By Trip Therapy on Venerdì, 22 Maggio 2015
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Chiudi gli occhi, immagina una gioia. Probabilmente penseresti ad una partenza

Non ho avuto la possibilità di godermi pienamente il lento avvicinarsi alla costa americana e la visione della terra dal mare. L'arrivo a Vancouver è stato di prima mattina e così tutto quel momento è stato durante la notte.
Poco male, mi sono svegliato che stavo solcando il fiume e passando sotto ad uno dei suoi bellissimi ponti sospesi.
Da lontano vedevo la skyline con le montagne imperiose alle spalle e io sull'acqua.

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Vancouver è proprio questa: la città dove montagne imponenti toccano il mare.
I giorni in questa meravigliosa città li ho trascorsi ospite di una coppia, lei italiana e lui italo canadese, amici che mi hanno accolto come una persona di famiglia. Da quando viaggio intorno al mondo ho sempre decantato l'ospitalità delle persone, ma in questo caso si sono davvero superati!
Alloggio in un sobborgo sulle colline, piacevole e tranquillo. Per recarmi in città prendo tutti i giorni lo skytrain, ovvero una metropolitana all'aperto che mi permette di godere di una vista mozzafiato di Vancouver e dintorni.
La zona è composta da tante isole e penisole collegate da ponti bianchi. Il paesaggio è indimenticabile, le montagne intorno appaiono in tutto il loro splendore: massicce, verdi smeraldo, ricche di pini e ovviamente aceri, qui l'albero simbolo.
La foglia di acero compare proprio all'interno della bandiera ed il suo sciroppo è il vanto della nazione.
Le costruzioni non sono troppo invadenti, sembrano integrarsi perfettamente con la natura circostante. Anche i grattacieli che qui sono tutti color verde chiaro, quasi un acqua marina. Nelle giornate di sole il cielo e il mare si uniscono su queste facciate.
La città è molto tranquilla, pulita e piacevole da visitare.
Le persone, proprio come in Australia, mi sorridono e mi salutano mentre cammino per strada. Ricambio con un bel sorriso per nulla ostentato, il loro accento non è forte, è anzi l'accento più comprensibile finora incontrato. Non è raro chiacchierare con perfetti sconosciuti.
La città ovviamente è stata recentemente rinnovata grazie alle olimpiadi invernali del 2010 ed è strano immaginarsi proprio le olimpiadi in una città che oggi, a metà maggio, sembra più una città per regate che per infilare un paio di sci.  
Ma è solo questione di tempo perché la domenica mi portano a fare una gita a Whistler, un paese ad un paio d'ore da Vancouver.
Prendiamo la strada che si insinua sulle montagne e dopo vedute sontuose di montagne altissime che si tuffano nel mare arriviamo in quello che fu il villaggio olimpico. Le vette sono ancora innevate e gli sciatori si mischiano ai ciclisti di downhill, qui sport molto popolare. Consiste nel lanciarsi in mulattiera con una mountain bike particolarmente rinforzata negli ammortizzatori e freni. In pratica è come andare in moto nei boschi, ma senza la seccatura e l'impatto ambientale del rumore.
Facciamo un piccolo trekking verso il Lost Lake, un piccolo gioiello d'acqua tra i boschi e le montagne.
Sul sentiero noto spesso dei cartelli in cui si elencano gli atteggiamenti da seguire nel caso ci si imbatta in un orso, tutti i contenitori dell'immondizia hanno le chiusure anti orsi e quindi comprendo che le probabilità di incontro non sono basse.
Tuttavia non oggi, l'orso bruno è un appuntamento rimandato.
Il villaggio è molto pittoresco, ma non ha il sapore della storia e delle tradizioni dei nostri alpini.
La sua storia è decisamente recente, ma questo si traduce in grande efficienza.
Nel rientrare in città visito ance due cascate spettacolari: è maggio, l'acqua dei ghiacciai inizia a sciogliersi e la forza dell'acqua è impressionante. La prima è un vero e proprio gradino, un salto netto di oltre cinquanta metri, il rumore dell'impeto mi giunge all'orecchio centinaia di metri prima.
La seconda è meno impetuosa, si divide tra i massi rocciosi e a valle si può fare il bagno in una piscina naturale.
Lo spettacolo è grandioso.
Il meglio tuttavia deve ancora venire, me lo tengo per l'ultimo giorno: Stanley Park.
Questo parco è la vera esperienza di Vancouver poiché è unico nel suo genere.
Amo i parchi cittadini, soprattutto quelli di matrice anglosassone perché sono autentiche oasi di pace. I contrasti tra la natura e i grattacieli mi ha sempre emozionato perché la coesistenza non appare così dannosa come invece l'utilizzo del cemento in altre situazioni.
Amo i contrasti e le contraddizioni, mi fanno sentire parte di questo mondo, sento di appartenergli.
Qui il contrasto è ancora più forte perché questo parco è una vera e propria foresta dentro la città. È davvero vastissimo e perdersi al suo interno da una piacevole sensazione di equilibrio, in sospeso tra l'antico e il moderno, tra la natura e l'uomo.

Non avevo preventivato il mio passaggio in Canada quando decisi di partire per il giro del mondo.
Ma se questo è l'inizio, potrà solo stupirmi ed emozionarmi.

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