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Anno sabbatico, come funziona e come richiederlo

anno sabbatico

Gli inglesi lo chiamano “gap year”, per noi è l’anno sabbatico. Ma non va confuso con una vacanza.

Diffuso in Inghilterra, visto in Italia con (ancora) troppa diffidenza, l’anno sabbatico è un anno “libero”. Un anno in cui ci si allontana dalla quotidianità, dal lavoro, dagli studi. Lo si fa per viaggiare, per disegnare sogni. Per immaginarsi il futuro, e per imparare la vita. Talvolta dietro casa, talvolta dopo l’oceano.

Ma come si chiede un anno sabbatico e come lo si sfrutta al meglio? Scopriamolo insieme.

 

 Cosa fare durante il proprio gap year

Il “gap year” è un periodo di tempo lontano dal lavoro e/o dagli studi, talvolta impiegato per studiare altro, per fare volontariato, per scrivere un libro o per viaggiare per il mondo. Una regola non esiste, per la verità. Anzi, non può esistere l’anno sabbatico senza la libertà.

È la singola persona a decidere se e quando prenderselo, cosa fare, quanto farlo durare (sì: un “anno” sabbatico può durare tre come venti mesi). Questo, a patto che non si abbia già un lavoro che si intende mantenere. Perché, se in Inghilterra il gap year viene generalmente preso dopo un importante accadimento (il diploma, la laurea, la fine di un enorme progetto), in Italia come altrove lo si può prendere anche se si ha già un impiego. Rispettando però la legge.

Del resto, già nell’antichità si usava farlo. Ogni sette anni, gli Ebrei smettevano di lavorare i campi per dare una tregua alla terra, condonavano i debiti e liberavano gli schiavi. Era il loro anno sabbatico. Oggi, il gap year può servire a prendersi una pausa dagli studi, ad allontanarsi da un lavoro che non convince, ad acquisire nuove skills, a guadagnare qualche soldo, ad imparare una lingua, a capire cosa fare “da grandi”. Oppure, può servire a tutte queste cose insieme.

 

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I vantaggi

Come ogni scelta, anche l’anno sabbatico ha però anche i suoi contro. Oltre ai tanti pro.

Tra i vantaggi c'è l'opportunità di riposare e di ricaricarsi. Studiare, infatti, è un lavoro duro. Specialmente all’università, quando molti studenti lavorano anche part-time. Un anno sabbatico è una pausa dallo stress, consente di prendere il controllo della propria vita senza l’ansia da voto o da esame. Se gli studi sono finiti, invece, permette di fare esperienza prima di cominciare una nuova fase della propria vita, acquisendo competenze da mettere nel curriculum. Ecco perché, in Inghilterra, i college e i datori di lavori accolgono con favore l’anno sabbatico dei loro studenti/dipendenti: chi rientra ha una motivazione tutta nuova, si conosce più a fondo, si interessa di più alle persone. E tutto ciò non può che essere positivo.

Gli svantaggi

Il principale svantaggio, o meglio la paura più grande, è la questione economica. Specialmente se si intende viaggiare. Ma non è solo un mero discorso di soldi. Prendendosi un anno sabbatico, si “resta indietro” rispetto a coetanei e compagni di corso e si entra dopo nel mondo del lavoro. Inoltre, ricominciare può non essere così semplice.

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Anno sabbatico in Italia, cosa dice la legge

L’anno sabbatico, in Italia, è disciplinato dalla legge n.53/2000 (Legge Turco). Tale legge parla di gap year nell’ambito dei congedi parentali, per maternità, formazione e gravi motivi familiari.

Nello specifico, è possibile chiedere un anno sabbatico per formazione, purché si sia lavoratori del settore pubblico o privato con almeno cinque anni di anzianità in quello stesso luogo di lavoro. Il congedo può durare 11 mesi, continuativi o frazionati, ed è necessario:

● che il lavoratore avanzi una richiesta scritta e motivata, spiegando l’attività che intende svolgere

● che utilizzi l’anno sabbatico per completare studi lasciati indietro o per partecipare ad attività di formazione

Durante l’anno sabbatico non si riceve alcuna retribuzione, e il datore di lavoro può anche rifiutarsi per comprovate esigenze organizzative.

Il mio consiglio? Prendersi un anno sabbatico dopo il diploma o la laurea, quando un datore di lavoro ancora non c’è. In questo modo, si sarà liberi di disegnarsi il futuro. E di conoscersi più a fondo.

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