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Pechino per me....

Pechino

Il cielo si fa sempre più grigio e simile a quello della mia pianura padana. L’afa, anche quella, inizia a farmi sentire a casa. Si boccheggia a Pechino già alle 9 del mattino. L’aria è inquinata e ai primi respiri già te ne accorgi. Le polveri sottili qui sono generalmente quattro volte tanto quelle delle nostre soglie di guardia.
La popolazione qui ha la pelle più chiara rispetto ai Mongoli e sono più minuti.

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“ Tschi da kasha –pisha nosha” (zuppe e polenta sono il nostro cibo) - La Russia

Russia

a cura della Dr.ssa Alessandra Bosetti Dietista Clinico Clinica Pediatrica – A.O. Luigi Sacco, Milano Le tradizioni culinarie russe risentono sostanzialmente di due grandi fattori: 1.i periodi di digiuno dettati dai precetti religiosi, che vedono l’alternanza di una “tavola digiunale” dove vengono consumate prevalentemente zuppe di cereali, formaggi, frutta secca, patate , fughi secchi, barbabietole a una “tavola carnivora” con stufati di carne e pesce, pasta o ravioli con sughi di carne. 2.le condizioni climatiche che condizionano la disponibilità di alimenti freschi Largo uso di miele, marmellate confetture, pan pepato e latte di papavero. I metodi di cottura più diffusi sono la cottura alla brace, al cartoccio, in umido mentre scarsamente utilizzate sono le fritture. La cucina russa NON usa olio ma burro, strutto, lardo (molto calorica), trionfano le spezie e la panna acida. Al mattino,per colazione (ZAVTRAK) si può iniziare con del KHLEB (pane si segale o avena), o dei KASHA (porridge di avena grano saraceno) o dei dolci tipici (molto calorici per l’abbondanza di burro o strutto) come lo ZEFIR una specie di meringa con panna montata e cioccolato fuso , ma l'indice glicemico è molto elevato, oppure una fetta di VATRUSHKA una torta a strati con ripieno di ricotta aromatizzata, uva passa, frutta. E poi ancora lo SGUSHENKA (latte condensato con zucchero cristallino al 12%) o il KEFIR con SUKHARIKI (fette biscottate molto cotte che una volta venivano servite come razione degli eserciti militari) o GEMATOGEN una barretta “energetica” a base di sangue bovino defibrinato unito a latte condensato, miele con sembianze di …cioccolatini, oppure dei BARANKI ovvero crostini di pane che ricordano i nostri taralli pugliesi nel cui impasto vengono aggiunti, oltre ad acqua, farina, sale, lievito anche semi di cumino e vaniglia. Miele e marmellata di frutti di bosco non mancherà mai. Per strada si possono assaggiare i SEMECHKI (semi di girasole tostati) o delle gustosissime fragole glassate (KLYUKVA Sakharom) Piatti tipici: BORSCHT: piatto nazionale ovvero una zuppa a base di brodo di manzo, barbabietole, cavolo cappuccio, verdure, pancetta, aromi e l’immancabile panna acida (SMETANA) la versione vegetariana viene chiamata POSTNY BORSCHT. Altre zuppe tipiche sono: ➢OROSHKA a base di birra (KVASS), funghi in salamoia, succo di limone, pesce (PERSICO; TINCA; MERLUZZO) accompagnato con RUFABA (un incrocio tra rape e ravanelli) ➢SHCHI una zuppa dalla tradizione millenaria a base di cavolo cappuccio, panna acida, crauti, mele, pesce, carote, funghi e spezie) ➢LARHMAN zuppa di noodles con manzo, brodo saporito e spaghetti di frumento ➢PLOV riso fritto con agnello e carote in umido ➢SHASHLYL spiedini di carne tipici della zona causasici marinati e cotti alla brace ➢VORSHMOK aringhe salate, carne macinata, cipolla , formaggio fuso NB tutte le zuppe sono accompagnate da pane di segale. Volendo si può fare un pieno di caviale, salmone, storione e il luccioperca un pesce locale. Si possono infine gustare delle BLINY : crepes dolci o salate con butto, birra, panna da montare. Immancabili, in tutto il percorso,i ravioli: quelli russi si chiamano PELMEN , hanno un ripieno di carne Sul fronte delle bevande ovviamente si potrà incappare nella VODKA ottenuta da3 processi di distillazione di cereali in alcol (grado alcolico 60%VOL) o nella, MORS (bevanda a base di acqua, frutti di bosco) KVAS bevanda fermentata a basso tenore alcolico ottenuto dalla fermentazione di vegetali (bacche, linfa di betulla, orzo), nei SOK (8succhi di frutta) o nella bevanda nazionale (il tè nero) con cardamomo, limone, semi di finocchio e panna.

