Big Sur

San Francisco ormai è alle porte nella mia strada che finalmente volge a sud. Dopo circa due mesi tutta la mia avventura americana è ormai al capolinea.
Tra gli ultimi appuntamenti il parco naturale di Big Sur, uno dei tramonti più spettacolari del mondo, sulla strada costiera che porta alla fine della California, verso il Messico.



Strade a strapiombo su formazioni rocciose direttamente sull'oceano pacifico. Tra una scogliera e l'altra alcune graziose baie. Una di queste è popolata da una numerosa colonia di elefanti marini. L'elefante marino è un vero e proprio gigante, chiassoso e poco aggraziato. Ma l'idea che ancora oggi, a pochi passi dalla "civiltà", esistano ancora posti del genere rincuora l'anima.
La strada è tortuosa, ma spettacolare e i bassi limiti stradali americani vengono in aiuto permettendo in tutta sicurezza di poter godere di questi paesaggi senza alcun pericolo. La zona è tuttavia destinata ad un turismo d'élite e soggiornarvi è molto costoso. La mia permanenza si riduce pertanto ad un solo giorno.
La strada corre veloce verso sud, ma decido di non avventurarmi dentro la cosmopolita Los Angeles. Già visitata dodici anni fa non mi aveva lasciato una grande impressione e così volgo le mie strada un po' più ad est, verso il parco nazionale di Joshua Tree.
Torno a respirare aria di deserto e il panorama è decisamente all'altezza delle aspettative. Anzi a dirla tutta questo deserto è probabilmente il più affascinante di quelli visti finora. A volte accade proprio che aree meno famose non sfigurino al confronto di altre ben più famose, anzi. Penso al deserto di Gobi, a quello australiano, al Sahara. In questa piccola zona alberi unici insieme a sabbia gialla e rocce color castagna disegnano un quadro ineguagliabile. Oltre a ciò l'atmosfera che si respira è unica poiché questo deserto è sede di una comunità hippie che rende la zona viva in termini di arte e cultura.
Certo alcune opere sono discutibili, ma poter alloggiare in questa comunità lascia un ricordo indelebile.
Una piccola disavventura con i cactus saltellanti non rovina l'esperienza di questo deserto. Nel caso tuttavia considerate di non avvicinarvi troppo ai cosiddetti Cholla cactus poiché non so per quale motivo, ma basta avvicinarsi un po' troppo perché i loro aculei penetrino nella pelle e riuscirsi a liberare è quantomeno molto doloroso.
L'ultimo appuntamento americano è tuttavia San Diego e la regione di Orange County.
San Diego come ricordavo è una bella città costiera, molto viva la notte, piacevole da visitare e con spiagge meravigliose come Pacific e Mission. Il suo pontile è quello che ci si può immaginare dai film.
L'America mi ha asciugato completamente, in cinque settimane ho macinato qualcosa come 9000 miglia e così colgo l'occasione di un invito di due fratelli italiani per riposare un po' a San Clemente, nei dintorni della famosa città californiana. Grazie ad un programma di scambio case possono godere di una villa meravigliosa direttamente sull'oceano. Vengo così a conoscenza di questa ulteriore opportunità offerta dalla rete e ne approfondisco le dinamiche; è certo ormai che le occasioni offerte dalla sharing economy siano infinite e basta solamente spirito di intraprendenza e saper cogliere le opportunità. Nel frattempo potrei vivere di spiaggia, surf e relax, ma purtroppo non ne posso godere perché la fatica chiede il conto al corpo e mi tocca una settimana a letto con febbre.
Ripenso così al capitolo americano ormai al termine.
L'America per me.
Sono passati due mesi dal mio arrivo in questo continente. Dopo ventisei interminabili giorni a bordo di un cargo mercantile toccai finalmente terra e ripresi a viaggiare, esplorando le città, i paesi e la natura. I primi passi, in Canada, sono stati un'esperienza indimenticabile.
L'America, intesa come Nordamerica, è per molte persone un sogno e sicuramente l'industria cinematografica e i media hanno contribuito non poco alla realizzazione di questo immaginario collettivo.
La realtà, ora che l'ho attraversata tutta, è un po' differente.
Certo, la natura è impagabile da queste parti, i paesaggi di cui ho potuto godere sono fotografie impresse nella memoria e nel pensiero.
