Big Bend National Park

L'ultimo appuntamento con la musica americana era il Texas ed in particolare Austin, la città capitale.
Arrivo nel pomeriggio, il caldo è opprimente, ma la città si presenta subito nel migliore dei modi.
Alloggio per la prima volta in ostello, stavolta non ho trovato alcuna ospitalità in couchsurfing.
L'ostello è bellissimo, il più bello nel mio giro del mondo, proprio di fronte al fiume grazie ad un enorme giardino.


Il fiume, il Colorado, quel fiume che a breve mi accompagnerà in tanti parchi naturali è finalmente a due passi.
La zona sud della città si sviluppa proprio sulle sue rive ed è bellissima. La camminata è rilassante e permette una vista della città unica. Ai lati prima palme a delimitare la zona residenziale e poi boschi.
Mi muovo verso l'ora del tramonto e a causa di un acquazzone precedente l'arancione lascia spazio al viola e poi al rosso nel delineare i contorni dei grattacieli.
Nel fiume tartarughe e castori.
Intorno a me coppiette, persone qualunque, artisti e corridori invasati.
Un perfetto scorcio d'America tra il finto, il costruito e la natura. Tra le sue mille sfaccettature di una società così varia e diversa, e contemporaneamente così facile da definire e limitare.
Austin è una città molto viva, la sera i locali colorano e rallegrano la città. La musica ancora una volta è regina, senza generi specifici o particolari stavolta, solo la sana voglia di energia e vibrazioni oltre ad azzeccate sperimentazioni. Puro rock'n'roll, quello che ci voleva per tuffarmi definitivamente nella reale America.
Il giorno dopo mi concedo un giro nella città, ma il caldo texano mi opprime e così opto per visitare un museo d'arte che, oltre all'ingresso gratuito, offre aria condizionata.
L'arte texana non mi affascina più di tanto, ma è l'occasione per contemplare un bella esposizione sugli impressionisti e avere ancora una volta la conferma di quanto l'arte italiana sia importante, determinante ed influente oltreoceano. Tre sale dedicate interamente ad artisti italiani rinascimentali che nel nostro paese avrebbero a fatica un posto nelle chiese.
Faccio conoscenza con una ragazza nel museo che lavora part rime come guida. Sono felice ed orgoglioso di poterla introdurre al rinascimento italiano e non sentire le solite considerazioni scontate sul bel paese.
Prima di rientrare in ostello mi fermo sulla sesta strada per bere una birra e mi ritrovo coinvolto in feste e concerti. L'atmosfera è elettrizzante e tutti cercano di coinvolgermi. L'alcool scorre a fiumi, ma mi diverte maggiormente stare ad osservare l'onda della massa muoversi e ciondolare che esserne parte di essa.
Quando guardo l'ora ormai è tardissimo e devo rientrare in ostello perché l'indomani mi aspetta un lungo viaggio verso il profondo sud del paese, al confine con il Messico.
L'idea è quella di dedicarsi, da adesso in avanti, ai parchi naturali.
Dopo la musica, la natura.
Dopo Cleveland, Chicago, Nashville, New Orleans e Austin ora la nuova destinazione non ha il nome di una città: Big Bend National Park.
Ho appuntamento all'ingresso del parco con due ragazzi italiani, Nina e Giuse, che viaggiano in direzione opposta alla mia.
Anche loro hanno mollato tutto per inseguire un sogno, anche loro a correre sui sentieri della libertà. Hanno un bel blog che trovate qui.
Ci troviamo sulla strada nel tardo pomeriggio, non c'è tempo per i convenevoli, ci aspetta il tramonto presso uno dei parchi più belli e meno visitati d'America.
Per loro l'ennesimo parco, per me il primo. Entrambi restiamo tuttavia ammaliati da tanta bellezza.
Canyon e pinnacoli di roccia nel deserto che si colorano di rosso al tramonto. Cespugli e cactus dalle forme più strane a dipingerne i contorni.
Le rocce, scavate negli anni che assumono forme incredibili.
Mi fermo un attimo a guardare questo spettacolo.
Mi mancava.
Era da troppo tempo che non mi fermavo ad ammirare un quadro della natura.
Sono felice e carico, l'energia è ai massimi livelli.
Troviamo un posto da dormire all'interno del parco su un altopiano. Parcheggiamo le macchine e ci prepariamo un piatto di pasta. Con noi anche due bottiglie di vino ed il piacere di condividere un po' di italianità in mezzo a tale spettacolo naturale. Il cielo sopra di noi è fantastico, milioni di stelle che sembra di poterle toccare.
La serata scorre via piacevole a parlare come vecchi amici sebbene ci si conosca solo da poche ora. Non sono spocchiosi come tanti viaggiatori italiani, anzi. Credo che abbiano colto nel profondo l'essenza del viaggiare e sono contento di condividere una parte del percorso con loro.
Nina e Giuse mi fanno un regalo: pesco da un sacchetto un pezzo di un puzzle con una scritta dietro:

"Sii sempre onesto con te stesso, non potrà che renderti consapevole. Sii sempre onesto con gli altri, non potrai che esserne fiero"

Loro fanno così, prima di partire hanno fatto scrivere alle persone a loro care una frase su ogni pezzo di un puzzle. E regalano un pezzo a chi incontrano per strada.
Stasera nel mio primo parco americano, è toccato a me. Verso nuove avventure porterò il loro messaggio, il loro piccolo tassello di un disegno ancora più grande, la Vita.
Questa Vita che mi piace, sempre di più.