Alba a Tortuguero - Costa Rica

Pura vida.
Pochi metri nello stato del Costa Rica e già mi accorgo che la mia avventura nel centro America si è conclusa con i giorni in Nicaragua. È un mondo completamente a parte, molto simile ad Europa e nord America se non fosse per la natura lussureggiante.
Niente più chicken bus, niente più pick up carichi di persone, niente più abiti tradizionali.
Inoltre è sconcertante l’assenza quasi totale di arte e cultura, persino nella capitale, San Josè, a parte un teatro e una chiesa poco altro. Probabilmente anzi, penso che la capitale sia la città più brutta finora visitata nel mio giro del mondo senza aerei.


La gente per le vie della città non è più sorridente come qualche centinaio di chilometri su a nord, gli autisti dei bus sono scontrosi e per nulla disponibili.

Questo il primo impatto, i primi giorni.

Ma il Costa Rica è innanzitutto natura, un concentrato di flora e fauna difficilmente replicabile in altre parti del mondo. Parto così alla volta di uno dei parchi più belli, ovvero Manuel Antonio. Una riserva minuscola, un istmo di terra sulle cui sponde trovo spiagge incantevoli. Nel promontorio foresta selvaggia popolata da bradipi, iguane, serpenti, scimmie, procioni. E poi tucani, aquile e coloratissimi pappagalli.
La natura mi riporta in equilibrio, ma i costi di questo stato mi costringono a scoprirlo senza la dovuta calma e tranquillità. E così dopo tre giorni passati a visitare questo sontuoso parco naturale mi dirigo nuovamente verso nord, verso le spiagge a nord ovest.
Scelgo di trascorrere qualche giorno a Samara e così vengo pure a contatto con la grande comunità di italiani che hanno deciso di rifarsi una vita in questo lato del mondo.
L’impressione è che questo paese non offra più le opportunità di una decina di anni fa, i prezzi si sono allineati e non è semplice ricostruirsi una vita; il paradiso non esiste nemmeno qui.
Le spiagge sono fantastiche, larghissime e con onde sinuose.
È la costa pacifica, quella degli amanti del surf, ma non solo. La natura che circonda le spiagge anche in questo caso regala scene memorabili di animali selvatici difficili da raccontare.
Ma il portafoglio piange anche in questa zona così decido di muovermi verso l’altra costa, quella dei Caraibi, con una sosta di qualche giorno nel centro del paese, nella zona di Monteverde, una delle più rinomate.
Effettivamente è un’area stupenda, ricca di laghi, vulcani e cascate, tra le più belle del mondo. A dominare la scena il bellissimo vulcano Arenal, ma non solo. Tante sono infatti le opportunità per godere di questa terra, forse addirittura troppe. È qui che infatti mi convinco del fatto che il Costarica sia divenuta una giostra per turisti. Per ogni fiume, per ogni cascata, per ogni giungla innumerevoli sono le opportunità turistiche offerte: rafting, trekking organizzati, passeggiate sui ponti sospesi, zip line ovvero lanciarsi nel vuoto attraverso una fune, e molte altre. Tutte estremamente costose e create ad hoc per soddisfare il mercato europeo e americano. Nel paese de La Fortuna, chiamato così per essere scampato all’ultima devastante eruzione dell’Arenal, si trovano solo agenzie turistiche, ristoranti, ostelli e alberghi.
È a tratti sconsolante tutto questo sfruttamento turistico, ma lo comprendo. Ha permesso di generare un’economia che preservasse la natura circostante. È anch’essa un industria, ma meno devastante di altre nei confronti dell’ambiente. Ben venga, anche se i trekking nella giungla per osservare gli animali pare sempre di più essere una passeggiata nello zoo.
Personalmente scelgo un’esperienza più intima e differente dalle classiche, ovvero godere di una sorgente termale nella notte circondato da candele. La prima metà del mio viaggio se n’è andata e qui realizzo come ogni giorno mi abbia portato emozioni e sorprese, quanto abbia potuto vivere davvero, secondo il ritmo della natura. È solo un pensiero di un martedì sera, e quanto mi mancherà tutto questo quando sarà solo un martedì sera di ritorno da questo viaggio.
Da quando sono più i ricordi che le sorprese in arrivo mi lascio ogni tanto prendere da questi piccoli momenti di malinconia, ma li vivo con la consapevolezza che tutto, anche gli avvenimenti meravigliosi della vita, quelli in cui si tocca la felicità, anzi, la si prende, la si conquista sono destinati a finire, ad esaurirsi. Ma proprio per questo sono incredibili e bellissimi.
Il giorno dopo lascio la malinconia e mi dirigo verso il parco nazionale del Tortuguero.
Ecco che il mio zaino lascia nuovamente spazio per nuove sorprese, di quelle indelebili insieme alle altre che tengo nel mio zaino.
Per giungere in questo luogo occorre cambiare cinque bus e infine prendere una barca per scendere un fiume fino alla sua foce nel mare.
Il paesaggio intorno, sul fiume, è surreale. Mai, neanche nel Borneo, avevo visto una natura del genere. Sembra di essere in uno di quei documentari sulla foresta amazzonica. Coccodrilli, iguane, scimmie, cormorani e mille uccelli tropicali. E tartarughe, a migliaia. D’altronde si chiama Tortuguero e un motivo ci sarà. Dapprima quelle di fiume, poi quelle marine. In questa stagione schiudono proprio le uova di quelle marine e lo spettacolo a cui si può assistere è letteralmente commovente. Si può camminare nella spiaggia verso il tramonto e cominciare a vedere decine di uccelli aggirarsi nel cielo, in una specifica zona. Ecco a quel punto è dove ci si attende che escano le piccole tartarughe poiché gli uccelli sopra la testa sono i predatori, che non aspettano altro che questo momento per concedersi una lauta cena.
Centinaia di tartarughe escono dalla terra e si dirigono in tutta fretta verso il mare. Ogni covata porte in dote circa cento, cento venti uova. Tra il momento dello schiudersi e il mare vero e proprio ne sopravviveranno meno di cinque.
Non solo rapaci, ma anche altri predatori tra cui giaguari o anche semplicemente cani . Senza contare squali e barracuda pronti a impedirgli i l’accesso all’oceano.
Scene a tratti crudeli, ma nel contempo glorificanti l’intercedere della natura.

Tutto il mio viaggio mi ha portato a comprendere sempre più i valori e i tempi della natura.
Qui a Tortuguero, in Costa Rica ne ho avuto l’ennesima affascinante consapevolezza.

Pura vida.