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Cieli azzurri e colline, praterie...

Mongolia

Praterie sconfinate, morbide colline, laghi, fiumi, cascate impetuose e sullo sfondo montagne innevate. E poi capre, mucche, yak , aquile, condor, falchi e migliaia di cavalli liberi, allo stato brado. E poi ancora i loro cuccioli. Tende circolari bianche, le Ger, riscaldate da stufe in ghisa in cui brucia legno misto a sterco, utilizzate per scaldare e per cucinare: dei veri e propri focolari domestici dai cui comignoli sfuma un bianco che colora l’orizzonte. Gente semplice, pastori, nomadi come l’uomo era all’origine, ospitali, sorridenti, curiosi. Antichi templi, vecchie rovine di un impero andato distrutto che incuteva terrore a tutto il mondo, luoghi sciamamici che si mischiano a templi buddisti. E poi deserto, polvere, sassi, sabbia e dune, cammelli e ancora le Ger.

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La Siberia, Irkutsk, il lago Baikal ed una roccia sciamanica...

Lago Baikal

Sono arrivato ad Irkutsk di prima mattina dopo tre giorni in Transiberiana e subito dovevo risolvere il problema del visto per la Mongolia. Purtroppo dall’Italia non avevo fatto in tempo a richiederlo e poteva essere un problema richiederlo direttamente ad un posto di frontiera. Invece, come letto da più parti su internet l’ambasciata mongola in Siberia è efficiente ed in un paio di giorni potrò avere sul passaporto il mio primo visto richiesto “sulla strada”. 

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La transiberiana, la Siberia e l'arrivo in Mongolia

