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Il sorriso è il gioiello più prezioso che si possiede. Indossalo, sta bene con tutto

Parco nazionale dell'Isalo

È davvero difficile ormai sorprendermi. Intendo ovviamente per quanto riguarda i viaggi, i nuovi paesi, le nuove culture, i nuovi paesaggi. È in qualche modo lo scotto da pagare, ovvero perdere quell’espressione beota del bambino quando arriva in un posto nuovo. Non manca mai l’entusiasmo come neppure l’energia, ma l’effetto sorpresa è diventato davvero ormai raro.

 

Vi racconterò come progetto i miei viaggi di gruppo e come invece il Madagascar sia stato tutto il suo contrario: mi faccio guidare dalla curiosità e dall’opportunità. Posti sconosciuti che mi solleticano la fantasia mentre luoghi già visti da conoscere e scoprire invece nella stagione migliore. `Il viaggio in Madagascar è nato invece da una telefonata. O forse sarebbe meglio dire che è nato da una conoscenza quasi fortuita in piazza Jemaa el-Fnaa a Marrakecha Marrakech. Ero al termine del mio giro del mondo e ormai in procinto di tornare a casa ho accettato di incontrare un mio follower che da tempo mi scriveva: Massimo.

 

Un incontro alla fine del giro del mondo

Un simpatico e baffuto romagnolo che mi ha conquistato con la sua genuinità nel guardare il mondo. Anche lui scrittore mi ha regalato una copia del suo romanzo, il mio invece era ancora tra le grinfie del mio revisore di bozze. “Quando guardo verso ovest” mi colpì per la sua originalità e soprattutto per il fatto che Massimo avesse deciso di devolvere tutti gli incassi ad una associazione: Mondobimbi. Restammo in contatto e poco più di un anno fa, vedendo il successo dei miei viaggi di gruppo mi chiese se fossi interessato ad organizzarne uno in Madagascar. Fino a quel momento la mia conoscenza del paese era ferma all’omonimo cartone animato.

“Qual è la stagione migliore per visitarlo?”

“Luglio e Agosto”mi rispose.

Agosto è il mese in cui tantissimi mi chiedono di organizzare viaggi per via della questione ferie ma purtroppo i costi sono sempre molto elevati, ma Massimo mi fece questa proposta perché insieme ad un amico aveva fondato un tour operator di viaggi solidali. Altro aspetto estremamente interessante, il possibile viaggio non sarebbe stata solo l’occasione di visitare un paese straordinario ma anche quella di aiutare delle persone.Mi feci raccontare che cosa stessero facendo con l’associazione AID4MADA e ne restai talmente incuriosito da decidere ovviamente di organizzare questa spedizione in questa straordinaria isola africana. Ci sentimmo diverse volte per definire l’itinerario e lo curammo nei minimi dettagli. Dentro di me cresceva dunque la curiosità e la voglia di esplorare queste terre.

Finalmente on the road

Atterrati ad Antananarivo, la sua capitale, la prima sorpresa, stavolta non proprio piacevole: la nostra guida ci accoglie con cuffia e giubbotto. Il freddo patito scendendo dall’aereo pensavo fosse a causa dell’aria condizionata e delle tantissime ore a bordo. E invece non avevo considerato che la prima parte del nostro itinerario sarebbe stata su un altopiano a quasi 2000 metri e che, ovviamente, in quell’emisfero il mese di agosto significa inverno.Fortunatamente vi era freddo solo la notte, durante la giornata il clima oltre che mite, presentava anche cieli tersi e una terra dai colori inimmaginabili. Sì perché per quanto si possa immaginare la biodiversità di questo luogo finché non lo si tocca con le proprie mani non si può neanche lontanamente immaginare cosa significhi: risaie verdi, montagne che raccolgono in sè ogni possibile sfumatura dello smeraldo, del marrone, del rosso e dell’ocra. Una vegetazione lussureggiante ma a tratti anche totalmente assente e grulla.

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la natura del Madagascar

Il nostro è un viaggio verso sud e la prima famosa fermata è alla riserva di Ranomafana, che significa acqua calda in lingua malgascia, dove la sua foresta pluviale ospita tantissimi diversi animali a partire dai gechi, i coloratissimi camaleonti e poi i primi lemuri, l’animale simbolo di questa nazione. Effettuiamo prima una piccola camminata notturna e grazie alla nostra guida scopriamo le prime speci endemiche del luogo e poi, il giorno dopo, un vero e proprio trekking alla scoperta di questo luogo primordiale. Tutte le nostre guide sono all’altezza dei loro compiti e ci regalano sorprese ed emozioni. La sera scrivo a Massimo per congratularmi con l’organizzazione ma ancora di più per raccontargli le mie emozioni.

“Non hai ancora visto niente, vedrai quello che ti aspetta ad Anja”

Aveva ragione. L’indomani ci dirigiamo verso il principale centro del paese in questa zona ovvero la cittadina di Ambolavao e il clima finalmente si fa decisamente più caldo. Le risaie lasciano il posto ad altre coltivazioni, meno terrazzamenti e maggiori distese di ogni tipologia di verdure. Ai lati della strada scorgo tante mandrie di zebù, una sorta di mucca malgascia. Scopro che proprio ad Ambalavao, ogni mercoledì, si tiene una sorta di remate, ovvero i pastori dei villaggi vicini raggiungono una collina fuori città per vendere i propri capi di bestiame. Questo è quello che cerco nei miei viaggi, la cultura locale, i mercati e ancora di più momenti di aggregazione autentico proprio come questo.Ma ancora di più cerco natura e la massima espressione di essa attraverso l’osservazione degli animali selvatici nel loro habitat naturale: l’occasione fu proprio la riserva naturale di Anja, un luogo per nulla turistico dove è facilissimo osservare da vicino i famosi lemuri catta, ovvero quelli con la coda ad anelli... Re Julien per intenderci!Che emozione vederli zampettare a pochi centimetri dalle nostre gambe, saltare da un albero all’altro sopra la nostra testa! Aveva ragione Massimo, la riserva di Anja valeva da sola il prezzo di un biglietto per questa affascinante isola africana.

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Il parco dell'Isalo

Ma non avevamo ancora raggiunto l’apice, questa terra era ancora destinata a stupirci e lasciare a bocca aperta. Il giorno seguente scendiamo ancora più a sud fino a raggiungere il parco dell’Isalo che ci offre il suo benvenuto con uno dei tramonti più spettacolari mai ammirati in tutta la mia vita: la finestra dell’Isalo, ovvero una roccia con un buco-la finestra appunto- che al crepuscolo si infiamma letteralmente colorandosi di rosso intenso.Antipasto poi di un luogo altrettanto scenografico che abbiamo potuto ammirare il giorno successivo grazie a un trekking tra i suoi canyon dove, oltre a diversi altri lemuri catta, abbiamo potuto osservare anche mini baobab, gole profonde, ruscelli che si tramutavano in cascate e piccoli laghetti dove rinfrescarsi da quello che ormai era diventato, scendendo a sud, un vero clima africano.

Un viaggio che, giorno dopo giorno, non ha smesso di stupirci e che non l’avrebbe fatto neppure nei giorni a venire: quando saremmo scesi, definitivamente, verso sud, verso Tulear e verso il mare di Anakao.

 

 

Location (Map)

E nei sogni di bambino la chitarra era una spada.....
#stopover : per 20 ore a Dubai

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Venerdì, 26 Aprile 2024
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