Ho cominciato a sentir parlare del lago Atitlàn già nelle ultime settimane messicane.
È così, quando si viaggia si incrociano altri viaggiatori provenienti da direzioni opposte. Ci si scambiano informazioni e "dritte". Ero ancora ad Oaxaca e ad ciclista belga brillavano gli occhi a parlare di questa zona del Guatemala.


Arrivato in Belize conosco in ostello una ragazza taiwanese che, da sola, sta attraversando tutto il Centramerica. Preoccupato per le condizioni di sicurezza di Honduras ed El Salvador approfitto del fatto che viaggi da sola per chiederle alcune informazioni. È molto attenta nel fornirmi tutti i dettagli relativi a spostamenti e frontiere, ma quando il discorso si sposta sul lago Atitlàn in Guatemala i suoi pensieri si fanno evasivi. Mi dice che si è fermata due settimane e io ribatto chiedendogli se si fosse fermata per qualche uomo che l'avesse fatta innamorare.
"No", mi dice con fermezza,"mi sono proprio innamorata di quel lago", e giù una risata.
Un caro amico italiano, sapendo della mia presenza in Guatemala, si è subito prodigato a scrivermi di questo lago e delle sue sponde magiche.
Troppi i segnali, le correnti dell'universo che sembrano convergere verso questo luogo.
Nel programmare la mia permanenza metto quindi in conto che la stessa potrebbe essere più lunga del previsto.
Arrivo di primo pomeriggio, decido di fermarmi dapprima a Panajachel, villaggio ideale dal punto di vista logistico per l'esplorazione del lago.
Mi ospita Ross, un ragazzo inglese, nomade digitale, che da oltre un anno ha piantato radici da queste parti. Si occupa di tre ragazzi orfani e sta iniziando un piccolo business di bed and breakfast.
I giorni a casa sua scorrono leggeri, tra chiacchiere, barbecue e giochi con i ragazzi.
Mi sembra ancora una volta di essere tornato in Nepal, ormai ci ho fatto il callo, qui in Guatemala sembra una storia parallela.
Le montagne intorno al lago sono vulcani, grazie alle proprietà organiche di questa terra lavica, la vegetazione è lussureggiante e verde smeraldo. Sulla costa prevalgono le piantagioni, soprattutto quelle di caffè e mais. Le acque sono placide e azzurre.
Cammino per le strade del villaggio, il ritmo è lento, mi siedo sul ciglio, assorto tra i miei pensieri osservo la gente passare.
Le persone mi salutano, si fermano a fare quattro chiacchiere, i sorrisi non mancano mai.
C'è tanta arte per le vie del paese, sia locale sia di viaggiatori che hanno deciso di fermarsi qualche mese da queste parti. L'atmosfera è di quelle giuste, sento le stesse positive vibrazioni percepite nel Chiapas messicano.
Il lago incomincia a rapirmi quando in realtà ancora non avevo visto nulla. Sento solo la necessità di qualche giorno di pigrizia, quasi ozio dopo due mesi senza pause a dormire massimo tre notti nello stesso posto.
Appena me ne rendo conto decido di muovermi o quantomeno di iniziare ad esplorare i villaggi sulle sponde del lago più grande del Guatemala.
Arrivo un pomeriggio a San Marcos e tra ripide salite e casette colorate mi perdo tra i boschi.
Tra le frasche scorgo da lontano un tempio tibetano, lo raggiungo, ma non mi fanno entrare. È un luogo monastico molto rigoroso e a giudicare dai tanti luoghi dediti a yoga e meditazione probabilmente questa sponda del lago è quella relativa alla spiritualità. Spiritualità che porta in dote anche i fanatici del caso e quindi probabilmente questa chiusura è dovuta proprio a questo.
Se da questa parte del lago è la ricerca interiore a dominare, dall'altra parte, sotto un vulcano vi è un paesino hippie che, se solo fossi arrivato in piena stagione, non mi avrebbe permesso di dormire neanche una notte. Si tratta di San Pedro, villaggio coloratissimo dell'atmosfera informale e dalle innumerevoli feste notturne.
Qui alloggio da Domingo, un vecchietto guatemalteco simpaticissimo, che per pochi spiccioli mi offre una camera zozzissima nella sua umile casa.
Ormai il lago lo conosco bene e dopo più di una settimana decido che è tempo di volgere verso Antigua, l'antica capitale del Guatemala.
Prima di farlo mi regalo un'ultimo saluto a quelle acque, un saluto di quelli speciali: l'alba dalla cima del vulcano principale.
Lo spettacolo è sontuoso, la salita notturna mi rivela i villaggi come un autentico presepe. I primi raggi di sole diradano le nubi e colorano di arancione le acque, dove il sole, una volta levatosi, pare immergersi.
Sì, decisamente, questo luogo, questo lago, è magico.
È una sirena di Ulisse che ti chiama e non ti lascia più andare.