Siberia

La Transiberiana, la Siberia e la Mongolia Il mio viaggio intorno al mondo sta procedendo e mi trovo alle porte della Cina su un treno che da Ulan Batoor mi sta portando a Pechino. Ho vissuto tre giorni in transiberiana, chiuso in un treno per 77 ore, per oltre 5000 chilometri attraverso 5 diversi fusi orari. La gestione del diabete in questo viaggio è stata piuttosto semplice dal punto di vista alimentare, il vagone ristorante offre pietanze molto care e scarse, oltre che di dubbio gusto. Mi sono pertanto organizzato partendo da Mosca con il relativo “kit di sopravvivenza”: noodles liofilizzati, scatolette di tonno, pane, formaggio e un paio di vaschette di salumi locali oltre a frutta come mele e banane. In ogni vagone è presente una sorta di distributore di acqua calda, utilissimo per prepararsi thé e caffè oltre che le zuppe di noodles che in questi casi sono dei veri e propri toccasana. La glicemia è andata bene, priva di picchi alti o bassi e l’unico relativo problema era adeguare il corpo ai nuovi fusi orari, anticipando giorno per giorno l’iniezione di insulina a lungo effetto. Se vi capitasse di viaggiare in transiberiana e volete gustare le pietanze tipiche di questo treno tenete conto che il vagone ristorante effettua servizio secondo gli orari di Mosca, pertanto se siete in Siberia e volete cenare verso le otto di sera lo troverete chiuso da almeno tre ore. Arrivato in Siberia sono stato accolto da una temperatura mite durante il giorno e prossima allo zero di notte, ma con un sole splendente. Ho visitato Irkutsk, la “Parigi” della Siberia: un paragone piuttosto azzardato, si tratta di una città industriale, ai margini di un fiume, con tipiche case in legno ormai in rovina e strade dedicate allo shopping europeo invece ben curate. Qualche monumento dedicato a Marx e a Lenin e niente di più. Così, dopo aver sbrigate alcune faccende burocratiche all’ambasciata mongola per ottenere il visto che mi verrà consegnato tre giorni dopo, decido di avventurarmi sul lago Baikal, a quattro ore dalla città. Fortunatamente qui lo spettacolo della natura è bellissimo e mi permette di comprendere meglio la Siberia stessa. Si tratta di una delle riserve di acqua dolce più importanti del pianeta con i suoi oltre 1600 metri di profondità e 660 chilometri di ampiezza da nord a sud. L’isola di Olkhom, dove alloggio in una tipica guesthouse, è meravigliosa, la natura è assolutamente padrona e le case del villaggio, come quelle di Irkutsk, sono fatte di legno con tetti coloratissimi, ma almeno qui non cadono a pezzi. La proprietaria di casa cucina per gli ospiti e la dieta prevede carne stufata, cetrioli e riso. In questa zona i cetrioli sono buonissimi e sono un ottimo alimento, ricco di acqua. Al mattino mi viene servita una torta di pasta ripiena di carote, immangiabile, così ripiego su un po’ di frutta e biscotti. La principale attrattiva è un trekking di un paio d’ore verso una roccia sciamanica affacciata sul lago, la vista che si può scorgere è davvero meritevole e un po’ di sana attività fisica è quello che ci vuole. Fatto rientro ad Irkutsk e ottenuto il visto mongolo, prendo il treno per Ulan Batoor per altre 27 ore di viaggio. Solita scorta di cibo, stavolta minore visto che dura un terzo della transiberiana e nessun problema con i fusi orari dato che in Mongolia c’è una sola ora di differenza. Arrivato ad Ulan Batoor, grazie ad accordi presi via mail con l’ostello di destinazione riesco a partire immediatamente per un tour nella zona continentale del paese di quattro giorni. Visito il parco di Terelji e il deserto di Gobi. La notte si dorme nelle Ger mongole, tipiche tende circolari bianche utilizzate dai nomadi pastori. La notte fa veramente freddo e ci si riscalda con una stufa in ghisa all’interno della tenda alimentata d legno e sterco di animali vari che popolano la zona. Proprio questi animali sono a migliaia, tutti allo stato brado: capre, mucche, yak, cammelli e cavalli. E poi aquile, condor, falchi. Qui la natura è davvero protagonista assoluta, l’elettricità quando c’è è a scarso voltaggio ed insufficiente per caricare i nostri apparecchi tecnologici. In compenso i paesaggi sono incredibili: verdi e morbide colline con all’orizzonte montagne ancora innevate, fiumi, cascate, laghi. E poi anche pietre, polvere, sabbia: il deserto di Gobi. Difficilmente ho visto paesaggi così incontaminati e mutevoli, la Mongolia resterà nel mio cuore. Per quanto riguarda il diabete le lunghe passeggiate a cavallo, i trekking e la vita in generale all’aria aperta ha aiutato le glicemie a restare quasi sempre nella norma, un’attenzione particolare va riservata al cibo in quanto non vi è verdura o frutta, i piatti sono tutti a base di montone, riso e patate. Ottimo lo yogurt artigianale di capra, da provare, ma attenzione, è carico di zucchero, purtroppo l’ho scoperto solo dopo. Ora mi aspetta la Cina, dove la cultura è completamente diversa dalla nostra così come la cucina. Recupererò almeno qualche verdura e frutto in più e abbandonerò definitivamente il pane in favore del riso. Non vedo l’ora di arrivare, ciao mondo! Leggi l'articolo completo su Diabete.com Guarda i video su Youtube: The Transiberian Experience La Siberia La Mongolia

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Dov’è il telecomando? Cambia un po’ canale dai!

Transiberiana

“Il treno regionale 2122 delle 7.27 proveniente da Parma e diretto a Milano Centrale è in arrivo in ritardo al binario 3.”

Quante volte ho sentito quella voce dallo speaker della stazione di Piacenza. Tutte le mattine degli ultimi sei anni. Nella nebbia, al freddo, di corsa e sempre in ritardo, via, tutte le mattine a cercare un posto a sedere, carrozze freddissime d’inverno e caldissime d’estate. Avrei dovuto odiarli i treni. Invece quel paesaggio che scorre dentro al finestrino, come fosse in televisione, non l’ho mai veramente odiato. Mi piace andare in treno, rilassa e lascia il tempo di riflettere.

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I feel food in... Polonia!

