Jericoacoara - Brasile

Il mio viaggio sta prendendo una piega differente.
Me ne rendo conto ogni giorno che passa.
Ho bisogno di fermarmi, stare più a lungo nei luoghi che visito. Ho bisogno di andare in profondità e non mi accontento di una visione superficiale.

 

Ma purtroppo, a volte, devo fare i conti con altro. Con i visti, che qui in Brasile è di soli tre mesi, e con la mia regola del senza aerei che mi ha costretto a prenotare un passaggio barca che dovrò, inderogabilmente, rispettare. È un peccato, perchè il Brasile è uno stato vastissimo e solo ora inizio a comprenderne le sfaccettature.
Avevo una decina di giorni di “bonus” sulla tabella di marcia. Me li sono giocati tutti a Jericoacoara.
Un antico villaggio di pescatori trasformato ora in posade e boutique hotel gestiti perlopiù da italiani e francesi.
Lo stile è inconfondibile, e raffinatissimo per certi versi.
Ma c’è stato molto di più.
Ho conosciuto una nuova cultura, a me sconosciuta, ma che da sempre mi ha affascinato.
Quella del vento.
Quella del Kite, quella del windsurf, quella del surf.
Il mare e il vento come un unica cosa.
Elementi naturali che si fondono e si uniscono generando un’unica forza motrice, per il fisico e per l’anima.

Qui il vento tira fortissimo, tutti i giorni oltre i trenta nodi. La sabbia, trascinata via, ti pizzica la faccia e ti taglia le gambe. Ma la stessa sabbia, genera dune morbide da cui osservare, ogni giorno, uno dei tramonti più belli visti in vita mia.
È la magia della nature, forte e imponente.
È la forza della natura che, se si chiede il permesso, permette agli sportivi del luogo di disegnare traiettorie ai limiti dell’immaginazione umana.

Io mi siedo lì, in parte.

Osservo.

Provo ad imparare una di queste discipline.

Vivo il vento e il mare.

Sento profumo di libertà.