Rio de Janeiro - Brasile

Tutto è trascorso rapidamente, troppo, negli ultimi 900 giorni.
Non posso credere che sia passato così tanto tempo da quel giorno in cui ho salutato tutti per partire.
Mancano ancora tre mesi al l'effettivo rientro, ma per la prima volta mi sento davvero sulla soglia di casa.
Sono 18 mesi che passeggio attraverso il continente americano.


Dal Canada fino alla Patagonia.
Tanti chilometri, tanta strada, tante storie, tante esperienze, tante persone incontrate sul cammino.
E così arrivo a Rio de Janeiro, l'ultima tappa prima di andare in Africa e rientrare in Europa.
Non mi sembra vero.
Per la prima volta sono davvero di fronte al rientro.
Tutto sta rapidamente scivolando via.
Ma provo per un momento a guardarmi indietro: i giorni trascorsi sulla Transiberiana, la steppa in Mongolia, gli altopiani del Tibet, i miei fratellini nepalesi, le esperienze mistiche in India, l'isola che non c'è alle Andamane, la frontiera impossibile con la Birmania, Angkor Wat, il fiume Mekong e le montagne del Laos, i giorni trascorsi nel bus sulla collina in Tasmania, la grande traversata dell'oceano Pacifico, le Rocky Mountains in Canada, le cascate del Niagara, ovvero un sogno che cullavo da bambino, e poi ancora, New York, i grandi parchi americani, la discesa attraverso la costa della California, la Playa Escondida e i paesini del Chiapas in Messico, l'immersione con gli squali nel Blue Hole del Belize, la scalata al vulcano Acatenango in Guatemala, le rovine di Copan in Honduras, la vita tranquilla nell'isola di Ometepe nel Nicaragua, la natura del Costarica, la notte di luna piena, le stelle e i delfini su un catamarano tra Panama e Cartagena.
La salsa in Colombia, la laguna de Quilotoa in Ecuador, il Machu Picchu, le Ande in Bolivia, la Patagonia, gli asado e i mate in Argentina, Buenos Aires, il Rio Paraguay percorso su una nave fuori dal tempo, la frontiera più bella del mondo ovvero le cascate di Iguazu, e poi la foresta amazzonica e le coste di Bahia.
Tutto questo è stato lo sfondo più bello di una grandiosa storia fatta di incontri, persone, storie ed esperienze.
Quell'autostoppista francese incontrato sul lago Baikal in Siberia, i due fratelli che hanno messo in piedi l'organizzazione per aiutare i bambini in Nepal, il Baba irlandese, il pittore indiano poverissimo che mi ha ospitato a casa sua per giorni, un ragazzo portoghese in Cambogia dove abbiamo condiviso cene e racconti. E poi ancora l'abbraccio con vecchi amici in Australia, dopo 10 anni, la comunità hippie di Chicago, quell'altro a Joshua Tree, un'attivista nel Chiapas, i bambini in Guatemala, la bambina che mi ha indicato le stelle tra le foglie di palma a San Blas, i tayrona conosciuti camminando nella foresta colombiana alla volta della ciutad perdida, quella notte di fronte all'oceano nel nord del Perù trascorsa interamente a guardare il mare con una persona molto speciale, un'altra notte incredibile, a guardar le stelle nella valle dell'Elqui con una ragazza che quasi mi rubava il cuore. E poi tutte quelle persone che mi hanno dato un passaggio in Patagonia, un strampalato italiano dal cuore d'oro in Paraguay, la mia famiglia emigrata in Argentina, e poi in Brasile il sorriso della ragazza proveniente dalle Favelas che mi ha mostrato l'anima genuina della gente brasiliana.

Ora l'Africa, un nuovo continente, nuove persone e nuove esperienze di fronte a me. Scruto l'oceano dalla cima del Pão de Açucar. Alle mie spalle il tramonto sulla città di Rio. Il sole che fa breccia tra le nuvole e i raggi che passano ai fianchi della montagna Corcovado illuminando il Cristo che pare benedire una città fatta di contrasti, il più grande di tutti, quello sociale, che impone pericolosità e delinquenza ad ogni angolo, ma al contempo l'allegria e il sorriso che non manca mai sui volti carioca.
Scruto l'oceano, la mia prossima casa per un paio di settimane.
Scruto l'orizzonte, ogni giorno, un po' più in là.