Avrei voluto viverla maggiormente, muovendomi lentamente, ma i costi da questa parte del mondo sono inaffrontabili per un viaggiatore come me. Pensavo di poter contare su car pooling o il caro vecchio autostop. Alla peggio avrei preso qualche bus o treno. Invece il car pooling o sharing è praticamente inesistente, l'autostop illegale, le distanze sono enormi e quindi anche i bus sono carissimi alla stregua se non peggio degli aerei. I treni sono per lo più merci e la rete ferroviaria statunitense è studiata proprio a tal fine.
Mi sono dovuto ingegnare e alla fine ho trovato un buon affare con un noleggio auto. La benzina costa pochissimo e avrei potuto offrire passaggi per ripagarne un poco. Inoltre l'auto poteva offrire un buon giaciglio notturno.
Dovendone tuttavia ammortizzare i costi ho deciso di macinare miglia su miglia ogni giorno. Oltre 9000 alla fine in circa sei settimane. Una tirata pazzesca ripagata dagli spettacoli naturali quotidiani.
Mi rimarranno per sempre impresse nella mente le colline dell'Alabama, le montagne del Colorado, i canyon dell'Arizona e dello Utah, i deserti del New Mexico e proprio quello di Joshua Tree in California.
E poi gli animali: alci e cervi sulle montagne rocciose, orsi e coyote tra California e Nevada, gli elefanti marini di Big Sur, le mille aquile in cielo, i procioni e gli scoiattoli.
Ci sono state città che resteranno nel mio cuore come San Francisco, Vancouver e Nashville, ma ancora di più New York. I suoi grattacieli, le sue strade, i suoi quartieri, la sua gente, le sue facce.
Proprio le persone sono state la più grande delusione americana. Brava gente, sempre molto disponibili e gentili, ma imbarazzanti per superficialità e mediocrità. A parte poche eccezioni le persone incontrate sul mio cammino non mi hanno lasciato nulla. Se ripenso all'Asia e agli incredibili incontri sviluppati in due mesi e lo confronto al Nordamerica il paragone non regge. Li ho trovati come imbambolati, come se vivessero sotto una campana di vetro, senza accorgersi di quello che succede al di fuori.
E poi i nativi, dove sono finiti i nativi americani? In due mesi ne ho incrociato solamente uno, su un bus da Salt Lake City a Las Vegas.
Las Vegas infine racchiude perfettamente il concetto americano che non mi aspettavo. La valvola di sfogo di un paese bigotta e ipocrita nel mezzo di un deserto.
Gli Stati Uniti sono un paese che si erige a simbolo di libertà e democrazia, ma non è così.
La zona che più mi ha affascinato di questo territorio è stata la parte ovest, tra Texas, New Mexico, Utah, Colorado, Nevada e California. Il paesaggio qui è vario e spettacolare, la natura ha un impatto fortissimo, dirompente.
Scopro tuttavia che, a parte il Colorado, tutti questi territori erano Messico.
E ora la guerra di frontiera con questa popolazione è durissima per evitare l'immigrazione clandestina.
Nel frattempo la gente del posto mangia burritos e nachos nei ristoranti messicani brindando a Corona e lime.
Credo sostanzialmente che non se ne accorgano, che non si pongano alcuna domanda accettando la situazione per quella che è.
Eppure l'America è stata nel tempo territorio di grandi conquiste umane intese come diritti.
Ma è la stessa società in cui vige ancora la pena di morte e procurarsi armi da fuoco è un gioco da ragazzi.
Questa zona del mondo vive di contraddizioni latenti che purtroppo in due mesi non sono riuscito a sviscerare a sufficienza. Il territorio è vastissimo e sono solo riuscito a percepire a malapena la differenza tra una persona del Tenesse e una dell'Ohio.
Le contraddizioni americane non mi hanno fatto innamorare come quelle dell'Asia, più evidenti e tuttavia meno radicate.
Infine il cibo, a cui presto dedicherò un post a parte.
Qui le contraddizioni sono ancora più marcate. Da un lato desiderio di salute e cibi organici, dall'altro il peggio del cibo spazzatura. Comune denominatore l'avvelenamento derivante dalle mille e più sostanze aggiunte chimicamente. Il pane, per esempio, è zuccherato e ricco di proteine.
Da una parte intere famiglie obese e dall'altra gli invasati del fitness a livelli estremi.
Non entro nel merito del discorso sanitario, tuttavia è anch'esso una contraddizione pazzesca dato il livello di ricchezza della nazione.
L'America per me, un paese meraviglioso, il cui mito è stato tuttavia sfatato.