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a cura della Dr.ssa Alessandra Bosetti Dietista Clinico Clinica Pediatrica – A.O. Luigi Sacco, Milano Le cronache medioevali descrivono la cucina polacca come molto piccante e basata su carni e grani. Rispetto ad altre cucine europee dell'epoca erano molto usate le spezie, soprattutto il pepe, la noce moscata e il ginepro anche perché era fiorente l'importazione dai paesi orientali a prezzi bassi. L'uso del miele e della rapa era molto comune. Tra gli alcolici più famosi la birra e l'idromele con il vino proveniente soprattutto da Slesia e Ungheria. Nel 1518 la regina Bona Sforza rivoluzionò la cucina polacca portando nel paese i cuochi italiani. Stanisława Augusta porterà ulteriori modifiche alla tradizione con la moda della cucina francese, molto leggera. Saranno successivamente pubblicati una serie di libri di Jan Szyttler, allievo di un celebre cuoco di re Paula Tremona. I piatti che si possono dire tradizionali provengono ancora oggi da ricette di autori del XIV secolo come Lucyna Ćwierczakiewiczowa L'ingrediente principale è la patata, ma sono molto celebri le carni di maiale affumicate e le zuppe. Il pranzo è il pasto principale della giornata, ed è consumato nelle prime ore del pomeriggio. Le portate sono una zuppa o minestra, seguita da un piatto generico e verdura ed infine il dolce accompagnato da tè, o succo di prugne o rabarbaro. Tra le minestre tradizionali la barszcz, una zuppa di barbabietole, la żurek, una minestra di farina di segale acida, la ogórkowa, una minestra di cetrioli, e la kapuśniak, a base di cavoli. Il più celebre e tradizionale piatto polacco è il bigos, uno stufato di carne, cavoli e crauti, con aggiunta di prugne secche ed altre spezie. Tra i piatti celebri i pierogi, ravioli ripieni, a scelta, di formaggio, funghi, frutta, cavoli o carne, i Gołąbki, involtini di cavolo ripieni di carne e di riso, i pyzy, gnocchi di patate con o senza ripieno di carne, e la karp, carpa in gelatina o fritta. Tra i dolci tipici si possono annoverare: makowiec, il cui ingrediente principale sono i semi di papavero, sernik a base di formaggio fresco e piernik a base di miele e spezie. Qualche numero….nutrizionale: (valori medi per porzione) BIGOS energia: 205Kcal protidi. 15g Lipidi: 13,5g di cui 9,60g animali Colesterolo: 35mg CHO: 5,8g Indice glicemico: 67,39g Fibra alimentare: 2g PIEROGI: energia: 244Kcal protidi. 30g Lipidi: 4,5 g di cui 5 g animali Colesterolo: 36mg CHO: 21,48g Indice glicemico: 70 Fibra alimentare: 2g SERNIK: energia: 582Kcal protidi. 38,9g Lipidi: 31g di cui 18,60g animali Colesterolo: 87mg CHO: 38,87g Indice glicemico: 80 Fibra alimentare: 2g

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Из России с любовью

Cattedrale di San Basilio

Sul treno che da Varsavia mi ha portato a Mosca credo di aver assaggiato per la prima volta l’esperienza di un treno dell’ Est, sono partito alle 17 e l’arrivo era previsto per le 11 del mattino seguente. Mi sono trovato nello scompartimento con un ragazzo moldavo e con Andriy, un signore russo che si è da subito mostrato una bravissima persona. Andriy è un pendolare e fa spesso la tratta Varsavia – Mosca. Ingegnere, lavora tra Polonia, Germania e anche Italia. E’ stato pertanto facile fin da subito far conversazione, pur con le difficoltà del caso: i russi infatti, oltre che scrivere in un altro alfabeto, il cirillico, non parlano una parola di inglese. La notte è passata bene, Andriy mi ha offerto una cena nel vagone ristorante a base di una Salamka Sbornaje, una tipica zuppa della zona, e di una birra. 

