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Itaca ti ha donato il bel viaggio. Senza di lei non ti mettevi in via. Nulla ha da darti più.

Torres del Paine - Argentina

Mi sveglio nel cuore della notte, ho le mani ghiacciate, il naso pure. Sento le gambe dure, mi giro dentro il sacco a pelo. Non riesco a trovare una posizione confortevole.
Dovrei pure pisciare, ma il freddo me lo impedisce.
È pazzesco, passo l'intera giornata a camminare con uno zaino pesante sulle spalle non vedendo l'ora di essere in tenda per riposarmi. Dopo qualche ora disteso quando il sonno si fa largo, ma poi cede il passo tra il freddo e i pensieri non vedo l'ora invece di essere nuovamente in cammino, per potermi riscaldare.

Mi rigiro un'altra volta, trovo una bella posizione, rannicchiato, il calore così non si disperde.
Mi addormento.
I sogni che faccio in questi giorni sono strani e profondi. Riesco a ricordarli perfettamente.
Ricordo che Charlie, il baba conosciuto in Nepal, un giorno mi disse che dormire in terra ci aiuta a rientrare in connessione con la pachamama. È una sorta di processo tantrico.
Forse è questa la ragione.
Passa circa un'ora, mi risveglio.
Devo pisciare, non resisto più. Mi faccio forza, apro il sacco a pelo, infilo le scarpe ghiacciate ed esco dalla tenda.
Il freddo è lancinante.
Cammino una decina di metri, trovo un albero e mi libero.
Finalmente.
Alzo gli occhi al cielo e appena la nuvola di vapore uscita dalla mia bocca si dilegua mi appare un cielo pieno di stelle.
Davanti ai miei occhi la croce del sud, il simbolo del mondo australe. La via lattea, luminosissima.
Il cielo stellato in questo emisfero è senza ombra di dubbio più bello del cielo nell'emisfero boreale. Qui si possono mirare più stelle.
Qui poi, nei boschi di Torres del Paine non esistono luci e le stelle paiono distanti poche centinaia di metri.
Fa freddo, ma non voglio subito terminare questa visione, così mi dirigo verso il mirador, una terrazza naturale di fronte al ghiacciaio.
Le luci delle stelle quasi si riflettono su questo ghiaccio millenario. Davanti a me un cielo doppio, uno spettacolo unico.
Mi lacrimano gli occhi, ma credo più per il freddo che per l'emozione, anche se è più poetico pensarla diversamente.
Respiro profondamente, l'aria mi pizzica le narici. Dietro alle mie spalle il passo Gardner, il momento più difficile di questa settimana di camminate tra le montagne di Torres del Paine: una salita impervia, un dislivello di 600 metri in meno di due chilometri. Una discesa fin quaggiù ancora peggiore con un dislivello di 800 metri.
Le ginocchia che non mi lasciano in pace.
I piedi faccio fatica a muoverli, ho dolori e vesciche ovunque.
Ma nulla può togliermi il sorriso di avercela fatta.
Nemmeno questo freddo, pungente che taglia in due la notte come la lamina affilata e sottile di un rasoio.
Da parte a me si aggirano due volpi, alla ricerca di cibo. Le guardo, con quelle code folte. Qui sono color argento, non rossicce come dalle mie parti. Non si curano di me, d'altronde in questo parco naturale gli animali sono abituati a convivere con gli esseri umani in una sorta di rispetto reciproco.
Torres del Paine, la Patagonia, una sorta di eden dove ho trovato il perfetto equilibrio tra l'essere umano e la natura circostante.
Luoghi raggiungibili solo a piedi o al più a cavallo. L'aria, incontaminata e fresca, l'acqua, pura, millenaria, provenire direttamente dai ghiacciai.
Ed io qui, piccolo e infreddolito, che ho attraversato mezzo mondo per cogliere queste sensazioni, queste sfumature.
Come le diverse sfumature del rosso degli alberi qui, ora che è autunno. Ho sempre odiato questa stagione perché portava in dote il termine dell'estate e preannunciava a suon di piogge l'inverno. Ora ne comprendo la bellezza e la poesia intrinseca perché ho il tempo di poterla assaporare.
Ripenso al mio viaggio, mi capita spesso ormai. Sono entrato forse in quella fase in cui la sorpresa ha ceduto il passo alla consapevolezza.
Non riesco più ad emozionarmi per qualcosa di grandioso, epico, da cartolina.
No, mi emoziono per le piccole cose, semplici.
Per i dettagli più che per il quadro in generale.
Ora sono giunto davvero alla fine del mondo, mancano pochi giorni e arriverò ad Ushuaia dove il traguardo non sarà unicamente simbolico.
Sará molto di più perché inizierà un nuovo viaggio.
Inizierà il mio lento rientro a casa.
Con la consapevolezza e la voglia di vivere i piccoli dettagli.

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Viaggio per perdermi e per ritrovarmi. Forse alla ...
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Venerdì, 19 Aprile 2024
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