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Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Tramonto a Puerto Madero - Buenos Aires - Argentina

È molto, molto difficile riuscire a spiegare a parole quello che per me è stata Buenos Aires. 

Una città con il suo microcosmo.
Incasinata, inquinata, frenetica.
Ma anche viva, frizzante, spregiudicata e poetica.
Un mese del mio viaggio, un mese della mia vita trascorso proprio qui, nella capitale argentina.


Questo giro intorno al mondo ha sempre alcuni elementi presenti, in costante connessione tra loro.
Di sicuro c'è la Pachamama, madre terra, che tuttavia qui a Baires ha ben poco di che mostrarsi. Il cemento è ovunque, pur con tutti i bellissimi parchi cittadini. L'altro elemento su cui ormai penso si basi la nostra esistenza sono le relazioni umane.
Ed è qui che Buenos Aires mi è entrata nel cuore.
Amicizie, prima di tutto.
Persone meravigliose che hanno accompagnato la mia permanenza nella capitale. Punti d'incontro, ma non solo.
Empatia, sorrisi, discussioni, abbracci e brindisi.
Baires da certi punti di vista ti disintegra: hai feste ed eventi tutti i giorni, tutte le sere.
Si perde facilmente il senso d'orientamento, quello che ti permette di muoverti nella vita reale. Ti cattura, ti imprigiona, il tempo scorre ad una velocità pazzesca e, come una sirena, ti attrae senza poterti poi liberare. È capitato anche a me, dopo due anni di vagabondaggio selvaggio, ho ceduto ai lussi della zona di confort come quella lasciata a casa oltre due anni fa.
Ho vissuto questo mese con la superficialità che mi ha sempre contraddistinto nella vita, quasi come alla ricerca di una vacanza dalla mia vita nomade. Sto parlando di quella superficialità di facciata, perché in realtà le domande ho sempre continuato a pormele. Ma a volte il problema sta proprio in questo. Il viaggio ti dà tante risposte, ma il problema restano le domande che uno si pone.
Vivevo lavorando in ostello. In centro, in uno di quelli ostelli dove ogni notte è festa.
Tanto il sesso, tanti i vizi a cui mi sono concesso.
Sedurre turiste con la storia del mio giro del mondo è stato un gioco da ragazzi fin da subito.
Facile, facile.
Ma non solo relazioni frivole, fugaci, di una notte.
No, fortunatamente in questa città ho conosciuto anche persone speciali che mi hanno fatto comprendere come fossi entrato in una nuova bolla di sapone, tanto bella, quanto fragile.
E il mio viaggio, ciò che rappresenta la mia massima priorità, mi ha riportato con i piedi per terra.
Bellissima Buenos Aires, fantastica l'Argentina, ma non potevo più restare. L'agio avrebbe rubato il posto alla curiosità e non potevo permetterlo. Ancora tanti chilometri, tanti i giorni davanti, diverse nazioni, culture e il continente africano.
Gli ultimi giorni li ho passati a camminare per la città, senza meta, senza telecamera.
Avevo bisogno di riappropriarmi della mia sensibilità, costruita in oltre 800 giorni di viaggio.
Camminavo per i quartieri, mi perdevo tra le sue vie, guardavo le facce della gente camminare, ascoltavo le loro conversazioni.
Una moltitudine di uomini e donne con le loro storie e che, in qualche modo, erano lì.
Al mattino quando mi svegliavo sorseggiavo un mate sul terrazzo contemplando la bellissima Plaza Congreso che avevo di fronte.
E guardavo la gente passare.
Mi chiedevo cosa ci fosse nella loro testa, nei loro pensieri, nelle loro vite. È stato quasi il mio momento di meditazione quotidiano, il momento per staccare.
In questa città così sensuale e accogliente che peró vive lo spettro della società europea con tutte le sue annesse contraddizioni.
Camminavo, mi sedevo nei parchi a bere un mate e pensavo, riflettevo.
Ero convinto ormai di essermi costruito una buona corazza per poter affrontare, una volta tornato in Italia, la mia vita secondo quanto avevo appreso fino ad oggi.
Mi sbagliavo.
È così facile cadere nelle tentazioni che voglio considerare Buenos Aires il primo grande esame di maturità di questo viaggio.
E l'ho fallito, senza appello.
Sono come un marinaio,sapevo che me ne sarei andato e così all'improvviso, tutto è scoppiato come una bolla di sapone. Così, senza accorgermene, un mese è volato via.
Perché la zona di confort è in questo che ti fotte: il tempo passa e non te ne accorgi.
Se non avessi avuto il mio viaggio da portare a termine chissà quanto mi sarei fermato. La zona di confort ti allontana dal vero senso della vita ubriacandoti di attività senza significato.
Un giorno mi sveglio e realizzo che a breve sarei ripartito. Nessun rimpianto, ho vissuto la città al massimo, ma mi sentivo male.
L'idea di lasciare un luogo del genere mi ha fatto rivivere i giorni prima alle mie dimissioni. Stesse identiche emozioni.
È per questo che mi sono rimesso in viaggio, all'improvviso. Da un giorno all'altro ero dall'altra parte del fiume Plata, in Uruguay.
E ho pianto come un bambino quando ho lasciato Baires. Perché al di là della superficialità, delle feste, del divertimento c'è stato anche molto altro.
Cosa è stato Buenos Aires per me?
Difficile spiegarlo.
Ci sono luoghi che ti chiamano, e non sai il perché.
Da sempre ho nella mente questa città. Quando guardavo la mappa del mondo e pianificavo il Sudamerica sapevo che qui avrei dovuto fare una tappa diversa dalle altre, non mi sarei potuto accontentare di visitarla qualche giorno.
L'ho amata questa città, tanto. E tornerò un giorno, magari con la consapevolezza che mi auguro di acquisire in questi ultimi sei mesi nomadi per il mondo.

"I ricordi sono importanti. Infatti, chi non ricorda nulla, non ha vissuto nulla. Ancora più importanti però sono le nuove mete. Perché chi non si prefigge nuove mete, non ha spinte ad agire."

Location (Map)

In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo...
E su nessuna cosa al mondo so tanto poco quanto su...

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