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L'inizio del viaggio

Lo scorso 4 maggio è finalmente iniziato il mio viaggio intorno al mondo senza aerei. La prima tappa prevedeva arrivare a Varsavia con un bus che da Milano, attraverso la Svizzera, la Germania e la Repubblica Ceca mi ha portato a destinazione: in Polonia dopo circa 28 ore. La prima parte dell’avventura, almeno fino alla Mongolia dove arriverò dopo circa due settimane, non prevede clamorosi stravolgimenti alimentari. Il cibo nell’est europa è vario e simile al nostro, occorre solo prestare attenzione ai condimenti in quanto spesso esagerano con burro e salse di vario genere. I crauti sono ovunque, sia crudi che cotti, e sono un buon alimento. Le prime accortezze hanno riguardato il viaggio da Milano a Varsavia: nelle oltre 28 ore di forzosa inattività, ho dovuto prestare attenzione ad evitare fastidiose lunghe iperglicemie e a tale scopo mi sono dotato di panini leggeri a base di prosciutto cotto e lattuga, un po’ di frutta come mele verdi e banane: dieta leggera, ma equilibrata. Il viaggio è andato bene e sono arrivato a destinazione verso sera il 5 maggio. Mi sono svegliato la mattina dopo in ostello ed era una sensazione che mi mancava da troppo tempo, il mondo degli ostelli sarà la mia casa per un bel po’ da adesso in avanti e l’atmosfera è frizzante. Si divide tutto: la camera, i bagni e gli spazi comuni come la cucina. L’attenzione quindi è stata quella di riporre con cura l’insulina nel frigorifero comune. C’è molto rispetto tra i ragazzi ospiti e l’unico rischio è che ti venga rubata una birra, non certo i medicinali! Varsavia è una città bellissima e molto economica, la consiglio assolutamente. C’è tanto verde e la possibilità di fare lunghe passeggiate in centro o nei parchi. Ho provato alcuni cibi tipici come i Bigos e i Pierogi. Il primo è una specie di stufato di carne e crauti accompagnato da prugne secche e mirtilli, i secondi, invece, ravioli ripieni in vari modi: formaggio, cavolo nero, carne o funghi. La glicemia va bene in questi giorni, sto attendo a mixare cibi tradizionali a verdura e frutta fresca. Dopo un paio di giorni mi son diretto a Mosca in treno per altre 18 ore di viaggio. Si viaggiava di notte quindi è risultato agevole gestire le glicemie con una cena leggera a base di una zuppa chiamata Salamka Sbornaje e un panino. A Mosca il più grande problema è legato alla lingua: nessuno parla inglese, figuriamoci capire un menù scritto in cirillico o farsi dare indicazioni dai camerieri e ristoratori. Ad ogni modo è andata bene, molti piatti sono a base di salmone e sardine accompagnati dagli immancabili crauti. Mi sono concesso anche una vodka e caviale (rosso però, quello nero è troppo caro!!!), non potevo tirarmi indietro! C’è tutto un rito per berla e mi son fatto consigliare da Alex, un ragazzo di Mosca che mi ha accompagnato tutto il giorno per la città: dopo il brindisi, prima di bere bisogna buttar fuori un bel respirone e poi giù la vodka tutta d’un colpo! Non mi è chiara la differenza, ma l’ho fatto di buon grado. I russi accompagnano la vodka non solo con il caviale, ma soprattutto con crostini di salmone ed aneto oppure sardine sotto sale da intingere in una salsina a base di pomodoro e peperoni. Il tutto molto buono. I due giorni a Mosca li ho passati a visitare la città e sono stato molto fortunato a capitare nel giorno del Victory Day, una festa nazionale simile al nostro 25 aprile. Per strada c’era una parata di carri armati e altri mezzi militari, e il centro era invaso di persone che ballavano, mangiavano e facevano festa. Il sole splendeva sulla città e ho colto l’occasione per un giro a Gorky Park: il parco più grosso di Mosca dove tutte le famiglie si sono ritrovate a festeggiare.Noto che con tutto questo movimento le glicemie van sempre meglio e ne sono proprio felice. Essere da soli in paesi stranieri ti porta ad ascoltare con cura il proprio corpo ed evitare situazioni che possano metterti in difficoltà come le ipoglicemie improvvise. Ora mi aspettano tre giorni chiuso in un treno sulla Transiberiana dove raggiungerò dapprima Irkutsk, la “capitale” della Siberia, e poi la Mongolia. In Mongolia mi attenderà un mondo nuovo e soprattutto, il primo vero approccio all’Asia.Leggi l'articolo completo su Diabete.comGuarda i video su Youtube: Che il sogno abbia inizioMosca
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Che il sogno abbia inizio....

