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L'avventura in Cina

Great wall of China

Con il mio giro del mondo senza aerei ho raggiunto la Cina e qui mi sono fermato circa tre settimane, attraversando le regioni di Pechino, dello Shaanxi, del Sichùan ed infine mi appresto proprio in questi giorni ad entrare in Tibet.
Arrivare in Cina dalla Mongolia è stato un impatto molto forte soprattutto per aver lasciato i cieli tersi e l’aria pulita della terra di Gengis Khan in favore dell’inquinamento delle metropoli cinesi, nelle quali si fatica davvero a respirare. Il clima è simile a quello della mia pianura padana: inverni freddi ed umidi, estati calde e con l’afa persistente.
Tuttavia ho ritrovato elementi importantissimi dell’alimentazione, ormai dimenticati in Russia e Mongolia, come la frutta fresca, in Cina addirittura si trova quotidianamente a prezzi accessibili quella tropicale, e la verdura.
Già a Pechino ogni quartiere ha il suo mercato ed approvvigionarsi di questi alimenti è facile ed economico. In tutta la Cina tuttavia questi mercati sono dappertutto e la scelta è davvero ben assortita.
Un capitolo a parte merita tuttavia l’intera cucina cinese, che non ha niente a che vedere con quella unta, fritta e dolciastra che siamo soliti mangiare nei ristoranti cinesi in Italia.
Qui l’alimentazione è molto varia e, come a casa nostra, cambia radicalmente da città a città. Le abitudini stesse sono molto diverse in quanto i cinesi non sono soliti cucinare in casa in quanto le loro abitazioni sono piccole e modeste, la cucina è spesso sacrificata ed i loro piatti sono composti da ingredienti che lasciano odori intensi come il pesce, l’aglio, la cipolla. Ne risulta che mangiano sempre fuori casa, rendendo il pranzo o la cena un vero e proprio momento sociale. Ne giova la varietà dell’offerta e l’economicità della stessa in quanto è possibile sfamarsi con pochi euro grazie ai vari ristoranti “street food” così come concedersi per poche decine di euro una sofisticata cena al ristorante a base di anatra alla pechinese o pesce fresco e prelibato.

Dal punto di vista del diabete tuttavia non è stato tutto semplice per diversi motivi. Innanzitutto durante gli ultimi giorni in Mongolia, a causa di un difettoso cavo di alimentazione la mia macchinetta per il controllo continuo della glicemia è andata in tilt e, in attesa di una nuova spedita dall’Italia, son dovuto tornare ad utilizzare il mio vecchio glucometro. Niente di preoccupante, sono cose che possono capitare e che avevo messo in conto, se non che l’altro strumento mi avrebbe permesso di gestire meglio l’incognita dei cibi qui in terra d’oriente.
Sí, perché sebbene nella maggior parte dei casi si trattava di pietanze squisite e complete, al momento dell’ordinazione occorreva affidarsi al caso o al massimo a qualche foto sui menu. Pertanto, onde evitare fastidiose e pericolose ipoglicemie, visto che viaggio in solitaria e quindi i miei compagni di viaggio solo casuali ed improvvisati a cui non posso sempre spiegare di essere diabetico, ho sempre optato per una somministrazione di insulina leggermente inferiore per poi eventualmente correggere in base a quello che effettivamente mi veniva servito e alla quantità dello stesso.
Per aiutarmi in tutto questo ho fatto una scheda sim cinese e mi tenevo costantemente in contatto, fusi orari permettendo, con il mio dottore, il dott.Stefano Genovese del gruppo Multimedica di Milano, e con la dott.ssa Alessandra Bosetti, nutrizionista dell’ospedale Sacco, sempre di Milano, con i quali, grazie a whatsapp e mail riuscivo prontamente a ricevere aiuto nella valutazione dei cibi che consumavo.

La cucina cinese si basa essenzialmente su pietanze bollite, e quindi servite all’interno di fumanti e profumatissime zuppe oppure saltate nelle loro tipiche padelle chiamate wok. Entrambi i metodi di cottura aiutano i cibi a non essere troppo difficili da digerire in quanto anche nel caso delle pietanze saltate in padella, gli ingredienti vengono cotti per pochi minuti viste le altissime temperature raggiunte dalle stesse.
Aiutano nella gestione alimentare del diabete, il riso, onnipresente, così come i noodles che sono simili ad i nostri spaghetti o tagliatelle e possono essere di farina, di riso, o all’uovo, e i ravioli cucinati al vapore, solitamente ripieni di carne e verdura, anch’essi dappertutto.

Particolare attenzione va prestata ai fritti, che sono meno comuni, ma comunque molto diffusi in quanto spesso l’olio usato non è di girasole, bensì di palma, alquanto nocivo.

Personalmente dopo i primi giorni di ambientamento, pranzavo leggero con del riso e verdure saltate, mentre a cena mi concedevo un piatto di carne o pesce, spesso accompagnato da noodles per poter essere tranquillo con l’insulina somministrata. E la colazione? Qui amano la colazione salata e consiste in pane bianco cotto al vapore, morbidissimo, ripieno di carne o verdure.

Ad ogni modo credo che le difficoltà maggiori in Cina risiedano nella difficoltà di capire cosa è realmente contenuto nel piatto e quindi come comportarsi di conseguenza con i dosaggi poiché è un paese completamente sviluppato dove ad ogni angolo non mancano supermercati o piccoli rivenditori con tutto a disposizione per ogni esigenza.

Quindi se dal punto di vista dell’alimentazione la Cina non presenta grosse problematiche per una persona diabetica, vi sono altre considerazioni da tenere ben presenti. Innanzitutto le scarse condizioni igieniche: nelle grandi città spesso i locali ed i ristoranti sono sprovvisti dei bagni e occorre servirsi di quelli pubblici per strada, diffusissimi,ma le cui condizioni igieniche lasciano a desiderare. Vi lascio immaginare come può essere la situazione nelle città più piccole.
Inoltre i grossi problemi linguistici per cui può essere importante munirsi di un biglietto scritto in ideogrammi per avvertire in caso di malori la nostra patologia. Ultima cosa, non meno importante, se si viaggia low budget come il sottoscritto occorre tenere presente che negli ostelli non è prevista la cucina comune, ma spesso è offerto un servizio di ristorante. Al fine della conservazione dell’insulina sarà importante verificare sempre la presenza di almeno un frigorifero in cui poterla riporre durante il periodo di permanenza.
Con le dovute accortezze la Cina è pertanto un posto assolutamente consigliato da visitare anche perché oltre alla cucina ha tanto da offrire: templi antichi, città moderne, parchi naturali e antiche opere d’ingegno ed arte come la Grande Muraglia cinese e l’esercito di terracotta di Xi’an.

Ni háo mondo, vi saluto per entrare nel Tibet e sentirci nella prossima puntata dall’Himalaya.

Leggi l'articolo completo su Diabete.com

Guarda i video su Youtube:
Pechino
Ping Yao
Xi'an
Il Sichùan

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L'Himalaya: Tibet e Nepal
La transiberiana, la Siberia e l'arrivo in Mongoli...

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