Chicago

https://www.youtube.com/watch?v=PFHY0nf3hfQ


È un piovoso pomeriggio newyorkese quello in cui incomincio a ragionare sui miei futuri spostamenti. L'idea è di quelle audaci, riuscire ad attraversare l'America riuscendo a spendere pochissimo.
Nella mia testa sono convinto che con una buona organizzazione, tra car pooling e couch surfing sia davvero possibile.
Purtroppo tuttavia il car pooling non è percorribile, non è assolutamente sviluppato e le opzioni di relocation come in Australia non sono permesse ai cittadini non statunitensi.


Purtroppo gli Stati Uniti non sono una meta da viaggiatori zaino in spalla, a causa dei prezzi proibitivi e così devo inventarmi qualcosa. Potrei attraversarla in bus, ma i primi preventivi mi fanno venire la pelle d'oca. I treni sono pochi e molto costosi, non ho vie d'uscita.
Ad un certo punto mi viene in mente un idea, provando a cercare di noleggiare un auto da posti poco turistici e meno battuti. Un paio d'ore su internet ed ecco la soluzione: da Cleveland a Salt Lake City in quattordici giorni a bordo di un auto per 25 dollari al giorno.
Non male poiché la benzina costa pochissimo e l'auto si rivelerà un ottimo posto dove dormire qualora non fossi riuscito a trovare soluzioni in couch surfing. Sono fuori budget, ma risparmio ampiamente rispetto a tutte le altre ipotesi.
E poi l'America è da sempre un viaggio on the road, quindi prendo al volo l'offerta e inizio a ragionare sull'itinerario.
Le distanze sono vastissime, ma devo in qualche modo ammortizzare i costi oltre a voler godere al massimo di tutto ciò che l'America può offrirmi.
Credo che gli Stati Uniti siano un posto incredibile per la propria natura e poi per la musica. In Asia ciò che più mi era mancato è stata proprio la musica e qui finalmente potevo visitare posti dove erano nati generi e culture determinanti nella mia crescita personale.
La prima parte del mio viaggio si sarebbe concentrata proprio sulla musica con alcune tappe fondamentali: decido così di partire da Cleveland, dove ha sede la Rock and Roll Hall of Fame verso poi Chicago e l'Illinois, culla del Blues.
Cleveland è la classica città americana che ha conosciuto un grandissimo sviluppo grazie all'industria dell'acciaio e alla vicina Detroit, sede del distretto industriale dell'automobile. La grande crisi che ha colpito Detroit ha avuto pesanti conseguenze pertanto anche su Cleveland dimezzandone la popolazione negli ultimi anni.
Non che mi aspettassi dalla città, ma ci capito durante le finali NBA dove la squadra locale capitanata da Le Bron James sta lottando per il titolo. I biglietti hanno costi proibitivi così mi accontento di vedere gara 3 da un pub in compagnia di una birra.
Lo sport in America è più un occasione di incontro e di sbronza collettiva che altro e quindi mi godo la partita, ma non ne conservo un gran ricordo.
La grande delusione arriva tuttavia proprio dal museo dedicato al Rock'n'roll dove trovano spazio solo qualche chitarra e alcuni indumenti ormai icona degli artisti passati.
Per entrare a far parte di questo museo occorre che siano trascorsi 25 anni dall'uscita del primo album e che negli anni sia stata chiara l'influenza e l'importanza dell'artista in questione.
Non si capisce quindi come possano farne parte Lady Gaga o Katy Perry o come artisti del calibro di Johnny Cash abbia solo una piccola citazione in una vetrina. Il museo si concentra sui Beatles, sui Rolling Stones e su Elvis.
Nulla da dire, ma mi sarei aspettato di più su altri nomi assolutamente importanti.
L'impressione è che fosse più un museo/parco divertimenti per turisti che altro.
Mi muovo quindi verso Chicago dove ad attendermi il festival del blues. Il tempo è inclemente e temo una grande delusione.
Invece Chicago si rivela innanzitutto una meravigliosa città, connubio perfetto tra la cultura respirata a Boston e l'architettura di New York. Sulle rive del lago Michigan la città si sviluppa morbida per poi ergere grattacieli bellissimi nel centro finanziario. Le opere d'arte nella città non si contano e la maggior parte di esse nel bellissimo Millenium park.
E proprio in fianco al parco ha sede il trentaduesimo festival blues che fin da subito mi regala emozioni. Tantissimi i gruppi che sprigionano note su vibrazioni positive. Persone che ballano per la strada accompagnate da quel sound coinvolgente. Per un attimo mi sembra di essere nel film dei Blues Brothers dove chiudendo gli occhi potrei riaprirli e trovare persone iniziare balli coordinati. Il blues è diverso da tutti gli altri generi, mi prende, mi stravolge e mi coinvolge. Gli strumenti a fiato la fanno da padrona e riesco, con la mia intraprendenza, a ritrovarmi sotto ogni palco a poter godere in prima fila di queste energie positive.
È oltre un anno che non mi sento così coinvolto con il corpo e la mente all'unisono in una sensazione di benessere e leggerezza assoluta.

Questa è Chicago, questo è il Blues, questa è la musica, questa è l'America.
Quella che stavo cercando.