Super sushi

Come vi ho raccontato nel precedente articolo (che puoi leggere qui) la cucina giapponese è una delle più gustose, colorate, profumate e varie del mondo. Mi sono addirittura spinto oltre, affermando che, a mio personalissimo parere, è la migliore cucina al mondo al di fuori dell’Italia.

Ma come si è comportato il diabete durante il mese che ho trascorso nella terra del Sol Levante? In questo specifico caso posso affermare tranquillamente che è il miglior cibo al mondo che abbia mai potuto provare in compagnia del mio scomodo amico, meglio anche della tanto decantata dieta meditterranea.

 

Infatti nella mia vita ho attraversato 76 nazioni differenti e mai mi ero trovato tanto a mio agio con una cucina esotica come quella giapponese rispetto al diabete.

In quattro settimane mi sono cibato solo ed esclusivamente di piatti locali, dal famosissimo sushi, fino ai diversi ramen, passando dagli okonomyaki, fino al tempura e allo shabu shabu.

La dieta giapponese non prevede pane, bensì tanto, tantissimo riso praticamente onnipresente. Assenza quasi totale di farinacei da grano e non solo, anche assenza di olio di oliva. Due elementi cardine della tanto amata dieta mediterranea ma che invece, a conti fatti, incidono non poco sulle curve glicemiche di un soggetto diabetico.

Si perché una dieta a base di riso, ingredienti freschi e di qualità mi ha permesso di affrontare la glicemia in maniera eccellente.

Aggiungeteci che camminavo circa 18/20 chilometri al giorno e chiudiamo il cerchio!

Gestire il diabete in Giappone

Quando sono arrivato in Giappone ho abbandonato i miei propositi vegetariani in primis perché non è assolutamente un paese veg friendly e poi perché volevo concedermi una vera e propria esperienza a 360 gradi di questa famosa cucina.

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Iniziavo la giornata con un bel onighiri al tonno e maionese che altro non è che un triangolo di riso grande come il palmo di una mano ricoperto di alga croccante e ripieno di pesce. Da anni ormai ho un picco glicemico al rialzo nel mattino che si traduce sempre con un abbassamento della stessa glicemia qualche ora prima del pranzo. Quanto vorrei ora in Italia far colazione così! Sì perché in Giappone al mattino la mia curva glicemica era praticamente piatta senza picchi verso l’alto, ma soprattutto senza picchi in basso verso le 12.

A pranzo e cena cercavo il più delle volte i menu completi che, tra l’altro, oltre ad essere estremamente gustosi sono anche particolarmente economici. Quando evitavo i fritti anche in questo caso la glicemia risultava perfettamente stabile e sotto controllo.

IMG_5448.jpgNella terra del Sol Levante ci ho trascorso circa un mese e ho perso più o meno 3 chili. Il mio fabbisogno di insulina è sceso del 15% con una riduzione di 2 unità di basale (su una base di 24)  e ben 4 unità di rapida ad ogni pasto (di base 10 unità, in Giappone 6/7 unità per pranzo o cena).

Ora non voglio dire che sarà mia intenzione trasferirmi in Giappone, anzi, non mi piacerebbe vivere in quella terra per una serie di dinamiche di vita quotidiana che non condivido e non fanno per me; tuttavia intendo trascorrerci un periodo almeno ogni anno per poter godere di tutte queste leccornie e perché no, dare un bel colpo di salute al mio diabete!

È molto importante ritrovarsi all'estero e azzeccare una dieta del genere soprattutto perchè all'apparenza non appare tanto amica del diabete con tutto quel riso. Tuttavia credo che la chiave sia stata la leggerezza e gli scarsi condimenti, uniti alla freschezza e l'alta qualità della materia prima.  

 

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