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https://www.youtube.com/watch?v=bieAO5aEVvo Svegliarsi in un ostello era una sensazione che mi mancava da troppo tempo. Questa sarà la mia casa nei prossimi mesi e forse anni. Una casa diversa ogni due/tre giorni e compagni di stanza diversi ogni singolo giorno. Stamattina mi sono svegliato nella mia nuova vita e faticavo a contenere il mio sorriso. Persone diverse, da tutti i continenti, giovani, meno giovani, bianchi, neri, occidentali, orientali, un meltin pot che non ricordavo. E’ bellissima l’atmosfera in ostello, ci si rispetta tutti e l’educazione regna. Siamo tutti sconosciuti, ma ci si saluta e si scambiano sempre due parole. Non si fa tanto per fare, ma perché tutti hanno sempre qualcosa da raccontare. La prima persona che ho conosciuto in questo viaggio è una ragazza australiana, di Sydney, che sta girando l’Europa da un anno. E’ un caso che proprio la prima persona conosciuta appartenga a quel continente a cui devo tutta la mia passione per i viaggi? Non credo, c'è un filo che lega tutti gli ultimi eventi della mia vita, un po' come i famosi puntini da unire citati nel famoso discorso di Steve Jobs. Mi sono svegliato dopo un periodo della mia vita sconvolgente, dalla decisione di dar vita al mio sogno a stamattina è stato un vortice di accadimenti, cose, persone, emozioni in cui mi sono lasciato travolgere e che mi ha caricato prima e stravolto poi. Sono arrivato a Varsavia dopo 28 ore spese tra treni, auto, bus e pulmini in cui sono letteralmente crollato, dormendo per la maggior parte del tempo. In pratica questa prima parte non me la sono goduta, ma poco importa. Mi sono goduto tutto l’affetto della gente, gli abbracci, i baci, gli auguri, gli incoraggiamenti. Ora è davvero iniziata l’avventura. Non vi nascondo che fino alla partenza del treno, domenica pomeriggio, avevo trattenuto tutte le lacrime, ma poi su quei binari sono crollato e per un attimo ho avuto paura. Ho capito davvero il senso di quel coraggio di cui mi avete parlato e che ho sempre rifiutato, sostenendo che la mia non fosse in realtà una scelta coraggiosa. Si è soli, una volta partiti, ed il mondo potrà darmi tutto o togliere tutto. Ho avuto paura che questa mia vita in solitaria mi possa portare ad isolarmi troppo con me stesso e non riuscire più a condividere emozioni con altre persone. L’ansia però è durata davvero pochissimo, stamattina ero in forma smagliante ed ho iniziato a vivere di quello che volevo da tempo: ostelli, posti da visitare, culture, persone, sbattimenti infiniti. Che bello. Che felicità. Mentre viaggiavo verso Milano, verso quel bus che mi avrebbe portato a Zurigo prima , a Monaco, a Praga e a Varsavia dopo, scrutavo l’orizzonte. Raramente in pianura padana ci sono giornate così terse e allora guardavo sognante le Alpi, e già mi immaginavo sull’Himalaya. Le Alpi, il primo confine, il primo di tanti traguardi. A darmi il benvenuto in questa nuova vita ci ha pensato poi una città meravigliosa che vi consiglio assolutamente di visitare: Varsavia. Varsavia è molto bella, verde e con interessantissime architetture. Inoltre è molto economica e sicura. La città vecchia e’ molto particolare, inoltre la popolazione mi ha accolto con gran sorrisi. Ora mi fermo un paio di giorni qui, per poi andare verso Mosca in treno, dove conto di arrivare giovedì. Questa è la parte più dispendiosa del viaggio perciò sto cercando di farla quasi di corsa.

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Ready to go...

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Mancano solo due giorni.

Probabilmente domani non riuscirò a pubblicare niente, preso come sono da questi ritmi frenetici prima di partire. Pazientate.

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Ehi tu, Insulina, vieni con me?

L'insulina... l'unica differenza tra me ed un qualsiasi altro viaggiatore in giro per il mondo. Come si traduce questa differenza? Innanzitutto senza l'insulina non sopravviverei a lungo, pertanto è ciò che ho di più importante nel mio zaino.

Per prima cosa una considerazione che è valida per tutto quello che è assolutamente indispensabile per il cammino: preservarsi dai rischi diversificando il più possibile i rischi stessi. Il primo rischio assoluto è essere derubati: per diversificare il più possibile viaggerò con tre diverse scorte di insulina  in tre diversi posti: avrò una scorta pari a circa sei mesi nello zainone, un'altra di circa tre mesi nello zainetto e quella di tre settimane nel marsupio. In questo modo ho diversificato al massimo il rischio consentendomi in caso di furto di poter avere il tempo di organizzare una spedizione dall'Italia, trovarla in loco oppure ahimè rientrare e fallire l'impresa.

