Sao Paulo - Brasil

La partenza malinconica da Buenos Aires, la fugace, ma riconciliante visita all 'Uruguay, fino poi ad arrivare, quasi senza accorgermene in terra brasiliana.
La frontiera di Chuy è qualcosa di unico nel mondo: una strada a due carreggiate attraversa la cittadina, nel medio.
Da una parte Uruguay, dall'altra Brasile.
Da un lato le incognite di un nuovo paese, di una nuova lingua, di una nuova cultura.
Dall'altro le certezze acquisite in oltre un anno di America Latina, anche se messe a dura prova dall'esperienza di Baires.
Non una vera e propria frontiera dunque, nessun cartello di benvenuto dove scattarsi un selfie, nessun posto di blocco dove timbrare il passaporto. In realtà il controllo doganale c'è, ma viene fatto 5 chilometri prima del paese dal lato uruguaiano e 3 chilometri fuori per il lato brasiliano. Non si scende tuttavia dal bus, l'autista mi ritira il passaporto e me lo riconsegna timbrato.

Nel mezzo, una città di nessuno, utile per far acquisti senza tasse.
Mi reco al terminal bus per acquistare un passaggio rivolto a nord e già non riesco né a capire, né a parlare, ma riesco comunque ad ottenere quello di cui necessito.
Devo aspettare circa quattro ore e così mi diverto a danzare su quella strada, da un lato uruguaiana e dall'altro brasiliana. Mi ricorda molto la mia vita, a quando danzavo su quella linea sottile tra il lasciare tutto e partire, lasciare le certezze, e l'ignoto, la nuova avventura e la nuova vita.
Questo particolare, che a molti può sembrare insignificante, invece mi ha dato una carica di energia fortissima.
Perché proprio come quel giorno di marzo di due anni fa mi sono lanciato, di slancio, con forza e spregiudicatezza.
La prima impressione con il Brasile è buona, ma sento fortissima la mancanza di comunicazione, il non poter ascoltare e comprendere, e ancora di più non poter comunicare.
C'è il Wi-Fi su questo bus scassato e così fortunatamente riesco a mettermi in contatto con una amica brasiliana che vive a poche ore da Porto Alegre, la metropoli a cui ero diretto.
Ho bisogno di trovare qualche certezza almeno in questi primi giorni e così accetto di buona lena il suo invito anche se questo significa sacrificare questa città e spostarsi in una totalmente sconosciuta.
Arrivo a notte inoltrata, ma l'abbraccio di una persona conosciuta è la miglior cosa talvolta in terra straniera.
È stato un po' come l'abbraccio di amici e famiglia alla partenza, un flusso di energie e amore che permette alle persone di stare meglio e, rincuorati, lanciarsi nel vuoto.

Il giorno successivo arrivo di notte a Florianopolis, una delle località turistiche più belle e rinomate del Brasile.
È difficile comunicare, l'unico aiuto me lo dà lo spagnolo con cui la gente mi intende, ma io faccio fatica a capire loro. Sono rientrato in tutti i sensi alla mia esperienza asiatica dove la lingua che permetteva conversazioni era l'inglese, ma mancava la comprensione delle persone che parlavano tra di loro. Avevo dimenticato questo aspetto durante gli ultimi diciotto mesi e solo ora mi rendo conto di quanto l'esperienza laggiù sia quindi stata mancante di un importantissimo tassello.
Arrivo di notte, intorno a me grattacieli e ricchezza, ma anche, e soprattutto, il mare. Dall'ostello si gode di una vista stupenda, su tutta la baia.
La mattina successiva mi sveglio e finalmente il sole. Di più, in realtà è quel sole che scalda la pelle e l'anima. Quel sole caldo, estivo, che negli ultimi quattro mesi avevo dimenticato.
Che magnifico momento respirare a pieni polmoni il mare e i suoi profumi. Inizio a camminare, il primo giorno senza telecamera. Voglio godere appieno di tutto questo, della natura, di questi orizzonti blu che avevo abbandonato troppo tempo fa.
Arrivo su una roccia, in alto, dove posso godere di una vista totale: la baia dietro me, meravigliosa, ma io mi perdo a guardare davanti ai miei occhi. Mi perdo a guardare il mare, la sua immensa dimensione. E il fluttuare delle onde, quasi ipnotico.
La malinconia è definitivamente alle spalle, così inizio a concentrarmi sul futuro, sui prossimi passi.
Il primo, più importante, problema da risolvere è il portoghese.
Voglio sfruttare questa grandiosa opportunità che la vita e il mio viaggio mi stanno offrendo e quindi decido che il primo obiettivo sarà imparare la lingua locale.
Carico, frenetico, scendo in ostello e inizio a pianificare. Mi serve una città, una in cui sia facile ancora parlare inglese e spagnolo, ma nel contempo trovare un buon corso e praticare.
La scelta, inevitabilmente, cade su São Paulo.
Città conosciuta più per la sua vita notturna e il suo essere cosmopolita che altro. Temo un po' l'effetto "Buenos Aires", ma nel contempo penso anche che è il momento di rimettersi alla prova e riuscire, questa volta, a superarla.
Trovo un lavoro in ostello, ma devo partire subito, il giorno dopo. Accetto, la posizione è buona e non devo così pagare per dormire e ho l'opportunità di mettermi subito al lavoro.
São Paulo è una città enorme. Alloggio a due passi dall'Avenida Paulista, vera arteria della città con shopping center in tutti i suoi lati. Arrivo presto al mattino e subito mi metto alla ricerca di una scuola di portoghese. Fortunatamente la zona dove vivo è molto strutturata e così in mezza giornata risolvo il problema.
Ora sta a me: davanti ho due settimane e mezzo di studio e lavoro in una città che offre qualsiasi cosa, ma che prima di tutto offre nuovamente la zona di comfort.
Stavolta peró la consapevolezza è più forte delle debolezze e così queste settimane volano tra lavoro duro da muratore e scuola. Nel mentre un ragazzo volontario trova un lavoro e così si libera il turno di notte in reception. Perfetto!
Posso andare a lezione il pomeriggio e studiare di notte.
Ed è così che sono passate le mie settimane a São Paulo.
Non mi sono fatto mancare serate ed eventi, in più qui le ragazze sono meravigliose, ma ho vissuto questo momento con tanta maturità in più rispetto alla capitale argentina.
Ho stretto anche qui legami forti, ho ritrovato amici e persone conosciute nel mio viaggio.
E nel frattempo ho iniziato a parlare una nuova lingua, una nuova cultura e questo mi ha dato tantissimo.
Non pensavo di dovermi mettere alla prova così presto, ma questo è ciò che la Vita offre e sono orgoglioso di averla superata alla grande grazie alla consapevolezza acquisita fino ad oggi. E grazie, soprattutto, agli errori commessi.
E proprio come allora, oltre due anni fa, ora sono ancora a parlare con il mio zaino alla scoperta del mondo.
Felice, tanto felice.