New York city

New York City.
Ci arrivo all'alba, in una giornata uggiosa. Con il bus da Buffalo vengo scaricato sull'ottava strada, incrocio con la 44. È talmente presto che decido di camminare fino al mio alloggio, in Battery place, di fronte alla statua della libertà. Sono circa sette chilometri, ma lo zaino non mi pesa, ho troppa voglia di scoprire questa città. Questa città che tutti decantano, questa città scenografia di film memorabili, nota di cuore di canzoni leggendarie.
Inizio a camminare, mi guardo in giro, sono vicino a Times square. Le vie sono sporchissime, la gente urla e guarda di traverso. L'accento sembra provenire direttamente dai videoclip musicali. Brutte facce a dir la verità. Sembrano incarogniti e la maggior parte di questi sono vagabondi. Per necessità e non per scelta come me. Mi sento per la prima volta a disagio.


Mi guardo in giro, non credo ai miei occhi. New York è orrenda, come può la gente definirla una città meravigliosa?
Sono frastornato e deluso.
Cammino per due ore, lo zaino incomincia a pesare.
Arrivo a casa di un carissimo amico, ci conosciamo da oltre vent'anni. Mi accoglie nel suo appartamento di Manhattan, con un abbraccio fraterno e un'abbondante colazione.
Non mi esprimo ancora sulla città, poiché mi sento in qualche modo scioccato.
Il tempo di una doccia e decido di offrire alla grande mela la meritata seconda possibilità.
Il cielo si è schiarito, ora è terso.
Orientarsi è semplicissimo e mi ostino a non utilizzare mezzi di trasporto, volendo lasciarmi coinvolgere a 360 gradi.
Mi butto nelle strade, un reticolato i cui grattacieli ne delimitano il labirinto. Il cielo di intravede soltanto, ma la luce riflessa nei grattacieli è accecante. Le strade ora sono pulite, nessuna traccia del lercio trovato solo poche ore prima.
La gente, le facce, son diverse. Ora mi sembra di essere dentro a un film.
Per strada, nei bar, nei negozi sembra che ognuno abbia fatto la comparsa nei film della mia vita.
L'architettura è rigida e pesante, ma il quadro d'insieme è assolutamente armonioso e leggero.
Passo vicino al memorial 9/11 ovvero il luogo dove un tempo sorgevano le torri gemelle. Non c'è spazio per pacchianate americane, ora vi è uno spazio sobrio volto più alla riflessione che a mostrare i muscoli. Le immagini di quel giorno scorrono nella mia testa mentre attraverso la piazza adornata con quasi tremila querce bianche. Una per ogni caduto, e un albero di pere, incredibilmente sfuggito a quell'inferno e oggi rappresentazione della speranza. Ai lati ora sorgono nuovi grattacieli tra cui la Freedom Tower, il più alto edificio newyorkese.

Ho tuttavia bisogno di natura, così entro a Central Park. I grattacieli ora sono solo sfondo a piante rigogliose. I rumori, le grida sono lontane.
A quest'ora la città è viva e il cielo finalmente è terso. Da lontano vedo l'Empire State Building, un mito per la mia generazione. Ne resto affascinato. Decido poi di entrare in uno dei musei più famosi, il Moma.
Arte, evoluzione, dinamica, poesia, bellezza, eleganza, sfrontatezza coesistono tra le mura di questo museo. Un'esperienza intensa, vissuta stimolando tutti e cinque i sensi.
New York mi ha completamente destabilizzato. Mi è parsa orrenda nelle prime ore e dopo un solo giorno ne sono già follemente innamorato.
Decido di fermarmi una settimana e così mi ritrovo a passeggiare per Brooklyn, Harlem, East Village, Soho, Tribeca.
Ogni giorno, ogni momento è stupore, è energia è positive vibrazioni.
L'arte si respira ed è fruibile, la libertà appare nella sua più pura contraddizione in una città occidentale che ne ha fatto il valore supremo.
E poi la sera, con club agli ultimi piani dei grattacieli, oppure dietro ad una saracinesca dove si celano veri e propri gironi danteschi tra vizi e sporche verità.
Qualcuno raccontò in un libro New York come la città dalle mille luci.
New York mi è apparsa come un piccolo mondo. Intendo proprio come il globo in miniatura con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. È stimolante, le persone stesse lo sono.
E poi l'arte, i musei della città sono esperienze con opere famosissime di una bellezza unica al mondo.
E poi ritrovarsi in uno spettacolo di stand up comedy, a Broadway, o ad un musical oppure la domenica poter assistere ad un vero gospel. E poi le riqualificazioni ambientali come la High line, una vecchia sopraelevata trasformata in parco che permette di passeggiare a mezz'aria tra i grattacieli. E poi, e poi...
E poi è New York.