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La preparazione del viaggio - Maggio 2014

Preparare un viaggio intorno al mondo non è impresa semplice per nessuno, essere diabetico implica una pianificazione ancora più accurata. Occorre studiare gli itinerari, conoscere le possibili difficoltà nel poter reperire insulina in casi di emergenza , strutturarsi con adeguate scorte e riuscire a conservarle correttamente. La mia terapia prevede una iniezione al giorno, verso sera, di insulina ad effetto continuo per 24 ore e tre iniezioni di insulina rapida in prossimità dei pasti. Nello specifico al momento della partenza mi somministravo 30 unità al giorno di insulina rapida e 28 di quella ad effetto continuo. Ho dovuto pertanto calcolare quanta scorta di insulina portare con me. La prima difficoltà, su un viaggio così lungo è la scadenza della stessa: circa 14 mesi. Si è rivelato pertanto inutile anche solo pensare di poter partire con una scorta che coprisse l’intero viaggio. Ho valutato varie possibilità e ho individuato la soluzione nel prendere con me sufficiente insulina per un anno e poi verificare le possibilità di spedizione della stessa dall’Italia. In 10 mesi conto di arrivare in Australia, continente nel quale non dovrebbe essere particolarmente difficile far arrivare la successiva scorta. Un anno con le dosi che vi ho indicato significa 72 penne precaricate, non proprio poche. La loro conservazione? L’insulina può restare a temperatura ambiente fino a 28 giorni, ma andrebbe conservata tra i 4 e gli 8 gradi. Mi sono pertanto munito di mattonelle per il ghiaccio e di borse termo protettive. Ho inoltre studiato un piccolo stratagemma per mantenere un po’ più a lungo la temperatura: la carta di giornale! Sì, la carta dei quotidiani ha un buon effetto isolante: l’idea mi è venuta osservando come si coprono i clochard alle stazioni e come si proteggono i ciclisti all’inizio delle discese in alta montagna infilandosi fogli di giornale donati dai tifosi sotto la maglia. Con questo accorgimento conto di mantenere nella maggior parte delle situazioni la temperatura corretta per un paio di giorni. Dovrò quindi trovare fonti di raffreddamento solo un paio di volte alla settimana e questo non è impossibile, alloggiando negli ostelli. Problema insulina risolto? Non del tutto perché ho risolto il problema della conservazione, ma non quello di tenerla al sicuro. Sí perché può sempre succedere che mi rubino qualcosa e tra questo ci potrebbe essere anche lei. Come per ogni cosa di vitale importanza, tra cui i documenti, le carte di credito, i soldi, anche l’insulina, in viaggio, deve rispondere al requisito della diversificazione dei rischi. Non posso permettermi di conservarla sempre e solo in unico posto per esempio nello zaino, poiché se ne fossi derubato, sarei finito. Ho creato quindi tre scorte di diversa quantità che mi permettano di diversificare i rischi: una scorta grande sarà riposta nello zaino grosso, quello che conterrà l’abbigliamento. Una scorta più piccola, ma ugualmente ampia, diciamo sui 3 mesi, verrà riposta nello zainetto che conterrà tra le altre cose, tutta la mia attrezzatura tecnologica e di utilizzo quotidiano, dove pertanto porrò maggiore attenzione. Infine detto che una penna mi dura circa 10 giorni, due penne per tipo le conserverò nel mio marsupio, da cui mai mi staccherò. I rischi sono pertanto ridotti al minimo.Infine per quanto riguarda il controllo della glicemia mi sono dotato di uno strumento per il monitoraggio continuo basato su tecnologia AGP, il quale mi permetterà un enorme risparmio di spazio destinato ai più classici pungi dito e strisce reattive. Come funziona lo strumento? E’ una sorta di chip che viene generalmente applicato sulla pancia o sulle braccia che trasmette in continuo ad un apparecchio grande quanto un cellulare i dati della glicemia. Il trasmettitore inoltre vibra ogni qual volta la glicemia si alza o si abbasso oltre i valori raccomandati, aiutandomi quindi a gestire al meglio anche i radicali cambi di alimentazione.Per far spazio alle scorte e al resto dell’attrezzatura per il diabete ho sacrificato molti vestiti ed abbigliamento, ma poco importa, perché un viaggio del genere ti porta realmente a capire cosa è davvero indispensabile nella vita, il diabete quindi mi aiuta a selezionare l’indispensabile ancor di più! Ora non resta che partire…Leggi l'articolo completo su Diabete.comGuarda i video su youtube: Cosa dice il dottoreLa conservazione dell'insulina
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Con i piedi per bagaglio e il mondo per famiglia

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"In viaggio diminuisce il peso dello zaino ma aumenta il bagaglio delle nostra anima." così scrive Carlo Taglia nel  libro Vagamondo in cui racconta il suo giro del mondo senza aerei.

