boston




Lascio New York un pomeriggio caldo e assolato. Ho un po' di magone in gola poiché la città mi ha stregato, ma soprattutto ho avuto la possibilità di poter passare nuovamente del tempo con cari vecchi amici.
I saluti sono sempre molto difficili anche se fanno parte della mia nuova vita nomade.
È l'aspetto più critico e complicato a cui non riesco ad abituarmi.


Parto alla volta di Boston dove mi aspetta uno degli appuntamenti più importanti del mio viaggio, ovvero il convegno mondiale sul diabete ADA2015, organizzato dall'American Diabetes Association. Non solo. Ad aspettarmi a Boston anche il mio dottore e la mia nutrizionista e soprattutto mia madre che non ha voluto mancare ad una data tanto importante.
La nostalgia verso New York scivola via nelle poche ore in bus che mi separano dalla capitale dello stato del Massachusetts. Sulla strada folti boschi di querce, verdi.
Riabbracciare la mia famiglia dall'altra parte del mondo è un'emozione fortissima che mi conferma quanto sia sulla strada giusta poiché la lontananza e le distanze rendono questi momenti unici ed irripetibili e pertanto da vivere intensamente come non capitava mai a casa nella mia vecchia vita.
Boston è una città estremamente costosa, anche più di New York, quindi prendiamo alloggio fuori città. I sobborghi sono molto belli, mi catapultano nella vera America, quella non dei grattacieli, ma delle villette con ampi giardini, alberi e fiori coloratissimi.
Ma la città stessa di Boston mi sorprende altrettanto.
Camminare per le vie del centro sembra di essere a Londra, con quelle tipiche case basse in mattoni rossi e le finestre sporgenti.
Grandi viali alberati, grandi giardini pubblici curati a tal punto da non avere una foglia fuori posto. Le chiese antiche in pietra chiara e porte di legno, con vetrate colorate e lo stile architettonico tipico dei villaggi inglesi.
E sullo sfondo gli immancabili grattacieli americani,ma nel loro stile decisamente eleganti, sobri e perfettamente inseriti in un contesto architettonico completamente differente che non stona, anzi.
Boston è la città più importante in America per la cultura grazie a due delle migliori università americane presenti sul territorio: il MIT, ovvero Massachusetts Institute of Technology ed Harvard.
Questa cultura si può già intravedere attraversando la piazza principale in cui la biblioteca comunale è un edificio che sovrasta la chiesa della Santissima Trinità.
È indubbiamente una città sofisticata, con installazioni d'arte ardite anche nel quartiere finanziario dove solitamente trovano spazio solo cemento e grattacieli. Si respira Europa ad ogni angolo, non solo Londra, ma anche Parigi e Barellona. Vicino al porto la zona di Market Place sembra un connubio tra le Ramblas e Cannes.
Resto quattro giorni in città dividendomi fra il congresso e la visita della città con mamma.
La sera lunghe chiacchierate di cui ne sentivo la mancanza. Nessun telefono  o computer potrà mai sostituire la presenza fisica nei rapporti sebbene le distanze vengano parzialmente annullate grazie a questi supporti tecnologici.
È così anche questi giorni volano via, e si avvicina il momento importante di iniziare realmente ad attraversare l'America. Uno stato talmente importante nel mondo che sembra quasi influenzarne le sorti è il mio prossimo appuntamento. Incomincio ormai a percepirne le prime forti contraddizioni, ma mi preparo alla partenza senza pregiudizi o stereotipi e ovviamente con un nodo in gola perché stavolta i saluti sono ancora più difficili e mi riportano a quelli sulla banchina del treno oltre un anno fa nella mia città.
Questa è la mia vita, emozioni forti e sorprese quotidiane e saluti struggenti a fare da contrappeso.
Domani mi sveglierò a Cleveland, dove inizierò il coast to coast americano.
Domani mi sveglierò in un'altra città, sotto un altro cielo e conoscerò nuove persone.
I saluti fortunatamente saranno solo un ricordo.