Xi'an by night

Ho lasciato Ping Yao verso sera e mi sono diretto verso la stazione dei treni. Ho vissuto due giorni belli ed intensi, ma è già tempo di volgere verso Xi’an ed il suo famosissimo esercito di terracotta. Ho sentito pareri controversi riguardo questa città e la sua più importante attrazione: c’è chi ne parla male, riferendo di essere rimasto deluso dall’esercito di terracotta e dalla città stessa e chi invece ne è rimasto affascinato sia dall’uno che dall’altra.

Come al solito, da quando sono partito, non mi faccio condizionare più di tanto, anche se sono conscio che spesso i patrimoni dell’Unesco si rivelano al di sotto delle mie aspettative ed ogni volta mi chiedo come faccia la mia amata ValTrebbia a non essere annoverata tra questi patrimoni. Questa volta viaggio in terza classe ed è un’esperienza che non dimenticherò: non ci sono letti, ma solo duri sedili da far invidia ai treni locali italiani, lo spazio è risicato ed è affollato. Valigie dappertutto, sacchi, bidoni, borse, persone. E’ un treno notturno quindi mi aspetto di dormire un po’, ma è praticamente impossibile tra odori, rumori e persone che si addormentano sulle mie spalle e sotto i miei piedi. La prendo sul ridere pensando a quello che ci faccio su un treno del genere e penso che è proprio quello che stavo cercando: viaggiare con la popolazione locali, provare a dialogare e perché no, improvvisare una partita a poker anche se con regole diverse. Ovviamente ho perso, ma la scena di me con tre cinesi a giocare penso sia finita sulle bacheche di molti social network locali visto le quantità di foto e flash nella nottata. Tutti mi hanno dato una mano, mi hanno offerto cibo e thé, è stata una nottata bellissima anche se non ho chiuso occhio un minuto. L’arrivo a Xi’an non è dei migliori: l’aria è irrespirabile, il cielo è grigio piombo e la città appare bruttina. Sensazione poi confermata da un giro per le strade, è sporca, trafficata e piena di edifici enormi che lasciano poco spazio alla fantasia. Qui la Cina dello sfrenato sviluppo industriale ha preso il sopravvento. Alloggio tuttavia in un bellissimo ostello, forse il migliore in cui sia mai stato nella mia vita, quindi lo prendo come un segno di buon auspicio. La camera è bella e pulita, solo quattro ospiti, mi costa 3 euro a notte, lo spazio comune dedicato al bar e alla cucina è molto bello, si mangia bene, è economico e serve strepitose colazioni “british style” a soli 20 RMB, ovvero meno di 2 euro e mezzo. Alloggio a due passi dal quartiere musulmano che si rivela la zona più caratteristica di Xi’an con una moschea stupenda che ho raggiunto al calar del sole il primo giorno. E’ strano passeggiare in un quartiere musulmano in Cina, i cibi e i rispettivi odori sono diversi, qui prevale il cumino ed il coriandolo, ma il fattor comune è che si mangia sempre molto bene, pur non conoscendone gli ingredienti. Sono giorni di festa anche a Xi’an e in questi periodo si è soliti mangiare il Zóngzi un dolce a forma piramidale a base di riso, zucchero e frutta, fatto bollire in una foglia di bambù. Lo assaggio: è veramente buono anche se molto carico di zucchero, pertanto per non impattare troppo sulla glicemia per cena mi concedo solo dei broccoli saltati in padella con peperoncino. Sono squisiti e me la cavo con meno di mezzo euro. Rientro in ostello e faccio conoscenza con un gruppo di ragazzi americani, quasi tutti dello Utah, ma anche Virginia e Nevada. Parliamo un po’ delle rispettive esperienze, tutti loro insegnano inglese in scuole private e si finanziano così un semestre fuori dagli Stati Uniti. Mi dicono tuttavia che il metodo didattico è fallimentare poiché le scuole si affidano ad un interprete pertanto gli studenti ascoltano solo quest’ultimo imparando praticamente nulla. E’ un gruppo piacevole così decidiamo di andare insieme l’indomani a vedere l’esercito di terracotta. Partiamo con calma dopo un abbondante colazione a base di uova e pancetta e arriviamo con bus locali al sito verso mezzogiorno, l’aspettativa è alta e lo spettacolo si fa attendere: purtroppo dove è sepolto l’esercito sembra un luna park con mille negozi di souvenir, ristoranti e bar. La delusione è cocente. Tuttavia appena entro nell’edificio che lo custodisce mi si apre agli occhi uno spettacolo unico ed impressionante. Migliaia di statue di terracotta, alcune perfettamente conservate, tutte diverse una dall’altra che rappresentavano fedelmente l’esercito cinese di quei tempi. Cavalli, soldati, arcieri. Si calcolano siano presenti dalle 6000 alle 8000 statue, il numero è imprecisato perché si sta ancora scavando e cercando di recuperare il più possibile. Sono a guardia della tomba dell’imperatore Qin Shi Huang e risalgono al 200 a.c. circa. Si parla di circa 10 anni di lavoro e di 700.000 prigionieri dedicati a ciò.
La delusione è smaltita e ora mi concentro unicamente su questo spettacolo purtroppo mal confezionato. Credo che la delusione di molti sia dovuta proprio a questo, ovvero a come certe attrattive in Cina siano state sfruttate in malo modo, costruendone intorno dei parchi divertimento, come in questo caso, dove alla destra dell’ingresso al sito archeologico vi è un palazzo del ghiaccio. Tuttavia io e il mio gruppo restiamo tutti affascinati e naturalmente corrono domande degli americani sull’Italia e le sue opere d’arte. Mi piace parlare delle cose belle dell’Italia poiché purtroppo siamo sempre famosi solo per il cibo, la mafia ed il calcio. Ho trovato i ragazzi realmente interessati e ho provato a suggerirgli nuove destinazioni, fuori dai circuiti tradizionali. Ci siamo poi diretti verso Xi’an per regalarci due ore in bicicletta sulle sue stupende mura. La vista da queste è semplicemente strepitosa e appena scende il sole il quadro intorno è spettacolare: lanterne rosse, templi illuminati che sembrano bruciare in lontananza, profumi di cibo che arrivano dalle strade. La giornata sta per finire, sono stremato e mentre andiamo a cena mi accorgo che Xi’an mi è piaciuta: mi ha coinvolto, mi ha stupito e ho vissuto due giorni in compagnia di piacevoli persone. Credo infatti che la compagnia delle persone sia fondamentale per apprezzarne i posti visitati e gli amici americani ne sono in gran parte responsabili. In questo viaggio solitario sto apprezzando sempre di più la condivisione delle emozioni, soprattutto perché viaggio solo e ho il tempo, come adesso, di apprezzarne i particolari. Passo le giornate ogni giorno in compagnia di persone e di culture diverse, l’approccio è sempre lo stesso ogni volta, quasi banale, ma spesso poi ci si trova a dialogare su curiosità e aspetti dei rispettivi paesi che non sono mai scontati. Mi piace questo nuovo modo con cui sto scoprendo il mondo, fatto non solo di visite in loco, ma anche di scambi di esperienze e testimonianze provenienti da ogni suo angolo.