Lo zaino... per ogni viaggiatore rappresenta il compagno di mille avventure, è il vivo ricordo di esperienze incredibili. Ogni tanto ci parlo, e mi intristisce vederlo vuoto. Quando lo tiro fuori dall'armadio al contrario mi si riempie il cuore di gioia perché vuol dire che ormai ci siamo, sta per arrivare il nostro momento.

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Indicami la rotta, poi sceglierò cosa inseguire.

itinerario-completo

Ho scelto di dirigermi ad est per diversi motivi: il più importante riguarda il sole. Questa mia avventura voglio assaporarla con il sole in faccia e muovendomi verso il suo sorgere. Amo da sempre l'alba perchè è meno affollata, è per solitari e racchiude in sé uno sforzo. Tiziano Terzani, per me gran fonte di ispirazione, scrisse ad un certo punto che "tutto è diventato cosi’ facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legato a uno sforzo" (Un indovino mi disse). Credo che avesse ragione e forse è anche per questo che viaggerò senza aerei.

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1000 e piu' GRAZIE

La condivisione delle emozioni genera una fonte di energia incredibile.In questi giorni ho ricevuto tantissimi messaggi di stima e solidarietà, non pensavo di riuscire a sfiorare certe corde dell’anima di così tante persone.Felicità, entusiasmo, lacrime di gioia, strette di mano, abbracci e tanti,tanti sorrisi.Faccio fatica a spiegare cosa sto provando perché è tutto un fiume in piena, vorrei fermarmi ad assaporare ogni singolo secondo di questo bellissimo momento.Molti mi hanno fatto i complimenti per il mio "coraggio", ma davvero, credetemi, il coraggio è altro, non questo. Io ho semplicemente ascoltato quello che la mia voce interiore diceva da anni ormai.Ho solo deciso di provare ad inseguire un sogno che rendesse la vita stessa una esperienza straordinaria!Con questo voglio dirvi GRAZIE per questa energia positiva che mi state trasmettendo perché è forza vitale che servirà anche nei momenti difficili che inevitabilmente arriveranno."Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso."Luis Sepúlveda Sharing emotions generates an incredible source of energy. These days I have received many messages of respect and solidarity, I never thought of being able to touch certain strings of many people soul.Happiness, excitement, joy's tears, handshakes, hugs and many, many smiles. I find it hard to explain what I'm feeling because everything is so huge, I would stop time to savor every single second of this beautiful moment.Many people think i'm brave, but really, believe me, courage is not this one. I simply listened to what my inner voice was saying me for years.I just wanted to follow a dream that would make life itself an extraordinary experience!With this I want to say THANK YOU for this positive energy that you're sending me because it is a real life force that I will also need in difficult times that will come.  
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Dalla parte dei desideri

Dalla parte dei desideri
"Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatto tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare."

 

 

 

ALESSANDRO BARICCO  - "OCEANO MARE"

 

 
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Benvenuti su TripTherapy!

Mollare tutto ed inseguire i propri sogni, girare il mondo senza neanche un aereo, andare oltre i propri limiti fisici, riscoprire distanze e culture diverse. L'essenza del progetto TripTherapy, la cura del viaggio.

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Il giorno prima delle dimissioni

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Domani daro' finalmente le dimissioni. E' un giorno importante, che aspetto da circa 4 anni. Si, è da tanto che medito una scelta del genere,ma in passato ho sempre posticipato per paura e incertezza. Il contesto attuale innanzitutto, sembra non permetterti di compiere certe scelte, una volta che hai il lavoro fisso. Sembra quasi di offendere tutte quelle persone che sacrificherebbero tantissimo per un lavoro come il mio. Sono arrivato al punto, tuttavia, di essere completamente asciugato, demotivato della mia vita professionale.

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Ivana Ghella
Ho comprato il tuo libro...hai tutta la mia ammirazione..
Mercoledì, 25 Ottobre 2017 19:06
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