifts. Every day, a giant flow of people comes and goes between China and the ex-British colony. Indeed, Shentzen is one of the cheapest places of the world to shop smuggled goods really similar to the original one. There are five price categories for each bag, shoe, belt. I don’t care about it, I have no money but above all, time, so I say goodbye to China once again. I realize to be in Hong Kong because people speak a great English in comparison with some meters behind, where trying to communicate was impossible. As soon as I go out from immigration counters, I find shops selling really cheap local sim cards, so I take advantage of it and I buy one since I have no place to stay and having an internet connection seems to be the best idea. A cocaine stoned guy sells me the card and I’m ready to dive into the metropolis. Prices are high and no couchsurfing is available because Chinese New Year is coming. The cheapest solution is a hostel for 14 euros. The subway is easy to use and in 20 minutes I’m on the principal street of the city. Boom!
Thousands of people.
Traffic.
Lights everywhere.
Skyscrapers.
Western brands.
Rapper headphones on the neck and the head.
Jackets and ties.
A nightmare.
If this wasn’t enough, I find the hostel located in a building ruled by Indians where you find a different hostel on each floor. Just outside of it it seems to be in India where deals brokers try to sell you an accommodation, a phone card or clothes. I feel a little bit of melancholy for the good old Indian days. The hostel is awful but fortunately rooms are small and we are only four sharing. I’m confused and daze. It’s been a shock after nine Orient months being thrown in such a metropolis. I take a shower, check internet and try to spend some time waiting for the day after. At a certain point I encouraged myself to go out for dinner. What could I eat here? I was used to markets, stands by the roads, local restaurants. I look around and I see only tiny restaurants, clean, showing their menus, really expensive. Luckily one of my best friend often works in Hong Kong so I ask her some good advices to find something traditional; Hong Kong seems to be one of the best place in all China where taste good specialties. It is indeed, I taste some delicious dishes, I recover my strength and I decide to gamble in the city. The initial shock was huge, maybe the crowd was caused by the rush-hour of the last working day of the year, and basically it’s like being in Milan in the subway first and on the orbital road afterwards, the last July Friday. I reach the promenade, a beautiful pathway and in the background, magnificent colorful skyscrapers stand out. Such a stunning skyline, never seen before. I was gob smacked by the view. I’m in the middle of the evening lights show and it’s really impressive. I start liking the city and I’ excited and peaceful when I go to bed, when I wake up I meet Dave, my American roommate and I ask him to have breakfast together, I had the contacts I needed so I couldn’t be mistaken. I find out he is a blogger too and he is wandering around the world too. He worked a couple of years in Italy and so we talk about home too. He seemed experienced so I asked him to follow him around the city. I was so wrong about Hong Kong. I’m not a big fan of skyscrapers and cement but this metropolis conquered me. It’s clean, alive, chaotic but orderly. Architecture works are one better than the other and all surround the sea. In the evening I stare at the skyscrapers lights and the paintings they make in the sky. I feel like a kid the first time at the amusement park. The next morning I need something different and so I go to the big Buddha, a giant statue protecting the bay where the followers pray. They made it a touristic attraction obviously with a crystal funicular railway to admire the woods underneath while going up to the mountain. Nothing out of place, actually it was coherent with the surroundings without being showed off. I go on the top of the mountain, I muscle in among the tourists and I lose myself contemplating the last Buddha of my adventure. My phone rings, almost to remind me of that. It’s the port agent telling me that the boarding is going to be the same evening so I have to go back to the hostel, pack and leave. Going back, I look at the sky, covered by thousands skyscrapers. I didn’t expect a goodbye like this to Asia, but it’s not bad though. Actually Hong Kong showed me what Asia had given me for seven months: being able to surprise me every time.

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283 giorni, 17 nazioni, 46.662 chilometri, senza a...
Tieni viva in te la capacità di continuare a merav...

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Commenti 1

Ospite - Arioh il Giovedì, 05 Marzo 2015 17:49

Wow! Ad un certo punto del video mi girava un poco la testa però wow! wow! wow! :-) ;-) ;-)
E della Skyline notturna che dire...veramente psichedelica ma affascinante!!

Saluti e di nuovo buona traversata.
Arianna

Wow! Ad un certo punto del video mi girava un poco la testa però wow! wow! wow! :-) ;-) ;-) E della Skyline notturna che dire...veramente psichedelica ma affascinante!! Saluti e di nuovo buona traversata. Arianna
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