Banff national park

Ogni tanto mi fermo a pensare.
Mi fermo a riflettere sul fatto che sia io a stupirmi quotidianamente o se davvero il mondo è così meraviglioso come mi appare. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese continuo ad ammirare incantevoli paesaggi.
È la mia carica, l'energia intrisa di voglia di vita o cosa?
A volte mi vengono chieste delle classifiche: è normale quando una persona ha viaggiato tanto. "Qual'è il luogo più bello che hai mai visto?"


Ogni volta sono in difficoltà. Davvero. Ogni volta è una risposta diversa perché rispondo con il primo che mi viene in mente. È passato un anno e mi meraviglio ogni giorno di più.
E così è successo anche stavolta: arrivo a Calgary, nello stato canadese dell'Alberta, dopo quattordici ore di bus. Mi ospitano una coppia di ragazzi piacentini che si sono fatti in quattro per me, per farmi sentire a casa. Sentirmi a casa, ogni volta, dovunque.
Per loro Calgary, una città sviluppatasi grazie all'industria dei combustibili, è una città come tante altre, niente di speciale insomma. Passeggiando per le vie del centro e dei parchi mi accorgo come il mio occhio è differente, come mi stupisco ad ogni angolo. Probabilmente non è nulla di memorabile, ma a me, complice questa energia di Vita, mi è apparsa molto bella.
Il terzo giorno invece mi fanno il regalo più bello, accompagnandomi al Banff National Park.
Stavolta non conta la mia capacità di stupirmi, stavolta non conta il mio amore smisurato verso il mondo e la sua natura.
Stavolta davvero ho davanti uno spettacolo unico ed emozionante. Un parco vastissimo a ridosso delle Montagne Rocciose. Vedute di paesaggi mozzafiato, montagne che per la prima volta posso confrontare con le nostre Dolomiti in un confronto per nulla scontato. Ci accoglie una giornata soleggiata, una temperatura mite e nessuna nuvola all'orizzonte.
I picchi sono ancora innevati e a valle un immensa distesa di conifere a perdita d'occhio.
Fiumi e cascate hanno la forza e l'impeto della primavera, quando i ghiacciai iniziano a sciogliersi. Metafora della vita, quando ci si rianima da un brutto periodo e si trovano energie insperate e coinvolgenti.
I laghi. Tra le conche delle montagne posso ammirare laghi semplicemente incantevoli, dalle tonalità di colore che passano dal verde all'azzurro, dal turchese al bianco del ghiaccio che ancora in parte li ricopre.
La fauna si è da poco svegliata dal letargo e occorre prestare particolare attenzione agli orsi, in questo periodo particolarmente affamati.
Ne vediamo subito uno, da lontano, nuotare nel fiume alla ricerca di cibo e poi sollazzarsi su un isolotto. La natura che si risveglia è una immagine di una forza devastante. Respiro l'aria, fresca e frizzante di montagna, e dentro di me sento questa primavera. È forse la voglia di scoprire questo nuovo continente, queste nuove avventure in una terra che non conosco e che quindi mi lascia di stucco ogni volta.
Abbasso gli occhi, poco distante intravedo un lupo vagare nei boschi.
Bestia che sa unire eleganza al selvatico, si muove con agilità e consapevolezza.
Quella consapevolezza che manca invece alle possibili prede che, docili, si fanno avvicinare persino da me: alci, cervi, scoiattoli, marmotte.
Animali meravigliosi che a vederli tutti insieme trasmettono un senso di pace e tranquillità dell'anima.
No, questa volta non è una sensazione soggettiva, questa volta mi trovo davvero davanti agli occhi una natura follemente bella e incontaminata.
Chiunque passi da queste parti non potrà rimanere indifferente a questo spettacolo il cui unico prezzo da pagare è il rispetto verso il nostro pianeta.
Il Canada, questo territorio di cui non conoscevo nulla e che non pianificavo di visitare in questo giro del mondo, mi ha regalato ancora una volta, un posto nella memoria.
E forse è proprio questo il trucco: una memoria limitata che deve per forza fare spazio per ciò che di bello incontro sulla strada ogni giorno, cancellando i brutti ricordi del passato.
La natura, quella è la chiave.