Litoral Paulista -Brasile

Il periodo passato a São Paulo è trascorso molto velocemente: quasi tre settimane tra lavoro in ostello e il corso di portoghese che mi hanno tenuto impegnato mente e corpo. 

São Paulo è una città molto viva che offre tantissime opportunità, tuttavia ormai le città, specialmente le metropoli, fatico a sopportarle troppo a lungo. È più forte di me ormai, dopo oltre due anni in giro per il mondo trovo la mia armonia interiore solo nella natura o sulla strada, vagabondando da una meta all'altra.

São Paulo è una città dove vivono parecchi italiani e tra questi anche un caro amico proveniente dalla mia stessa città italiana.
Mi offre di seguirlo, insieme ad un altro amico piacentino giunto in Brasile per trascorrere le vacanze, per qualche giorno sulla riviera paulista, ovvero quella parte di costa che porta fino a Rio De Janeiro.
Rio sarà il mio capitolo finale qui in Brasile per cui accetto di buona lena, ma mi sarei fermato un po' più a sud della capitale, per poi iniziare il mio viaggio verso il cuore del Brasile, verso la foresta amazzonica.
Sono molto felice di questa opportunità, anche perché lui conosce molto bene la zona e, inoltre, sulla carta, sarebbe stata una zona che avrei saltato secondo i miei piani.
Ma a me i piani piace stravolgerli e così un sabato notte partiamo.
Il viaggio di qualche ora scorre tranquillo, tra chiacchiere e risate di amici che non si vedono da tantissimo tempo. Quasi senza accorgermene arriviamo alla prima destinazione, Ubatuba. È notte fonda e sembra un luogo come un altro.
Il mattino successivo ci svegliamo presto, il sole splende e riscalda gli animi; inizia così l'avventura tra le spiagge brasiliane del litoral norte.
È domenica, quindi è tutto piuttosto affollato, ma questo non scalfisce minimamente la bellezza del luogo.
Il mare è blu intenso, le onde belle alte, pronte per essere surfate, la sabbia è color oro e alle spalle una fitta vegetazione color smeraldo che ricorda molto la giungla nelle isole thailandesi.
Lo spettacolo è unico.
Mi precipito in acqua, è troppo tempo che non nuoto nel mare.
La sensazione quando sento l'acqua sulla mia pelle è come quella dei primi bagni di maggio, quando il mediterraneo è ancora freddo e il sole si staglia nel cielo limpido al punto da non riuscire a fissarlo.
Trascorriamo la giornata così, oziando e palleggiandoci tra una spiaggia e l'altra fino al tramonto.
Il primo giorno scorre piacevolmente, ma il meglio ci aspetta la mattina successiva. La destinazione finale è Paraty, un suggestivo antico porto coloniale.
Con l'auto iniziamo questo road trip è già lo spettacolo dalla strada merita il viaggio. L'asfalto corre tra i boschi e tra una curva e l'altra, d'improvviso si aprono vedute su baie paradisiache. Ogni spiaggia meriterebbe una sosta, ma prima di ributtarci in mare ci fermiamo a visitare una cascata.
Oggi è lunedì e lo spettacolo è praticamente privato. Camminiamo nel bosco, udendo il rumore dell'acqua, ma la cascata si nasconde fino alla radura a valle dove possiamo godere di questo angolo di natura a poche decine di metri dalla carreggiata. Un salto d'acqua di una decina di metri, il cielo terso e azzurro, le piscine naturali dove immergersi e tonificare il proprio corpo vista la temperatura.
Ecco, dopo São Paulo era di questo che avevo bisogno. Ripiombare nella natura, lasciarmi abbandonato ad essa, non sentire i rumori della civiltà.
Ma è proprio in quel momento che realizzo di dover ancora scoprire tanto del Brasile, soprattutto della sua cultura e della sua gente. È vero, ora parlo un po' di portoghese, mangio cibo locale tra farofa e feijolada, ho provato la caipirinha, ma quello che mi manca è il vero contatto con la vera gente brasiliana, quella delle piccole realtà, non le metropoli.
Ed è proprio quando sento questo che arriviamo a pranzare in un piccolo villaggio di pescatori, il nostro road trip quasi bruscamente si interrompe e inizia un nuovo viaggio nel viaggio. Più lento, più a contatto con le persone. Ed è solo l'inizio perché successivamente visitiamo il paese di Trindade, dove inizio a trovare il Brasile che mi aspettavo, il Brasile immaginato da sempre nella mia testa. Le persone con i tratti somatici meno europei e più indigeni, la pelle più scura, il sorriso contagioso, l'allegria nel tono della voce che sembra quasi una canzone.
Giriamo per il paese e assistiamo al l'abbattimento di un albero enorme in strada. E quando cade è quasi una festa, operazione fatta senza alcuna sicurezza, ma non è questo che importa. No, è il paese che si ferma, chi per dare una mano, chi per incitare, chi anche solamente per assistere ad un diversivo.
Il sole tramonta presto, d'altronde qui è ancora inverno anche se il clima non lo dimostra. Ci ritroviamo così a Paraty, l'ultima destinazione di questo piccolo viaggio prima di salutarci e ognuno prendere le sue strade.
Paraty è una città coloniale, le case sono tutte bianche con le porte e le finestre colorate. La strada è lastricata in pietre e la piazza mi ricorda molto la ciutad Blanca di Popayan, in Colombia. Solo che qui, la musica che scalda l'anima non è la salsa, qui è samba e in mezzo alla piazza alcuni artisti improvvisano un concerto. Alcune centinaia di persone sono lì ad assistere, ballando e battendo le mani a ritmo. Non conosco i passi e mi sento inizialmente molto impacciato, ma mi lascio contagiare dal ritmo e mi butto anch'io a ballare. La musica è coinvolgente, le percussioni entrano nel corpo, la voce dei cantanti è calda e accomodante. Sì, era proprio questo il Brasile che cercavo!
Ritmi, musica, allegria, sorrisi, persone...
Che poi questo è tutto il Sudamerica in fondo, la sottile linea che unisce questi popoli, questa gente, è proprio lo spirito. Spirito che danza su ritmiche diverse, ma sempre con il sorriso in faccia.
Quello che mi aspetta è tanto di questo in Brasile, ne sono certo. Un territorio sconfinato che chissà quante altro potrà offrirmi.
Questo antipasto, peró, non è stato niente male.