Human Traction

Provare a vivere con poco, sperduto in un villaggio di poche centinaia di anime nella valle di Kathmandu. Seguire il naturale scorrere delle giornate, dall’alba al tramonto. Vedere crescere rigogliose piantagioni di riso, mais e pomodori. Aspettare il monsone con gli abitanti del luogo, fastidioso quanto necessario per la sopravvivenza di tutta la zona. Tutto verde intorno e all’orizzonte nuvole scure, cariche di cattivi presagi, ma così importanti. Come una metafora della vita, occorrono cupi periodi di pioggia per poter godere poi dei campi rigogliosi.
Niente tv, niente acqua calda, energia che va e viene durante la giornata a seconda di quello che decide la capitale, e poi dormire su materassi nepalesi per terra, i quali sono poco più che delle coperte imbottite.


Questa è la vita che ho deciso di vivere nel prossimo mese.
Perché tutto questo? Perché per un po’ non voglio godermi paesaggi, opere architettoniche, bus, treni, trekking. Per questi quaranta giorni la mia dimora sarà una piccola casa che è già una grande famiglia e venti ragazzi orfani o con grossi problemi famigliari.
Ho deciso di provare a dare una mano ad una associazione italiana, Human Traction, che si occupa da diversi anni di un piccolo orfanotrofio nella valle di Kathmandu, a circa due ore dalla capitale nepalese.
Sono felice qui, la vita di campagna, soprattutto dopo i primi cinquanta giorni di viaggio, era ciò di cui avevo bisogno. Vivo in una casa con gli altri ragazzi che aiutano l’associazione, come in una grande famiglia, ma priva di tutte le comodità a cui noi occidentali siamo abituati; la sera si mangia con i bambini in orfanotrofio, tutti i giorni riso bollito, brodino e verdure lessate. Piatti poveri ed essenziali.
I ragazzi poi sono incredibili: non hanno nulla, tranne tanti sorrisi e la voglia di non mollare mai. Parafrasando un grande cantante ed un mio tatuaggio, quando hai tutto, hai tutto da perdere, ma quando non hai niente, come loro, ti attacchi alla vita e cogli tutto ciò che di positivo può regalarti.
Hanno un senso civico ed una educazione che difficilmente si può trovare in un bambino viziato occidentale. L’altra sera mi sono trovato in tasca qualche biscotto e ho dato la scatola ad uno dei bambini. In pochi minuti ha chiamato gli altri e si sono divisi il contenuto.
Poi invece una sera vedo uno di loro con un piccolo rapace sulla spalla: gli chiedo dove l’avesse trovato e scopro che era ferito ad un’ala e non riusciva a volare. Mi giro e vedo un altro di loro, uno dei più bulletti, scavare a mani nude nella terra fangosa a cause della pioggia di questi giorni. Mi chiedo cosa stia facendo e la scena successiva è a dir poco commovente. Senza che nessuno gli avesse detto qualcosa aveva trovato un paio di vermi e si è messo ad imboccare il piccolo rapace. Io non ci avevo nemmeno pensato. Poi la notte invece ho pensato molto. Ho pensato ai veri valori della vita che questi bambini quotidianamente mi insegnano: il senso di appartenenza, il rispetto gli uni degli altri, la condivisione, il bene comune. Non hanno niente, ma hanno un sorriso smagliante tutti i giorni. Penso tuttavia che senza Human Traction avrebbero qualche sorriso in meno.
Non avevano un posto decente dove dormire e gli hanno costruito un ostello. Pioveva dentro durante i monsoni e gli hanno costruito un tetto nuovo. Ora nei progetti c’è quello di dotarli di una aula multimedia con macchine fotografiche e computer, di installare i pannelli solari, di rifare i bagni che sono in condizioni disperate. Permettergli di avere una nuova falda acquifera in modo da rigenerare ad orto e culture la zona del campo dove oggi scaricano i bagni. Inoltre costruire un campo da calcio perché col calcio , come dicono loro, “possono toccare il cielo”, comprare nuovi letti e nuovi materassi, scarpe, vestiti.

Spesso si fa volontariato per colmare il vuoto delle nostre vite.
Non è il mio caso, anzi, la mia vita non è mai stata così piena come in questi ultimi mesi, ma quest’ultima esperienza mi sta dando ancora di più. Sto imparando a vivere con sempre meno comodità e limitando il più possibile il superfluo che ci circonda.
Sto imparando che la dignità non la compri, e questi bambini sono l’esempio. Potevo farvi vedere le condizioni a volte disperate in cui vivono, ma ho preferito regalare anche a voi un po’ dei loro sorrisi e della loro voglia di vivere.